Sherlock Holmes è tornato, e bisogna dirlo, più in forma che mai. A cominciare dal suo istrionico interprete bRobert Downey Jr./b che col regista bGuy Ritchie/b e i produttori bLionel Wigram/b e bJoel Silver/b ha fatto la sua apparizione lo scorso 10 dicembre 2011 all'Hotel Hassler di Roma per la conferenza stampa di Sherlock Holmes - Gioco di Ombre. L'altro protagonista, bJude Law/b non era presente poichè impegnato a Londra per le riprese del film Anna Karenina. La nuova avventura di Sherlock arriva in Italia il prossimo 16 dicembre, distribuita in 600 copie e spera di bissare il successo del capitolo precedente, che, nel nostro paese, uscì il giorno di Natale di due anni fa, registrando più di 20 milioni al Box Office, con il più alto incasso europeo.
pI protagonisti della pellicola sono sembrati entusiasti di presentarsi al pubblico romano, esprimendo i loro più grandi complimenti per la nostra incantevole capitale e divertendosi in più battute con i giornalisti. Simpatica quella in cui bRobert Downey Jr./b sottilineava come i reporter italiani la domenica mattina amino dormire - poichè continuavano ad arrivare giornalisti in ritardo nella piccola ma gremita sala dell'hotel - e che forse anche gli americani dovrebbero fare altrettanto, così forse le cose sarebbero migliori. Diverse domande sono state poste dalla stampa italiana ai protagonisti, da cui è emersa una visione comune e divertita sul progetto e un intesa professionale di alto livello. Come ha spiegato il regista bGuy Ritchie/b, tutto il team creativo ha investito il massimo dell'entusiasmo sul progetto: le loro personalità si sono scontrate, hanno litigato e discusso ma alla fine sono arrivati ad essere tutti complici dal punto di vista creativo./p
p bIl successo del vostro Sherlock Holmes è dovuto al fatto che riunisca un po’, in un mix, un serie di personaggi da Batman a James Bond?/bbr / bRobert Downey Jr./b: Il successo credo sia dovuto al fatto che i produttori hanno deciso di mettere insieme Guy come regista e me come interprete, e che abbiamo offerto un’ottica diversa sul personaggio. Le storie di Arthur Conan Doyle, poi, hanno informato un po’ tutti i supereroi moderni: se andiamo a vedere, Moriarty è venuto prima di Dr. No./p
p bGuy Ritchie/b: Conan Doyle ha creato un personaggio “alla Bond” già 130 anni fa, con una storia molto sofisticata: una serie di romanzi che erano accessibili e divertenti, con un eroe d’azione che era anche intellettuale./p
p bJoel Silver/b: È stato Lionel a parlare per primo di una versione di Guy di Sherlock, tirava fuori sesso l’argomento e ne era entusiasta. Volevamo raccontare una storia vittoriana in modo fresco e contemporaneo: se pensate che ciò che ne è venuto fuori sia eccitante come Bond e Batman, sinceramente ne sono contento. Le storie di Sherlock, poi, sono sempre state seriali, a partire dai romanzi originali: fra qualche anno, mi piacerebbe star qui a parlare di Sherlock 23, come adesso si parla di Bond 23!/p
p bGuy Ritchie è un autore di cinema indipendente che si è prestato a un prodotto seriale destinato al grande pubblico. Secondo voi questo fa un po’ la differenza rispetto ad altri prodotti, più stereotipati? /bbr / bJoel Silver/b: Io credo che molti di questi registi, come Guy o altri, siano venuti da fuori del sistema, da produzioni indipendenti, per poi essere adottati dagli studios e affrontare storie mainstream, ma sempre con uno stile originale. Mi piacerebbe produrre altre pellicole del genere, che vengono da registi indipendenti prestati alle grandi produzioni./p
p bGuy Ritchie/b: Ultimamente si sta verificando il fenomeno per cui i film indipendenti stanno “appassendo”, mentre la qualità dei film prodotti dagli studios sta aumentando. Ritengo che questo matrimonio tra cinema indipendente e grande produzione sia un momento unico nella storia del cinema, e mi fa piacere farne parte./p
p bCome avete lavorato affrontando le storie classiche? Le avete rilette e messe da parte per offrirne la vostra visione, oppure avete affrontato dei punti chiave mettendoli in evidenza?/bbr / bRobert Downey Jr./b: Alcuni punti chiave erano fondamentali e abbiamo deciso di metterli in evidenza. In questo film, per esempio, doveva avere maggiore ampiezza il dualismo Sherlock/Moriarty, e ogni volta che eravamo indecisi sulla strada da prendere, tornavamo a guardare le storie originali. In questo, i romanzi di Doyle ci hanno “servito” benissimo: poi, io sono tra quelli che pensano che, quando ci si ispira a una storia scritta da qualcun altro, non si possa mai fare meglio dell’originale./p
p bRitchie, cosa risponderebbe se le chiedessero perché in questi due film non c’è il classico Sherlock Holmes con la lente e la mantellina?/b br / bGuy Ritchie/b: L’estetica non doveva essere per forza quella originale, non volevamo fermarci a una visione stereotipata del personaggio. Volevamo che l’estetica del personaggio fosse altrettanto fresca come nostra visione della storia.
