All’anteprima dell’ultimo film di bAlessandro Capone/b, a href="/recensione-e-io-non-pago.html"E io non pago/a - tenutasi il 30 ottobre presso il Cinema Adriano di Roma - una folla festante di curiosi si è unita ai fotografi armati di Reflex nella lunga attesa del cast che, con quasi un’ora di ritardo, ha fatto il suo ingresso nel multisala trasformando quello che doveva essere un appuntamento cinematografico come tanti altri in una serata di gala.
pIl poco tempo a disposizione dedicato all’incontro con gli attori, previsto prima della visione della pellicola, ha fatto si che un’intera sala adibita al ristoro venisse trascurata per portare a termine veloci interviste. Il primo a prestarsi a qualche domanda è stato bMaurizio Mattioli/b: l’attore romano, amato dal pubblico, ha definito E io non pago una commedia pura molto vicina nello stile a quelle che venivano prodotte negli anni ’60, un’opera fantasiosa che cerca di far ridere su alcune questioni importanti del nostro paese quali l’evasione fiscale e la mancanza di lavoro. Il fine ultimo della commedia, ha asserito l’artista, è proprio quello di far riflettere con leggerezza sulla realtà che ci circonda senza avere la pretesa di lanciare messaggi, ed in questo, il film di Capone è riuscito appieno. Mattioli ha spiegato di aver interpretato con piacere un personaggio diverso dai suoi soliti ruoli da “sòla”, come li ha definiti lui, vestendo stavolta i panni di un integerrimo maresciallo della Guardia di Finanza, ed ha infine espresso molta soddisfazione per il proprio contributo alla pellicola. Di fronte allo stupore per il gran numero di partecipazioni cinematografiche degli ultimi anni - 6 solo nel 2012 - ha ribadito che continuarà a fare questo lavoro con entusiasmo costante, perché è ciò per cui è portato e non potrebbe fare altro. /p
pNon si è sottratto ai nostri microfoni nemmeno bMaurizio Casagrande/b, altra gradita presenza del film. L’attore ha esordito divertendo la stampa con un curioso aneddoto riguardante la lavorazione di E io non pago: durante le riprese della scena dell’irruzione della Finanza in cui era prevista una massiccia presenza di mezzi, dalle automobili ai motoscafi, qualche abitante di Poltu Quatu, località in cui è ambientata la storia, spaventatosi per il gran trambusto, e credendo si trattasse di un vero bliz, se l’è data a gambe di gran carriera lasciando di stucco tutti gli addetti ai lavori. Il comico partenopeo, che ha descritto il suo personaggio come un mite brigadiere dal cuore d’oro, ha confermato la grande professionalità dei suoi colleghi coi quali è stato un piacere lavorare, ed ha annunciato che farà in modo di dedicarsi presto alla sua nuova regia cinematografica, la seconda dopo il recente Una donna per la vita, poiché dietro la macchina da presa ci può essere un altro Maurizio Casagrande, parallelo all’attore cinematografico noto a tutti. /p
pTra tutti i componenti del cast, il più visivamente emozionato era bJerry Calà/b, autore del soggetto, che ha subito dichiarato ironico di avere un buon rapporto con il fisco e di essere una persona molto “fiscale” nella vita. Fiero di aver anticipato di qualche mese lo scandalo di Vallettopoli col suo film Vita Smeralda, ha spiegato di essersi ispirato per la storia alla realtà dei locali notturni della Sardegna che da anni, ormai, lo vedono protagonista con le sue serate. I discotecari che sbagliano, ha detto, fanno dei peccati veniali, questo è vero, ma i guai grossi li fanno quelli che portano all’estero centinaia di milioni alle Bahamas, e questa vuole essere la piccola morale della pellicola. Secondo Calà la commedia non è cambiata negli ultimi trent’anni, è solo cambiato il modo di interpretare l’epoca in cui ci si trova. L’Italia degli anni ’80 era un’Italia molto diversa, il boom economico ispirava film di cui i protagonisti erano giovani che volevano far soldi, ed il mito era bGiovanni Agnelli/b. Ora, ha continuato l’attore, il mito è diventato bMario Monti/b e si sta peggio di prima, ma la gente non ha ancora perso la voglia di ridere, e l’epoca dei cinepanettoni non è morta. Attore, ma anche sceneggiatore e regista, Calà ha dichiarato di amare molto la regia definendola una “grandissima libidine, doppia, coi fiocchi, tripla”, e di voler tornare presto dietro la macchina da presa con uno dei suoi soliti instant movie. /p
pRaggiunto mentre ormai si era in fila per entrare in sala, il regista bAlessandro Capone/b è stato molto cortese ed ha scambiato quattro chiacchiere con noi riguardo la sua ultima fatica cinematografica. Ha subito tenuto a precisare che si tratta di una commedia non socialmente impegnata, di stampo popolare, che ironizza con garbo su una situazione la cui gravità è sotto gli occhi di tutti. Proveniente dal mondo teatrale e da sempre affascinato dalla commedia, ci ha raccontato di essere stato immediatamente intrigato dal soggetto di bJerry Calà/b, e di aver per questo accettato di dirigerlo senza indugi. Infine, citando il grande bMemmo Carotenuto/b, Capone si è augurato un ritorno dei caratteristi al cinema poiché, come egli stesso afferma, la loro presenza è indispensabile per la buona riuscita di un prodotto e la sua godibilità. Egli spera che il suo E io non pago, anche grazie alla presenza dello spiritoso bBenito Urgu/b, dia un personale ed importante apporto alla causa. /p