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Ultracorpo, la recensione del corto di Michele Pastrello

04/10/2016 12:50

Vito Sugameli

Corti,

Il nuovo cortometraggio horror scritto e diretto da Michele Pastrello

span style="font-weight: bold;"Regia:/span Michele Pastrello br /span style="font-weight: bold;"Assistente regia: /spanGiovanna Orticabr /span style="font-weight: bold;"Sceneggiatura:/span Michele Pastrello br /span style="font-weight: bold;"Montaggio:/span Michele Pastrellobr /span style="font-weight: bold;"Cast:/span Diego Pagotto, Felice C. Ferrara, Elisa Straforini, Dimitri Da Dalt, Guido Laurjni. br /span style="font-weight: bold;"Suono:/span Daniele Seriobr /span style="font-weight: bold;"Computer grafica:/span Alberto Vazzolabr /span style="font-weight: bold;"Fotografia:/span Marco Sgarzibr /span style="font-weight: bold;"Assistente fotografia:/span Fabio Martignanobr /span style="font-weight: bold;"Make up:/span Nadia Dal Salabr /span style="font-weight: bold;"Durata: /span29 minutibr /span style="font-weight: bold;"Nazione:/span Italia, 2010br /span style="font-weight: bold;"Produzione:/span Michele Pastrellobr /span style="font-weight: bold;"Sito ufficiale:/span a href="http://www.michelepastrello.it/"www.michelepastrello.it/abr /br /br /


div style="text-align: justify;"Ancora istigato dal desiderio di educare sfruttando un linguaggio cinematografico (legato com'è ai problemi sociali) span style="font-weight: bold;"Michele Pastrello/span dirige span style="font-style: italic;"Ultracorpo/span, cortometraggio tecnicamente notevole (bella fotografia, ottimi innesti di CGI, musiche adeguate) per manifestare il suo dissenso nei confronti di un tema tanto importante come l'omofobia. br /br /Umberto (Diego Pagotto) è un uomo insoddisfatto: parla poco, ascolta meno e perde il suo tempo guardando film porno o richiedendo "il solito servizio" ad una prostituta fidelizzata; in quanto manovale, ragiona poco e preferisce che siano gli altri a trovare lavoro per lui. Per guadagnarsi da vivere si dedica a piccoli lavori su commissione; uno in particolare richiederà la sua presenza nell'appartamento di un omosessuale benestante (Felice C. Ferrara) per un problema al lavandino. Un lavoro comune, se non fosse che, per un'omofobico, rinchiudersi nella tana del lupo equivale a piegarsi (nell'accezione figurativa). Iniziano le paranoie, alimentate dal pregiudizio, che lo porteranno ad una svolta definitiva: loro non lo sanno ma due vite stanno per cambiare.br /br /


/div


p style="text-align: justify;"Plauso particolare ai due interpreti principali: span style="font-weight: bold;"Diego Pagotto/span (visto in span style="font-style: italic;"Fuga dal call center/span e span style="font-style: italic;"L'uomo che verrà/span) espan style="font-weight: bold;" Felice C. Ferrara/span, quest'ultimo evanescente e misterioso, si annida nei sogni di Umberto in una sequenza da brivido in cui rimangono evidenti reminiscenze fantastiche. Il titolo si rifà alla definizione dell'individuo "diverso" eppure "simile" sdoganato daspan style="font-weight: bold;" Don Siegel/span nel film cultspan style="font-style: italic;" L'invasione degli ultracorpi /span(1956), omaggiato da Pastrello in una breve sequenza: per chi non lo conoscesse, quando Umberto guarda in televisione un film in bianco e nero (in quella scena span style="font-weight: bold;"Kevin McCarthy /spanscova il primo bocciolo della contaminazione). Questo è l'orrore derivativo, scaturito dalla violenza disciplinare dell'omofobico, che sfugge al giudizio sociale reprimendo le sue reali attitudini sessuali. Al centro della narrazione vi è la privazione, l'esasperazione dell'span style="font-style: italic;"essere /spanunita alla paura del span style="font-style: italic;"divenire./span Umberto nutre una forte repulsione nei confronti degli omosessuali a tal punto che perde il controllo psicologico di sé; quando i ricordi e le pulsioni si fanno vive in quell'istante, decide che ad agire non deve essere l'intelletto, il pensiero laterale, bensì l'istinto efferato e vigliacco. Perché così è stato educato./p


p span style="font-weight: bold;"br //spaniframe width="512" height="328" frameborder="0" allowfullscreen="" title="YouTube video player" src="http://www.youtube.com/embed/gEM7-U574gg"/iframe /p


pCon span style="font-style: italic;"Ultracorpo/span span style="font-weight: bold;"Michele Pastrello /spancompie il salto di qualità: dismessi i panni dell'indagatore formale, attaccato all'accurata sequenzialità delle immagini, alle inquadrature sofisticate - ma dove, nonostate le premesse (come inspan style="font-style: italic;" 32/span), filtrava più la forma che la sostanza - qui inquadra adeguatamente la dimensione da psicopatologia del fenomeno con una lucidità da autore navigato. La scrittura essenziale, ispirata a fatti di cronaca, c'entra l'obiettivo e diventa espressione di un malessere sociale che vira nell'orrore, appunto. Quell'orrore psicologico studiato da Pastrello ed evidenziato nei suoi corti; quell'orrore profondo che non finisce con la violenza carnale: si annida nelle coscienze individuali e continua la sua corsa al dolore soprattutto a ferita rimarginata. Un autore sensibile, a cui si dovrebbe dare più spazio produttivo. La curiosità è tanta circa il suo suo potenziale, finora espresso - per via dei pochi mezzi a disposizione, seppur con lodevoli risultati - solo parzialmente./p


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