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Il neorealismo ai tempi dei social network: come webseries e webstar raccontano il presente

16/10/2017 17:54

Andrea Desideri

Approfondimento Film,

Oggi il Neo si chiama actual, i racconti diventano stories su Instagram: come è cambiato il racconto della realtà sul web

Dall’immediato dopoguerra sino ai primi anni Cinquanta, il Neorealismo segna la ripresa morale e civile del nostro Paese. La voglia di riscatto della realtà, l’esigenza collettiva di sentirsi rappresentati, l’impeto di sfogare l’entusiasmo per la conclusione del conflitto bellico. Risulta ancora oggi troppo semplicistico definire tutto ciò come una mera variante del realismo: la realtà non cambia, si evolve, semmai.


E proprio quest’evoluzione ha portato i giovani registi a voler restituire sugli schermi quella quotidianità ritrovata, con la consapevolezza rassicurante di dar seguito a sogni, speranze, conflitti e incomprensioni di una generazione risorta dalle macerie.


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«Il mio scopo è rintracciare il drammatico nelle situazioni quotidiane, il meraviglioso della piccola cronaca. Anzi, della piccolissima cronaca»: così Vittorio De Sica descriveva il suo modo di fare cinema. Da questa frase nasce forse quella suggestione che ha dato seguito a un genere: lo schermo inteso come proiezione della realtà, senza fronzoli, ma con la pretesa morale di riportare fedelmente un sentimento.


Il “drammatico” non è altro che quell’insieme di situazioni che compongono la giornata di un uomo qualunque. Umberto D. non è altro che il prolungamento di noi stessi. Quella che sembra essere mera recitazione, in realtà, è una presa di coscienza dello stato sociale che stiamo vivendo.


Il Neorealismo, l’esigenza di vedere la realtà mantenendo pur sempre un approccio critico, in grado di smontare i falsi miti senza però mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, non è mai passato di moda. Si è reinventato sotto forme diverse; ha cambiato approccio e scelte, abbandonando quel cinismo e quella logica disarmante, aprendosi a novità inaspettate e artifici inconsueti.


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Se una volta il cinema si faceva nei Caffè – ritrovi tornati in voga negli anni Quaranta, figli di uno strascico illuminista che ne ha guidato l’ispirazione – dove riviste illustri descrivevano ritratti di registi sconosciuti che sarebbero diventati i maestri del futuro (Luchino Visconti, Basilio Franchina, Guido Guerrasio) oggi si fa in tutti i luoghi in cui c’è Wi-Fi.


Connessione, web, tecnologia: gli intenti non cambiano, mutano solo le esigenze. Prima si cercava a tutti i costi la quotidianità, inalterata, cruda, austera e sincera. Oggi si va incontro alla ribalta, quindi si esaspera la realtà fino a modificarla. L’alterazione del presente cerca l’approvazione dei presenti, o degli utenti, che approvano o denigrano un girato non più solo in sala ma dai loro account. Le stelle con cui si indica l’apprezzamento contano più delle star, diventate mutabili e quindi meteore. I canali YouTube hanno preso il posto degli studi. Lo storytelling si fa in stories, su Instagram.


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Così finisce che {a href=https://www.youtube.com/watch?v=r7sLh8r9NIw&feature=youtu.be}un tavolo con tre amici intorno{/a} diviene set e finestra sul mondo. Come per i bThe Pills/b, giovani o presunti tali, che incarnano una generazione e la inquadrano al meglio. Ecco che, allora, il cinema si lancia alla ricorsa e si compone di “registi” presi dalla Rete; pesca e attinge ovunque, non sempre colpendo nel segno.


A questo si aggiunge che, alle soglie del primo ventennio del Duemila, più che i film piacciono gli episodi. Le vicende frammentate che compongono racconti, un numero indefinito di tessere in grado di formare un mosaico. Il nuovo, quel Neo degli anni Cinquanta, ora si chiama actual.


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Lorenzo Tiberia e Leonardo Bocci, con i loro video sul web hanno rispecchiato a pieno maschere, volti e canoni di una civiltà in evoluzione. Anche più di molto cinema italiano degli ultimi anni. Il risultato è che molti produttori colgono nuovi frutti proprio da questo mare magnum di contenuti.


Basta chiedere ai bThe Jackal/b, che negli anni si sono aggiornati, hanno coinvolto nei loro video il cinema (a tutti i livelli) e hanno centrato sempre l’obiettivo: e così eccoli che arrivano in sala con il loro primo lungometraggio Addio Fottuti Musi Verdi. Lavoro, amore, azione, non sono altro che pretesti per mettere in scena uno smarrimento generazionale che deve fare i conti con i propri sogni non sempre alla portata: ecco perché i contenuti più all’avanguardia sono {a href=https://www.youtube.com/watch?v=xbWw8766ftI}Gli effetti di{/a}. Per arrivare a capire come siamo diventati.


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Alla gastrite preferiamo bLe Coliche/b, costantemente alla ricerca di emozioni che si traducono in bisogni. Emergere, superare, evolversi. La realtà di oggi enfatizza i nostri limiti, che vengono messi sul piatto da chi è stato capace di estraniarsi e guardare l’insieme. Esattamente come nel secolo scorso, con meno consapevolezza, parecchie possibilità e più azzardo


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