Si è tenuta questa mattina presso la Sala 1 del Cinema Barberini della Capitale, la conferenza stampa de span style="font-style: italic;"Il principe del deserto/span, distribuito in Italia da Eagle Pictures. Il regista span style="font-weight: bold;"Jean-Jacques Annaud/span e il protagonista span style="font-weight: bold;"Tahar Rahim/span hanno incontrato i giornalisti per rispondere alle loro domande.br /br /span style="font-weight: bold;"Buongiorno Jean-Jacques, grazie per essere qui. Il suo principe del deserto è un altro viaggio nel passato per raccontare un'altra storia epica, forse la maggiore. Cosa l'ha attirata della storia originale del libro e della successiva sceneggiatura?/spanbr /Be', io penso che il passato sia eterno. Amo viaggiare in luoghi che non si possono raggiungere comnprando un biglietto aereo. Amo le favole che abbiano una distanza rispetto al tempo, nel passato così come nel futuro. E, per riassumere, voglio semplicemente che il cinema mi faccia sognare. p span style="font-weight: bold;"Tahar/span: Io ho amato la storia in generale e la relativa rappresentazione del Medioriente e ho trovato che il personaggio che mi era stato proposto, mi dava enormi possibilità per rappresentarlo perché è un personaggio che dona ampiezza di intervento. Guardando il suo film, viene in mente Laurence d'Arabia sebbene siano prodotti molto diversi. br /br /span style="font-weight: bold;"Jean, quali sono state le tue influenze?/spanbr /Laurence d'Arabia è un film bellissimo che ho evitato di rivedere da vent'anni perchè sapevo che un giorno avrei fatto un film su quella regione. Ho esplorato quei luoghi magnifici ma ho evitato di girare nella Giorfdania. Francamente mi sento più segnato da Pudovkin, Kurosawa e da tutto il cinema giapponese. Ho scoperto il cinema americano e di Leone molto più tardi e quindi mi hanno influenzato meno./p p span style="font-weight: bold;"Tahrim è davvero difficile imparare ad andare a cammello?/spanbr /Non è facile cavalcare un cavallo, figuriamoci un cammelllo! (ride) Mi sono allenato per oltre un mese e anche quando si crede di saperlo fare, ci si rende conto che un cavallo non è uno scooter ma una bestia. Pensate che un giorno sono caduto davvero perchè il cavallo si è spaventato e ha iniziato a smettere di ascoltarmi. La caduta da cavallo che vedete nel film, insomma, è reale! Jean-Jacques: Devo dire che quella è stata una giornata difficilissima e avevo paura di aver ucciso il mio protagonista. L'esplosione ha spaventato il cavallo e Tahar è caduto. Quando ho sentito gridare, inizialmente ho pensato si trattasse di uno stantman, ma poi mi sono reso conto che era lui. Era livido e tremava e l'abbiamo portato in ospedale. Si è ripreso solo dopo un'ora e mezza./p p span style="font-weight: bold;"Tahar, avete rimandato la lavorazione per questo?/spanbr /No, nessun ritardo. Mi faceva male la gamba e zoppicavo quindi abbiamo pensato di introdurre nel film l'idea che io mi facessi male. In realtà avrei voluto anche riprendere lo stesso cavalllo ma me l'hanno impedito! (ride)/p pspan style="font-weight: bold;"Jean cosa pensa della situazione politica di oggi nel Medioriente?/spanbr /Il medioriente è da sempre una regione molto divisa e la caduta di un regime non basta per risolvere un dibattito aperto ancora oggi. Le elezioni hanno dato risultati inattesi e l'unificazione delle tribù della Libia rimane un problema. Questo film, dunque, rimane atemporale, una favola sempre valida./p p span style="font-weight: bold;"Tahar com'è il salto dal personaggio de /spanspan style="font-style: italic; font-weight: bold;"Il profeta/spanspan style="font-weight: bold;", duro e contemporaneo, a questo di Auda, epico e leggendario?