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Jessica Jones - Stagione 1

30/10/2018 11:00

Aurora Tamigio

Recensione Serie TV,

Jessica Jones - Stagione 1

Non avrà il carisma di Marvel's Daredevil e neanche l'appeal di Luke Cage, ma di tutte le serie Marvel dedicate ai Defenders (progetto collettivo che include a

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Non avrà il carisma di Marvel's Daredevil e neanche l'appeal di Luke Cage, ma di tutte le serie Marvel dedicate ai Defenders (progetto collettivo che include anche il meno amato Iron Fist) Jessica Jones è certamente quella con il sottotesto più interessante. Forse sarà un parere fuori dal coro (gli "intenditori" hanno apprezzato Daredevil, il pubblico di Rotten Tomatoes è tutto per Luke Cage) ma prima di JJ non si era mai vista in tv una supereroina senza costume, protagonista del suo tempo e della sua città (New York), con una backstory così complessa.


Il personaggio di Jessica Jones, creato da Brian Michael Bendis (testi) e Michael Gaydos (disegni), appare per la prima volta su Marvel MAX nella miniserie Alias, n. 1 del novembre 2001. Senza addentrarsi nella specificità del mondo dei fumetti, già sulla pagina scritta JJ nasce come una superoina "pentita" che, in seguito a un non troppo definito trauma, ha preferito diventare un'investigatrice privata aprendo la Alias Investigations a New York. Nel 2010 viene rivelato che Melissa Rosenberg (Dexter, The O.C. e purtroppo anche Twilight) è al lavoro su un adattamento televisivo con protagonista JJ per ABC. In seguito il broadcast perde interesse per il progetto e subentra Netflix: Melissa Rosenberg viene promossa showrunner e produttrice esecutiva della nuova serie.


Gli autori dichiarano subito che JJ sarà ben inserita nel Marvel Cinematic Universe: cammina nei luoghi di Daredevil e incontra Luke Cage e l'infermiera Carol Danvers (file rouge di tutti i Defenders). Tuttavia l'idea è di discostarsi decisamente dalle atmosfere crime tipiche del cinecomic e puntare tutto su un thriller psicologico che conquisti anche il pubblico femminile. La vicenda raccontata nella stagione 1 di Jessica Jones è tratta in parte dalle storie già apparse in Alias, ma soprattutto ha la capacità di riscrivere completamente il personaggio della protagonista, inserendola nel presente e costruendo attorno a lei una raffinata metafora che parla di manipolazione mentale, violenza domestica e solidarietà tra vittime di abusi.


You have been ruining my life! - You didn't have a life


Per il ruolo di JJ viene scelta Krysten Ritter (Breaking Bad) che dà vita a una supereroina misteriosissima e conturbante. Meno nota di altre, la vicenda di JJ concede svariate libertà creative. Tra queste c'è la costruzione di uno dei più eccezionali villain mai apparsi in un cinecomic: Kilgrave, interpretato da un immenso David Tennant (già Doctor Who).


Nei fumetti era Purple Man, un uomo dotato del potere di controllare la mente altrui; nella serie Kilgrave è il responsabile della crisi esistenziale di JJ. Ci vengono raccontati flash della giovinezza di Jessica, unica sopravvissuta di un incidente che ha ucciso la sua famiglia, reduce da un misterioso coma e in seguito adottata dalla disturbata madre di Trish, sua migliore amica, ex ragazza prodigio dello spettacolo, ora speaker radiofonica. Kilgrave ha incontrato JJ in uno dei suoi momenti di maggiore debolezza e ha tenuto in schiavitù la sua mente per un lungo periodo. Sappiamo che Jessica ha dovuto uccidere per non essere uccisa; ha subito atroci violenze psicologiche e fisiche e ha del tutto perso l'amor proprio.


Affidare Kilgrave a un talento british come David Tennant è il primo colpo di genio nella costruzione di questo antagonista eccelso, capace di alternare gentilezza, umorismo (I have to painstakingly choose every word I say: I once told a man to go screw himself) e crudeltà efferata. Eppure quello di Kilgrave è il più atroce dei poteri, manipolare la mente per costringere le sue vittime a compiere violenze di ogni tipo sugli altri e su se stessi. I suoi crimini sono mostrati senza troppi filtri, in scene violente e esplicite, quasi horror. Al contrario il percorso individuale e collettivo di Jessica, per ritrovare fiducia in se stessa e negli altri, attraverso l'incontro con altre vittime come lei e l'assunzione di responsabilità nei loro confronti, vive momenti di grande delicatezza. Grazie anche a comprimari, come Malcolm e Hope, le cui azioni sono spesso narrate in modo più lineare di quelle dei personaggi centrali e che diventano protagonisti di dialoghi bellissimi.


Da un lato il carattere burbero e l'anima ferita di JJ non si distaccano dal solito stereotipo del supereroe sconfitto, che deve riconquistare la gente; dall'altra la fragilità di questo personaggio, colpito proprio nella sua essenza femminile, mette in scena il comune processo di liberazione che - con un po' di fortuna - affronta chiunque è stato vittima di violenze fisiche e psicologiche. Lo sviluppo dei personaggi di Jessica e Kilgrave, va detto, si perde un po' nella seconda parte della stagione: qualcosa si inceppa nel finale troppo frettoloso e nell'evoluzione dell'antagonista. Ascoltare le ragioni del villain, ormai dopo il celebre monologo di Heath Ledger nei panni di Joker, è un'idea narrativa sempre eccitante, che genera nello spettatore una aspettativa altissima: ma liquidare tutto usando il tema dell'infanzia difficile è davvero troppo poco.


You wanna be a hero? I'll show you how to be a hero


Jessica Jones non è una serie perfetta, questo va detto. Per quanto la narrazione, dal pilota sino al finale, punti evidentemente a costruire alleanze femminili, non si può ignorare che sia la love story tra JJ e Luke Cage, sia quella tra Trish e l’agente Simpson, oscillino tra l'inverosimile e il romance più banale. Luke Cage, certo, è un bel personaggio: ma, diversamente dallo show che porta il suo nome, qui appare nei panni di un comprimario piagnone e testosteronico.


Oltre alla relazione tra Kilgrave e JJ, una nota merita anche quella tra Jessica e Malcolm: il vicino di casa dell'investigatrice, dopo essersi perso nella dipendenza da droga, diventa vittima di Kilgrave e infine uno dei primi a disintossicarsi (in tutti i sensi).


Ma è soprattutto il rapporto tra Jessica e Trish, entrambe vittime della propria infanzia, a essere particolarmente ben sviluppato. La loro relazione include le caratteristiche della sorellanza, di una League di donne (nella serie anche Trish vive i suoi momenti da supereroina) e a tratti persino di una storia sentimentale (del resto in Jessica Jones non mancano riferimenti all'amore tra donne, vedi la storyline dell'avvocatesca Jeri): un vero rapporto totale. A Trish e Jessica è affidato, insieme, l'ultimo duello contro Kilgrave. E a Trish, il personaggio più adorabile dell'intero show, è affidato il cliffhunger della seconda stagione: la storyline delle pillole sperimentali.


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