Se avete visto l'episodio 8x03 di Game of Thrones vi sarete fatti un'idea: The Long Night è una battaglia capolavoro o un epic fail? Noi abbiamo raccolto due pareri, uno negativo e uno positivo, per fare decidere voi lettori. Marco e Samantha ci raccontano The Long Night, in attesa della prossima esaltante puntata della stagione finale di Il Trono di Spade.
Una Notte oscura e piena di (t)errori - Marco Filipazzi
La Lunga Notte è finalmente arrivata, oscura e piena di terrori come cantilena Melisandre, ed è pronta ad abbattersi su Grande Inverno. The Long Night è una puntata che i fan agognano da 8 anni e che i seguaci dei libri di George RR Martin invocano da 22. Ma le perplessità ci sono sia sul fronte formale sia su quello di scrittura.
Togliamo subito dai piedi le dolenti note tecniche: la fotografia è davvero troppo buia e le scene di mischia troppo mosse; la regia riduce molti personaggi a comparse di cui ignoriamo le gesta e i destini (Bienne, Tormund, Podrick, Gendry, Jamie), e non vorranno farci credere davvero che Spettro è morto nella carica, vero?
Ma il difetto maggiore è la carenza di logica dietro la battaglia, nascosta da una messa in scena ammaliante. A iniziare dalla carica Dothraki: è vero che nel Medioevo la cavalleria era usata per sparigliare lo schieramento nemico, ma mandare un pugno di uomini verso morte certa, sapendo che l’altro esercito è infinitamente superiore, è insensato. In più non viene impiegato nessun arciere per smaltire le fila nemiche prima dell’assalto della cavalleria ma solo catapulte, che rischiano di far più danni al proprio esercito che a quello avversario.
Strategicamente enigmatica è anche la ritirata all’interno delle mura di Grande Inverno. Perché tenere gli Immacolati armati di alabarde davanti alla barricata anziché dietro? E quando l’esercito di Estranei si blocca davanti alle fiamme, perché i draghi di Jon e Daenerys agiscono sullo sfondo anziché ripiegare a difendere le mura? Se il loro scopo era guadagnare tempo, perché non hanno dato fuoco ai morti a ridosso delle barricate, rendendo più ostico l’assedio al castello? Qualcuno potrà dire che era già tutto scritto, che Bran sapeva che il Re della Notte sarebbe morto nel Parco degli Dei per mano di Arya. Ma è una spiegazione troppo elementare.
Non è tutto negativo, ovviamente: la promessa di Melisandre ad Arya nell’episodio 3x06 («Vedo dell’oscurità in te. E nell’oscurità vedo degli occhi che mi fissano. Occhi marroni, occhi blu, occhi verdi. Occhi che tu farai chiudere per sempre. Ci incontreremo ancora») è ripresa qui in un dialogo cruciale. E l’uccisione di Occhi Blu rafforza la teoria per cui, in Game of Thrones, tutto è ciclico e che i personaggi muoiono a seconda di come a loro volta hanno ucciso.
Anche il pugnale stesso non è casuale: era quello che aveva cercato di uccidere Bran (episodio 1x02), poi donato da Ditocorto al Corvo a Tre Occhi (4x07) e infine da lui ceduto a Arya al loro ricongiungimento. Il pugnale che doveva ucciderlo, alla fine gli salva la vita.
Tutti questi dettagli, profezie e rimandi fanno ben sperare in un finale appagante. Ma, giunti al giro di boa, non possiamo affermare che questa ottava stagione sia all’altezza delle aspettative: e il peggio sta nell’aver risolto una trama che impera sin dal primo episodio (la promessa di una guerra più importante) a un fatto secondario rispetto alle scaramucce per sedersi su una sedia di ferro.
La Lunga Notte di Arya Stark - Samantha Ruboni
The Long Night è a oggi l'episodio più ambizioso e spettacolare di tutta la serie, forse della storia della televisione: 80 minuti di pura battaglia, dove lo spettatore viene catapultato all'interno dell'azione. E sui social network ai fan non è sfuggito il paragone con un'altra grandiosa battaglia notturna della storia fantasy, il Fosso di Helm de Il signore degli anelli - Le due torri.
Le critiche, ovviamente, non sono mancate. Per prima, la scelta del direttore della fotografia Fabian Wagner di girare un episodio così scuro. Ma l’impressione è che ormai da un paio di stagioni la fotografia di Game of Thrones si stesse oscurando sempre più, con l'arrivo del famoso “inverno” tanto annunciato e della attesa Lunga Notte che dà il titolo all’episodio. E questo episodio 3 è, di fatto, il culmine dell'inverno: non stupisce che risulti il momento più oscuro di tutti. Inoltre, diciamocelo, gli effetti di luce e fuoco non sarebbero stati così belli con una fotografia più luminosa.
Ma, al di là delle critiche tecniche, la puntata si regge sulle giovani ed eroiche spalle di Arya Stark, piccola e veloce come solo lei sa essere. Una vera “ninja del nord”, capace di combattere anche chi appare invincibile. E il Re della Notte, che riesce a sopravvivere alle fiamme di Daenerys e del suo Drogon, non le sfugge.
The Long Night gestisce la trama di Arya come un film. Tutti gli insegnamenti ottenuti fin dalla prima stagione, e tutte le sofferenze, sembra abbiano portato la coraggiosa ragazza a questo momento. Arya doveva essere proprio lì, in quell’attimo, con quel pugnale. Un pugnale importante, in osso di drago e acciaio di Valyria che ci accompagna fin dalla prima stagione: il pugnale utilizzato per cercare di uccidere Bran, la miccia che fa scattare la Guerra dei Cinque Re, una delle trame più importanti di tutta la serie.
Alcune teorie affermano che il Corvo a Tre Occhi sapesse già cosa sarebbe accaduto nella Lunga Notte e abbia fatto di tutto per compiere il destino di Arya. Destino ricordato da alcune frasi iconiche citate per tutta la puntata: «Cosa diciamo al Dio della Morte?» «Non oggi», insegnamento del mitico Maestro di Danza Syrio Forel; «Infilzali con la parte appuntita», primo consiglio di Jon Snow ad Arya al momento di regalarle la spada Ago; la profezia Melisandre della terza stagione. Tutto ciò rende questo episodio 3 intrigante e ancora più appetitoso ciò che verrà nelle prossime puntate. E rumors dicono che la battaglia che ci attende... sarà ancora più grandiosa