Howard e il destino del mondo detiene, a oggi, il record come film che ha vinto il maggior numero di premi ai Razzie Award. Nel 1987 vince 4 delle 7 categorie in cui è nominato – peggior film, sceneggiatura, attore emergente ed effetti speciali senza aggiudicarsi però quelle di peggior regia, canzone originale e attore non protagonista a Tim Robbins – oltre a fregiarsi del titolo di “peggior film del decennio” durante la cerimonia del 1990.
E allora, vi chiederete, perché continua ad essere un cult? Ribaltiamo la domanda. Se amate il cinema, sapete che ogni primo amore non si scorda mai. Anche se non è stato memorabile o epico o all’altezza delle aspettative… è comunque stato il primo, quello che in qualche modo ha innescato la scintilla della passione. Ebbene, per molti di noi quella scintilla è stata Howard e il destino del mondo.
In principio era Howard e il destino del mondo
Sì perché è stato proprio questo il primo fumetto Marvel a essere adattato appositamente per il grande schermo. Il suo flop ha probabilmente contribuito al fatto che avremmo dovuto aspettare 20 anni per avere una trasposizione cinematografica decorosa di un altro personaggio (sconosciuto) della Casa delle Idee: Blade di Stephen Norrington nel 1998.
La controparte cartacea di Howard nasce nel 1973 dalla testa di Steve Garber e proponeva una versione adulta di Paperino, schiavo dei vizi e intriso di feroce sarcasmo. Un cinico papero alieno che piomba sulla Terra (ma che non ha alcun potere particolare, anzi) diventa così un pretesto per rivisitare e dissacrare tutti i cliché del fumetto supereroistico facendo sfociare la stessa Marvel nell’autoparodia.
Nella sua trasposizione sul grande schermo questa verve "politically incorrect" viene molto annacquata in favore di una messa in scena più blanda e canonica per gli standard dell'epoca. Rivedendo il film oggi, però, in un’era in cui tutti sono sensibili e possono indignarsi facilmente facendo sentire la propria voce attraverso internet, questa prospettiva si ribalta completamente e Howard e il destino del mondo appare come un prodotto che nel 2018 non vedrebbe MAI la luce.
In 30 anni di storia del cinema molte cose sono cambiate – non ultimo il fatto che la Marvel sia stata cannibalizzata dalla Disney e pertanto un ipotetico crossover tra Howard e Paperino sarebbe fattibile – soprattutto nell’ambito mainstream dove tutto è edulcorato, smussato, reso il più innocuo possibile per non offendere nessuno.
La Marvel di Walt Disney
Viviamo in un’epoca dove nei film (mi riferisco in particolar modo a quelli Marvel/Disney) nessuno si accende mai un sigaro o una sigaretta (e se ciò accade, molto raramente, è il cattivo a farlo), dove non ci sono mai battutacce benevole su etnie diverse e dove persino i baci passionali sono centellinati.
Tutte le “donne fragili”, o comunque in qualche modo dipendenti o subordinate alle figure maschili, sono state tolte di mezzo (Pepper Potts e Jane Foster) e l'ultimo bacio con la lingua si è visto in Avengers: Age of Ultron (film per cui Joss Whedon è stato tacciato di misoginia. Lui, che per anni ha perpetrato l’ideale della donna forte e indipendente, da Buffy a DollHouse!) tra Banner e la Romanoff.
Nella Fase 3 (ben 6 pellicole) è stato omesso qualsiasi rapporto sentimentale che si spinga più in là dell’amicizia, compreso Spiderman: Homecoming che ha per protagonista un adolescente: e sì sa che tutti gli adolescenti hanno l’ormone impazzito. Tutti tranne Peter Parker evidentemente.
E mentre i fisici pompati degli eroi godono di almeno un’inquadratura a film, le sole scene vagamente sexy al femminile si contano sulle dita di una mano. Gwyneth Paltrow in reggiseno nel finale di Iron Man 3, la schiena nuda (e verde) di Zoe Saldana, qualche inquadratura stringente (ma non troppo) sul fondoschiena di Scarlett Johansson. Ellen Ripley salvò il mondo in mutandine e canotta e nessuno si è mai sognato di pensare che fosse una donna fragile!
Nella scena d’apertura di Iron Man, Tony Stark beve scotch e ascolta gli AC/DC; in Iron Man 3 passa a Jingle Bells, ha dismesso la sua proverbiale aurea da playboy e non beve più (nonostante i nervi a pezzi) scongiurando così la storyline del Il demone nella bottiglia a lungo auspicata dai fan anche alla luce dell’accenno dei suoi problemi di alcolismo visti in Iron Man 2 (e del tutto ignorati da The Avengers in poi). Persino Nick Fury ha spento il suo proverbiale sigaro!
Il coraggio degli anni ’80 e la censura sbagliata
Nel 1986 un film etichettato "per tutti" come Howard e il destino del mondo proponeva nell’ordine: un protagonista che fuma un sigaro già nella locandina, il topless di un’anatra antropomorfa nei primi 5 minuti di film, un preservativo nel portafogli del protagonista, una sauna per scambisti, Lea Thompson in slip e canotta di raso, una scena al limite della zoofilia. Al netto delle ingenuità di trama e della discutibile resa di alcune scene sul grande schermo, rivisto oggi Howard ha più coraggio e irriverenza di tutti e 19 film della Marvel messi insieme!
La cosa assurda è ciò che la TV italiana scegliere di censurare all’epoca. Dopo aver visto per anni il film su una VHS, rigorosamente registrata da Italia1, immaginate la sorpresa quando, acquistando la versione in DVD del film (era il 2012), ho scoperto che c’erano scene che non avevo mai visto! Una su tutte è quella in cui Beverly e il dottor Jenning, posseduto dall’Occulto Supersovrano, sono a bordo di un camion e lui, alla disperata dicerca di “energia”, spalanca la bocca e srotola un tentacolo uncinato per assorbire elettricità dal posacenere. Questo era ciò che si temeva potesse urtare la sensibilità dei bambini.
In tempi recenti il personaggio di Howard è comparso nei due film di Guardiani della galassia (per l’occasione doppiato da Seth Green), un cameo che ha infiammato gli animi dei fan e alimentato le speculazioni su un futuro nuovo film del papero. Ma anche queste apparizioni di pochi secondi sono state rese innocue: Howard sta sì bevendo qualcosa (probabilmente un cocktail analcolico), ma il suo proverbiale sigaro è ovviamente sparito!