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Settanta Registi per Venezia 70

25/07/2017 18:05

Valentina Pettinato

News, Festival, Festival di Venezia,

Un minifilm celebrativo col contributo di 70 autori, documentari, film tratti dalla letteratura, grande presenza italiana e nuovi premi per la sezione Orizzont

Giunta alla sua 70ma edizione, alla mostra del cinema di Venezia non resta che festeggiare come si deve. Un compleanno, quello dei 70, che sarà celebrato in maniera meno spettacolare (visti i film in programma) ma forse più cosmopolita e più sofisticata.


Ad avvalorare questa ipotesi vari indizi. Una prima iniziativa in tal senso traspare dalla conferenza stampa di presentazione del Festival, durante la quale il direttore Barbera parla della prima novità: Venezia 70 - Future Reloaded, lo speciale omaggio d’autore collettivo, con il quale La Biennale celebrerà il Festival del Film, composto da settanta cortometraggi di 60 - 90 secondi realizzati da altrettanti registi di tutto il mondo, tra quelli che hanno partecipato almeno una volta alle passate edizioni della Mostra.


Si dovrà festeggiare senza ospiti roboanti: il toto-festival voleva persino Lars Von Trier e Danny Boyle tra le presenze sceniche, ma quei nomi se li è già accaparrati quell’egoistona di Cannes. Così, ha spiegato Barbera, la logica quest’anno sarà di osare in altri modi, ad esempio scegliendo in maniera coraggiosa di mettere in concorso due documentari (Errol Morris, The Unknown known e Gianfranco Rosi, Sacro GRA. Altro indizio che conduce alla convinzione che questa sarà un’edizione più impegnata è data dalle innumerevoli commistioni con la letteratura: moltissimi film al Lido sono tratti da libri o si ispirano a pagine di romanzi, a biografie, a scrittori o personaggi degni di nota: probabilmente per attingere alla dote di fan che queste trame portano con sé, ma ben venga, se il risultato è biunivoco. Jonathan Glazer adatta il libretto di Michel Faber Sotto la pelle; Palo Alto è tratto a sua volta dai racconti di James Franco; La promessa, primo film di produzione inglese del francese Patrice Leconte, è tratto da Viaggio nel passato dell'austriaco Sweig.


Ma veniamo allo svolgimento del programma: l’apertura sarà affidata a Gravity, film fuori concorso di Alfonso Cuarón: un kolossal fantascientifico del regista messicano già noto alla rassegna sin dal 2001, quando Y tu mamá también vinse il premio per la miglior sceneggiatura e il Premio Marcello Mastroianni. Sarà Bernardo Bertolucci, invece, il presidente della giuria, alla sua seconda volta da presidente - trenta anni fa ricoprì lo stesso ruolo- e già premiato, nel 2007 con il Leone d’Oro alla carriera.


Dal Presidente di giuria ai film: l’Italia quest’anno ha uno spazio davvero importante. I titoli in concorso sono tre e sono quelli che tutto sommato ci si aspettava. Gianni Amelio con L’intrepido, che vede attore protagonista Antonio Albanese nel ruolo di un uomo che per vivere fa il “rimpiazzo”, uomo che occupa il posto di lavoro di chi deve assentarsi per qualche tempo. Il secondo film italiano in concorso vede l’esordio alla regia di Emma Dante, con Via Castellana Bandiera: il film parla di un incontro-scontro nell’omonima via tra le protagoniste, Samira (Elena Cotta), Rosa (Emma Dante) e la sua compagna (Alba Rohrwacher). In questa stretta via una delle due macchine dovrà lasciare passare l’altra. O forse no. Terzo italiano in gara è la novità di cui parlava Barbera: Sacro GRA, di Gianfranco Rosi: il suo è infatti un documentario sul Grande Raccordo Anulare di Roma, luogo-non luogo dove, in giro in camper, il regista ha incontrato varie persone.


I documentari in concorso sono due: l’altro, americano, è del già citato Errol Morris: una sorta di autobiografia dell’ex segretario della difesa americano dagli anni ’60 fino alla decisione di attaccare l’Iraq nel 2003.


Quest’anno oltre a un gran numero di italiani il resto della programmazione tocca quasi tutte lo spettro delle aree geografiche: dall’Australia (John Curran), a Israele (Amos Gitai) sino al Canada (Xavier Dolan) e alla Grecia (Alexandros Avranas). Dall’Inghilterra, di ritorno con furore, tre attesissimi titoli: Under the Skin di Jonathan Glazer, che ritorna a Venezia dopo una lunga assenza, The Zero Theorem di Terry Gilliam e Philomena di Stephen Frears (prodotto da Tom Hanks). Dulcis in fundo, il giapponese Hayao Miyazaki con Soffia il vento.


Anche quest’anno confermata la sala web per i film nella sezione Orizzonti: una sala “virtuale” sul web della capienza per ogni visione di 500 posti. Le proiezioni si terranno in streaming, in contemporanea con le presentazioni ufficiali dei film al Lido. La sezione ospita altri diciassette lungometraggi, e numerosi cortometraggi. Da ultimo, novità di quest’anno sono due riconoscimenti: il Premio Orizzonti per la miglior regia e il Premio Speciale Orizzonti per il contenuto innovativo. Il festival si terrà dal 28 agosto al 7 settembre.


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