Susie Salmon ha quattordici anni quando viene uccisa dal vicino di casa. Rilegata in un limbo assiste i suoi cari nel difficile tentativo di ricominciare. Susie Salmon (Saoirse Ronan) è una bambina di quattordici anni, intelligente e solare, che insegue i suoi sogni attraverso gli occhi della speranza. Ha una famiglia felice, un amore che sta per fiorire e una passione, per la fotografia, che l’emoziona. Una invidiabile esistenza che si spegne per mano del vicino di casa, che la rapisce e l’uccide. La sua presenza però non sembra lasciare i suoi cari. Finita in un limbo guarderà la sua famiglia sfaldarsi, i suoi amati soffrire e tutto ciò che le era vicino trasformarsi, per poi ricominciare a crescere intorno alla sua assenza. Tra il paradiso in cui ogni coscienza si perde, così come i ricordi, e la terra in cui le sofferenze sono concrete, e il male distrugge e allontana, c’è un limbo. «Ecco gli amabili resti cresciuti intorno alla mia assenza. Quei legami talvolta tenui, talvolta frutto di grandi sacrifici, ma per lo più magnifici che si formarono dopo la mia scomparsa». Basato sul best seller di Alice Sebold, Amabili resti è un’ ottima prova di cinema, originale nella realizzazione e nella narrazione, il cui unico difetto è quello, forse, di compiacersi troppo. Il nostro Marco D'amato ha scritto la sua opinione circa la nuova fatica dell'immenso Jackson ed ha inoltre partecipato alla conferenza stampa organizzata a novembre delle scorso anno; in questo speciale tracceremo una linea di critica parallela alla sua, con tutta l'intenzione di offrife uno spaccato diverso ma al contempo riflessivo, senza lungaggini pretenziose. Rispetto al romanzo, Peter Jackson mette in scena una visione personale, costruita intorno a Susie: morta ma non svanita. Le vaste campagne colorate e le grigie rovine del mondo ricordano paradiso e inferno di Al di là dei sogni, ma qui la sofferenza è prolungata, agonizzante. Jackson conosce molto bene la macchina cinema e ne abusa insistendo a lungo sulle dinamiche della suspence, in campi e controcampi, sul rimandare sempre e più a lungo gli eventi da mostrare. Il finale non è il solito, e al cattivo accade quello che lo spettatore vorrebbe, non quello che si aspetterebbe.Una resa cinematografica perfetta come una filastrocca recitata a memoria; soggettive vaganti e impossibili, primi piani e chroma key, Amabili resti è un manuale del cinema e una storia ben raccontata. Siamo davanti a un regista consapevole ma a cui piace troppo giocare e così tra un colpo di scena, una brillante sequenza divertente a metà pellicola (sorvoliamo sullo spoiler) e per ripristinare un nuovo equilibrio Jackson impiega molto tempo e la magia inizia a diventare una leggera tortura. icuramente non pecca mai di banalità - scena del bacio a parte - e gli spettatori sono guidati alla perfezione in emozioni contrastanti, vivono lo stesso limbo di Susie: la odia e la amano con la stessa intensità . Ottima la prova di Saoirse Ronan, da attrice d’esperienza; perfetto Stanley Tucci nel rendere il profilo misterioso e instabile del suo personaggio. Peter Jackson ci stupisce ancora una volta: realizza una storia che evolve e riflette su se stessa, un inconsueto punto di vista che guarda al passato attraverso gli occhi del futuro, mentre il presente scorre inesorabile, come in un’immagine cristallo. Il limbo creato è un’ al di là che è presente nell’al di qua, vive nelle piccole cose, nelle sensazioni, sfiora l’esistenza terrena come l’aria che ci circonda. Un modellino in una bottiglia.