I babysitter è una commedia italiana scritta e diretta da Giovanni Bognetti e interpretata da Diego Abatantuono, Francesco Mandelli e Paolo Ruffini. Andrea è un giovane impiegato costretto dal capo dell’azienda Porini a badare a suo figlio per una sera che, guarda caso, coincide proprio con quella del suo compleanno. Dopo aver provato a opporsi, il frustrato dipendente cede e acconsente. Ma i suoi amici hanno già pensato a una festa a sorpresa: così, dopo aver addormentato il figlio di Porini, trascinano Andrea in una serie di rocambolesche follie di notturne che verranno poi documentate e registrate. Il film è l'adattamento della commedia francese Babysitting di Nicolas Benamou e Philippe Lacheau del 2014; questa operazione di “re-making” non è nuova alla Colorado, casa produttrice del film, che già nel 2015, con Belli di papà aveva portato sugli schermi italiani il rifacimento del film messicano di Nosotros los nobles del regista Gary Alazraky. Il remake di film stranieri è un’operazione commerciale che ha preso particolarmente piede all’interno dell’industria italiana nell’ultimo decennio; emblematico e forse più noto è stato il caso di Benvenuti al Sud del 2010: tratto dal francese Giù al Nord, del 2008, la commedia ripropone un protagonista che si vede catapultato per lavoro in una cultura totalmente differente dalla sua; cultura in un primo momento snobbata e allontanata, che diventa poi fonte di arricchimento e cambiamento interiore. Chiaramente si tratta di uno spunto che si adatta molto bene alle dinamiche di uno stato composito e variegato come l’italia e che aveva effettivamente senso riprendere. Più recentemente invece, la regista italiana Francesca Archibugi ha adattato per il cinema italiano la commedia francese Cena tra amici (Le prénom) del 2012 girando Il nome del figlio uscito nel gennaio 2015. Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo, Alessandro Gassman e Valeria Golino hanno assicurato alla pellicola il successo che meritava, dando un plus valore alla sceneggiatura di per sé raffinata e dinamica. Dietro a I babysitter troviamo però già le radici poste dall’industria americana con il celebre Una notte da leoni, del quale il film italiano (così come quello francese) prova a ricalcare l’eccesso e l’euforia. Quello che ne emerge però ne è soltanto una copia stantia di cui ormai il pubblico non ha neanche più fame. Oltre alla festa e al delirio, l’espediente narrativo che più ci rinconduce al campione di incassi USA è quella sorta di «metacinema della goliardia» che viene proposto nel finale. Una notte da leoni si conclude con una serie di fotografie raffiguranti gli esilaranti episodi avvenuti quella notte di cui i protagonisti non hanno ricordo; ne i Babysitter, allo stesso modo, tutto l’accaduto viene raccontato tramite un filmato amatoriale, volto a immortalare il compleanno di Andrea, e che si renderà anche qui elemento di rivelazione, non tanto a quelli che hanno preso parte a questa follia, ma a coloro che ne erano all’oscuro. Ci sarebbe la necessità che l’Italia si concentrasse soltanto su ciò che vale davvero la pena riprendere e far proprio e non accontentarsi di glorie altrui in polaroid sbiadite.