La visione classica con mantellina, lente, ecc. è solo una stereotipizzazione introdotta successivamente da cinema e tv, mentre i travestimenti erano già presenti nelle storie originali: nel nostro film, poi, non erano mai abbastanza, e ce n’è persino uno “disgustoso” nella scena del treno…/p
p bCome mai la scelta di un attore come Stephen Fry per interpretare Mycroft Holmes, fratello del protagonista? Nel film, tra l’altro, c’è una divertente scena in cui il personaggio si spoglia…/b b bbr /Guy Ritchie/b: /bL’idea è stata di Chris Martin (cantante dei Coldplay, ndr), nostro amico comune e anche lui fan di Holmes. Noi abbiamo subito provato a immaginarlo nel ruolo, e una volta visto Robert e io abbiamo pensato fosse fantastico. E’ una persona intellettualmente notevole… almeno finché non si spoglia!/p
pb bDowney Jr., lei ha fatto qualche corso di arti marziali per i combattimenti del film?/b br / bRobert Downey Jr./b: /bNo, io già conoscevo il kung fu cinese, mentre Guy è bravo nel Jujitsu. Volevamo comunque che gli scontri avessero un forte contrappunto emotivo, il film ha una parte fisica molto importante. Nel prossimo film probabilmente introdurremo il Baritsu, una sorta di Jujitsu all’inglese./p
pb bCon questa sterzata del personaggio verso storie alla James Bond, non credete si corra il rischio di ridurre la parte strettamente investigativa?/b bbr /Robert Downey Jr./b: /bPotrebbe succedere, certo, sappiamo che è un pericolo. Comunque stiamo già parlando, per il prossimo film della serie, di impostare una storia con una parte investigativa più presente, non abbiamo ancora affrontato la questione ma è senz’altro una possibilità./p
pb bGià dal primo film c’era una singolare alchimia tra i protagonisti, che qui si perfeziona ed è uno degli elementi più divertenti del film; un’alchimia che sembra esserci anche tra i due attori. Come siete riusciti a crearla, e cosa c’è del regista in questo?/b br / bGuy Ritchie/b: /bUn regista una volta disse che il 90% della regia è costituito dal casting: in questo caso, ci è voluto un po’ per scegliere il partner del protagonista, ma fin dall’inizio eravamo sicuri di Robert, e quando abbiamo visto Jude dopo 30 secondi abbiamo pensato che fosse perfetto. Questa alchimia tra i due ci piace molto perché è l’essenza del film: è come se tu, regista, guidassi la carica e loro andassero da soli verso la tigre./p
pb bRobert Downey Jr./b:/b Se il pubblico non avesse reagito positivamente al casting del primo film, non saremmo stati qui nel sequel; quando si torna ad un personaggio, alcune cose possono perdersi, quindi bisogna ampliare alcuni aspetti e approfondirli. Nel nostro caso, volevamo che il personaggio di Watson raccontasse una storia dolorosa, interessante e misteriosa del suo rapporto con Sherlock./p
pb bNel film stupisce la massiccia presenza di armi, l’uso stesso di questo concetto in un contesto storico di guerra imminente. Avete fatto un lavoro “filologico” su questo aspetto?/b br / bLionel Wigram/b:/b Ovviamente siamo stati ispirati dalla storia: il concetto del film è che Moriarty stesse cercando di far scoppiare il conflitto mondiale venti anni prima del suo effettivo inizio. Abbiamo fatto ampie ricerche sulle armi presenti nel film, sono tutte basate su prototipi reali, anche se magari sono uscite cinque anni dopo gli eventi raccontati nel film: storicamente, però, siamo nel periodo corretto./p
pIl produttore span style="font-weight: bold;"Joel Silver/span ha infine affermato che crede più che mai in questo progetto, a prescindere da ciò che sancirà il box office, perché le storie di Sherlock sono ben costruite e sempre affascinanti, e si auspica che possano esserci ancora molti film sulla serie, magari riprendendo davvero il modello di James Bond. Sicuramente, vista la risposta del pubblico, è quello che si auspicano anche i fans. /p