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Quando Jurassic Park e Il Signore degli Anelli hanno inventato la meraviglia | Ritorno al cinema

18/06/2020 03:59

Marco Filipazzi

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Quando Jurassic Park e Il Signore degli Anelli hanno inventato la meraviglia | Ritorno al cinema

Jurassic Park e Il Signore degli Anelli: due film che hanno portato la meraviglia sullo schermo

 

 

 

L'emozione più forte che si può provare in una sala cinematografica è la meraviglia: Jurassic Park e Il Signore degli Anelli l'hanno portata sullo schermo

 

 

Cosa ci è mancato di più del buio della sala? Quel momento in cui le luci si spengono: quell’istante che ognuno di noi affronta, in modo diverso, a seconda dell'età, del film e delle persone con cui è in sala. «È il respiro profondo prima del balzo» direbbe Gandalf, un momento che si dilata caricandosi di aspettative e adrenalina. Di tutte le emozioni che si possono provare al cinema, la più bella è senza dubbio la meraviglia. 

Benvenuti a Jurassic Park

Era un sabato pomeriggio plumbeo sopra Milano. Ricordo che iniziò a piovere qualche minuto dopo che, insieme ai miei genitori, avevamo varcato l'ingresso del cinema. Era uno dei vecchi cinema della città, con poltrone di velluto rosso scuro e grosse tende dello stesso colore ai lati della sala; una sala che era ancora divisa tra platea e galleria. Sopra ognuna delle poltrone c'era un piccolo opuscolo di una decina di pagine, con un sacco di foto tratte sia dal film, sia dal dietro le quinte. Foto che mostravano come avessero realizzato i dinosauri, a suon di sculture, animatronics e protesi di lattice. A conti fatti quello fu il mio primo incontro con Stan Winston e con il concetto di effetti speciali.

Poi la gente prese posto, le luci si abbassarono e l'aria si riempì di elettrica eccitazione. E il film iniziò. All'epoca avevo sette anni e Jurassic Park non era il primo film che vedevo al cinema: ma, di sicuro, è quello di cui conservo il ricordo più vivo. Vedere il brachiosauro fare la sua comparsa dopo appena quindici minuti dall'inizio, per me fu come il Big Bang. Lo stupore, la meraviglia per l'impossibile e proverbiale Spielberg-face del professor Grant e della professoressa Sattler («Welcome to Jurassic Park») era anche la mia: occhi sgranati e mascella a penzoloni, mentre il gigantesco rettile si issava su due zampe ad addentare la fronda di un albero. Quello sullo schermo non era vero, lo sapevo, lo avevo visto nell'opuscolo, eppure lo sembrava. Sembra reale ancora oggi, visto in HD sulla tv di casa, dopo che ci siamo assuefatti a tonnellate di CGI ben più stupefacente di quella… figurarsi al cinema per un bambino degli anni '90, che non aveva mai sentito parlare di computer grafica. Quando poi si arrivò alla cruciale scena della fuga del T-Rex dal suo recinto, in quel momento capii che il cinema e la sua magia sarebbe stata una delle pietre angolari della mia vita; cosa che di fatto, ancora oggi, a ventisette anni di distanza da quel pomeriggio uggioso, non è stata smentita. Jurassic Park fu anche il primo film che vidi due volte in sala, tornando la settimana seguente con i miei zii. Ancora oggi, questo film incarna alla perfezione il concetto di "magia del cinema"; uno stupore così fulgido e raro che ho provato una sola altra volta entrando nel buio di una sala, otto anni dopo.

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Voi sarete la Compagnia dell'Anello

Il tardo pomeriggio di un sabato di metà inverno. Avevo sedici anni all'epoca e, rispetto a Jurassic Park, di cinema ne sapevo un pochino di più; comunque abbastanza per capire che quello a cui avrei assistito sarebbe stato un vero "evento cinematografico" come pochi altri mi sarebbe capitato di vedere in vita mia. Era il 19 gennaio 2002 e il film in questione era Il Signore degli Anelli - La compagnia dell'anello. Da buon nerd quale già ero, conoscevo la saga di Tolkien. Avevo il gioco di carte degli anni '90 (in stile Magic) e durante le vacanze di Natale avevo letto il libro, almeno il primo volume. Le aspettative erano altissime, l'eccitazione insostenibile. La sala, con mio grande stupore, era mezza vuota. Ci sedemmo centralissimi e, mentre aspettavamo l'inizio del film, seguitavo a cambiare posizione sulla poltrona ogni dieci secondi. Poi le luci si abbassarono, il buio inghiottì la sala e in quell'oscurità l'elfica voce di Dama Galadriel ci prese per mano accompagnandoci nella Terra di Mezzo. «I amar prestar aen. Il mondo è cambiato»: e cambiò per davvero, dopo. Non solo per me, che a fine visione avevo gli occhi pieni di lacrime («Ho fatto una promessa Padron Frodo / Non devi perderlo, Samvise Gamgee, e non voglio farlo», ogni volta che vedo quella scena non riesco a trattenermi) e meraviglia per tutto ciò che avevo appena visto e che non vedevo l'ora di riguardare. Tre ore volate via in un soffio. Un anno per scoprire come la storia sarebbe stata portata avanti. Per vedere, finalmente, Gollum.

Il mondo cambiò davvero. Come Jurassic Park, anche Il Signore degli Anelli rivoluzionò il concetto di cinema. Fu anche l'ultimo blockbuster artigianale, dove tantissimo di ciò che si vede sullo schermo è stato costruito da fabbri, artigiani ed effettisti speciali della Weta. Sebbene, a quasi 20 anni di distanza, alcune cose non siano invecchiate benissimo (sto parlando di te, Barbalbero, e dei tuoi amici Ent) Il Signore degli Anelli resta la summa più alta della meraviglia che il cinema può suscitare nello spettatore. Non sarebbe mai più accaduto, non in modo così profondo. Nemmeno Jackson è riuscito a bissare quella magia con Lo Hobbit, ma ciò non vuol dire che non ci siano state emozioni diverse. Più "mature" se vogliamo. Poter tornare al cinema vuol dire (anche) poter tornare a perdersi in questi mondi. 

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