/spanbr /Dalle sceneggiature si potevano costruire personaggi positivi in entrambi i casi. Mentre Malik, però, rimane sempre un selvaggio intellettuale, Auda è inizialmente bloccato dall'amore per i libri e ma poi, quando lo supera, si scopre soldato, leader e re. Tahar, per il ruolo di attore è necessario indossare una maschera per distanziarsi dal personaggio. C'è qualcosa di te in Auda? La caratteristica dell'attore è proprio quella di recitare la parte di qualcun altro. Credo davvero che recitare è come avere qualcun altro dentro di sè a cui si deve dare la possibilità di parlare./p p span style="font-weight: bold;"Jean, come sceglie le sceneggiature?/spanbr /In realtà ascolto l'istinto. Se la storia mi piace, decido di raccontarla. Nei miei film, comunque, c'è sempre un giovane personaggio che si trasforma in qualcos'altro. Non voglio limitarmi a un genere ma voglio sorprendere e sorprendermi con film diversi ma con un legame comune./p p span style="font-weight: bold;"Jean, il suo film è basato sul difficile equilibrio tra antichità e modernità , con possibilità di cadere nel paradigma banale di occidente-male e oriente-ottusità . La sua sceneggiatura ha fonte letteraria ma ha mai pensato che correva il rischio di sbilanciarsi?/spanbr /Grazie per la domanda. Ho cercato di essere prudente per realizzare una visione onesta della storia. Ogni fase del film è stata realizzata da specialisti delle due società (proprio come feci per Sette anni in Tibet) ma ne Il principe ho sperimentato soprattutto quello che avevo imparato dai miei numerosi viaggi. La mia esperienza personale è stata fondamentale. Sembra che quando si parla di Islam ci sia un'estrema preoccupazione di correttezza politica, proprio come ne Le crociate di Ridley Scott. br /br /span style="font-weight: bold;"Lei, infatti, offre svariati punti di vista. Risponda sinceramente: quanto c'è in Auda del produttore del film che, casualmente, ha collaborato con il nostrano Berlusconi?/spanbr /Il personaggio di Auda è tratto da un libro e infondo è un altro dei miei personaggi che si trasformano. La funzione del produttore è solo quella di comprare i diritti del romanzo che ho co-sceneggiato. Il personaggio di Auda, comunque, è stato completato dalla sensibilità di Tahar che ci ha proposto delle modifiche su cui abbiamo lavorato insieme. Credo che la felicità di andare incontro ad altri punti di vista è palese in tutti i miei film./p p span style="font-weight: bold;"Tahar/span: Devo dire che la collaborazione con Jean si è fatta quotidinamente nella voglia di creare una realtà vivibile. Credo che c'è qualcosa che deve vincere sulla teoria e cioè la libertà di intervenire senza snaturare i personaggi e il mondo che popolano. La cosa più brutta di un film, infatti, è limitarsi a filmare una sceneggiatura./p p span style="font-weight: bold;"Jean/span: E' stato un lavoro di collaborazione molto gradevole perchè sebbene credo che la sceneggiatura sia fondamentale, i personaggi devono crescere in linea con i loro interpreti./p p span style="font-weight: bold;"Ultima domanda. Com'è stato accolto il film nei paesi mediorientali?/spanbr /Devo ammettere che ero preoccupato della reazione del pubblico ma ora che il film è uscito in quelle zone, posso tirare un sospiro di sollievo perchè ha avuto un grande successo. E' chiaro che esisteva un alto rischio visto che chi racconta la storia è un occidentale... (ride). La cosa bella è che gli spettatori ridono spesso quando si rappresentano le controversie dell'Islam perchè sanno che sono contemporanee. Un esempio? La scena del divorzio. Ha avuto davvero un'accoglienza straordinaria./p pCosì tra sorrisi e applausi generali, Jean-Jacques Annaud e Tahar Rahim hanno salutato la stampa invitandola a ricordare al pubblico che il film uscirà in Italia il 23 dicembre 2011 in circa 300 copie./p