Tra tutti gli adattamenti di Canto di Natale di Charles Dickens, questa versione ambientata nella New York degli anni '80 è diventata un cult
Chi non conosce Canto di Natale di Charles Dickens? Scritto nel 1843 dal famoso romanziere britannico, questa storia vanta una serie di trasposizioni cinematografiche... pressoché infinita. A partire da Scrooge, or, Marley's Ghost, cortometraggio muto datato 1901, le parole di Dickens si sono incarnate in qualsiasi genere e portate sullo schermo con qualsiasi tipo di tecnica: dall’animazione classica con Il Canto di Natale di Topolino al motion capture A Christmas Carol di Robert Zemeckis, passando per Festa in casa Muppets.
Tra tutti questi adattamenti, però, uno si distingue in modo particolare e per tutti gli anni ’90 è stato un appuntamento immancabile nel palinsesto televisivo, al pari di classici natalizi come Mamma ho perso l’aereo e Una poltrona per due. S.O.S. fantasmi di Richard Donner è un classicone che riempie il cuore di nostalgia.
Il Natale passato
Nel 1989 il volto di Bill Murray, ovvero Peter dei Ghostbusters, evocava facilmente l’associazione con i fantasmi. Tutti noi ci siamo convinti che S.O.S. fantasmi fosse una sorta di Ghostbusters 3, ma quando poi abbiamo visto il film… è diventato un cult. A casa mia, la VHS era perennemente nel videoregistratore. Per anni S.O.S. fantasmi è rimasto per me una sorta di Ghostbusters 3, al punto che mi ero creato un background per il personaggio di Frank Cross: dopo aver sconfitto Vigo il Carpatico, i Ghostbusters si erano sciolti e Peter era entrato a lavorare per il network televisivo di cui era diventato presto direttore. Questo però non spiegava il cambio di nome, ma vabbè.
Solo anni dopo, acquistato il DVD, ho riscoperto che con Ghostbusters non c'entrava proprio niente e che quel titolo "truffaldino" era solo una trovata dei traduttori italiani per vendere meglio il film. Ho scoperto anche che, per una strana coincidenza, Ghostbusters in Francia è approdato con il titolo... SOS fantômes.
Il Natale presente
Nonostante siano passati 30 anni dalla sua uscita, il film non ha perso una sola oncia del suo fascino, anzi ne ha guadagnato. La storia è sempre la medesima: un uomo avaro e senza cuore riceve la visita di tre fantasmi durante la notte di Natale, i quali gli apriranno gli occhi redimendolo dai propri peccati.
La vicenda, però, non si svolge nella Londra vittoriana, bensì nella New York di fine anni ’80, mettendo al centro della vicenda l’ignobile direttore di un network televisivo, disposto a tutto pur di racimolare ascolti. Il mattatore del film è senza dubbio Bill Murray, che con S.O.S. fantasmi torna al cinema dopo 4 anni di assenza. Il motivo? Dopo l’insuccesso della sua prima prova drammatica ne Il filo del rasoio, Murray si era ritirato dalle scene per andare a studiare storia e filosofia alla Sorbona di Parigi.
Questo film rappresenta perciò il suo riscatto: anche per questo il regista Richard Donner gli lascia parecchia libertà sul set, al punto che Murray fa riscrivere intere pagine di sceneggiatura (viene ampliata la parte romantica tra il suo personaggio, Frank Cross, e l’ex fidanzata Claire e approfondito lo spaccato familiare del protagonista) oltre a improvvisare buona parte delle sue battute.
Murray trasforma S.O.S. fantasmi in una sorta di one-man-show nel quale compaiono anche tre dei suoi fratelli: John (nei panni del fratello di Frank), Joel (uno degli ospiti in casa di John) e Brian Doyle-Murray (che interpreta il padre del Frank nella visione del suo Natale passato).
Il Natale futuro
23 anni dopo l’uscita di questo cult, Joel Murrey passerà da semplice comparsa ad attore protagonista. Dopo una gavetta lunga numerosi film e svariate apparizioni in serie tv (una su tutte: Dharma & Greg) sarà protagonista del bellissimo God bless America, dissacrante commedia al vetriolo in cui un uomo a cui viene diagnosticato un cancro terminale decide di far piazza pulita della feccia che infesta la TV. Curiosamente, a dirigere il film è Bobcat Goldthwait, ovvero l’attore che in S.O.S. fantasmi interpreta il dipendente che Frank licenzia alla vigilia di Natale solo per aver espresso la propria opinione.
Tornando al film, il terzo atto di Canto di Natale è sempre stato, in qualsiasi trasposizione, quello più horror.
Durante le prime visioni era quello che mi piaceva di meno, complice anche il fatto che forse non avevo la maturità giusta per coglierne la cupa morale; con gli anni (e con la mia crescente passione per il genere) ho imparato ad apprezzarlo sempre di più, scoprendo che era lì il vero fulcro della storia.
Rivista con gli occhi disillusi di oggi la visione di Claire nei panni di una novella Crudelia De Mon o la scena del funerale in cui Frank viene bruciato vivo dentro la sua stessa bara sono di una cupezza inimmaginabile per un film “per ragazzi” moderno. S.O.S. fantasmi resta oggi, come 30 anni fa, un ottimo film di Natale e una delle migliori rivisitazioni del romanzo di Dickens. Un classico da vedere e rivedere durante questi giorni di festa.