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I guerrieri del Bronx, I nuovi barbari, Fuga dal Bronx: con questi tre film, Castellari ha inventato il postatomico italiano
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È l'aprile del 1982. Il regista Enzo Castellari rientra in Italia dopo aver combattuto una causa contro la Universal nei tribunali americani. Il motivo? L'ultimo squalo, il suo film uscito negli Stati Uniti un paio di mesi prima, è stato accusato di essere un plagio spudorato de Lo Squalo. Certo, alcune similitudini sono più che evidenti, ma è anche vero che quella non era la prima e non sarebbe stato l'ultima imitazione del film di Spielberg.
Eppure la Universal prende di mira proprio questa piccola produzione italiana a causa del madornale successo che stava riscuotendo (un incasso di 18 milioni di dollari in appena 15 giorni di programmazione), perché temeva che potesse andare a discapito de Lo Squalo 3, in produzione in quel periodo. Comunque, Castellari torna a Roma sconfitto e demoralizzato: soprattutto perché vede sfumare davanti a sé l'ipotesi di una carriera americana. Ma ci pensa il suo produttore Fabrizio DeAngelis (colui che qualche anno dopo scrive, dirige e produce la saga de Il ragazzo dal kimono d'oro... per dire!) a tirarlo su, proponendogli la regia del primo postatomico italiano 1990: I guerrieri del Bronx. E Castellari ne è subito entusiasta!
Chi è Enzo Girolami Castellari? Il miglior regista d'azione italiano degli anni '70 e '80. Il nostro Michael Bay. Uno che si disegnava da solo gli storyboard, girava con il montaggio in testa e riusciva a imprimere a ogni sequenza un senso del ritmo pazzesco nonostante la ristrettezza dei mezzi a disposizione.
Nato a Roma nel 1938, figlio del regista e pugile Marino Girolami (da cui ha ereditato entrambe queste passioni), è cresciuto letteralmente sul set. Prima come attore, poi come assistente di produzione, aiuto regista, coordinatore degli stunt-man e montatore. Debutta alla regia nel 1966 con Pochi dollari per Django dove però, anche se dirige quasi tutto il film, non viene accreditato. La prima parte della sua carriera è legata allo spaghetti-western (due titoli imprescindibili sono Vado... l'ammazzo e torno! e il suo capolavoro Koema con Franco Nero), poi si diede al poliziesco (Il grande racket ma soprattutto Il cittadino si ribella, vero manifesto del suo stile action), un paio di film sugli squali e infine approdò al cinema postatomico.
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Per darvi la misura di chi è Enzo G. Castellari: è il regista di Quel maledetto treno blindato, distribuito all'estero con il titolo The Inglorious Bastards, che è stato il pilastro su cui Quentin Tarantino ha eretto il suo Bastardi senza gloria. Ancora: il protagonista del film è Bo Svenson, che in Kill Bill è il prete alle prove del matrimonio della Sposa. E ancora: Girolami fa la comparsa alla premiere del film Orgoglio della nazione come gerarca nazista e Brad Pitt usa come nome italiano Enzo Gorlomi... Enzo G.: ennesimo, spudorato omaggio al regista romano. Questo è un riassunto molto sbrigativo su chi è Enzo Castellari, ma se volete approfondire (dato che di tempo in quarantena ne abbiamo!) c'è la bellissima autobiografia Il bianco spara edita da Bloodbuster, 570 pagine ricche di aneddoti di vita e di produzioni.
I guerrieri del Bronx
«Quando gioco a fare il batterista di Trash»: lo cantavano gli 883 in Non me la menare e la prima cosa a cui si pensa è lui che imita un batterista di thrash-metal. Ma la verità è che in questa strofa viene omaggiata una delle scene più iconiche di 1990: I guerrieri del Bronx. Uno spiazzo assolato affacciato sul fiume Hudson. Un batterista attacca un assolo mentre tutt'attorno si raduna un gruppo di motociclisti a bordo delle loro Harley Davidson (e tutti sanno quanto Max Pezzali ami queste moto): in una sinergia perfetta di musica e montaggio, le moto invadono lo spiazzo e formando una grande W. Sono i Bronx Warriors, capitanati dal temibile (e tamarrissimo!) eroe: Trash. Ecco un esempio perfetto di quanto il postatomico italiano sia riuscito, a modo suo, a imprimersi nell'immaginario di una generazione. Il film è un ibrido tra I guerrieri della notte e 1997: Fuga da New York, rielaborati secondo il budget a disposizione (molto poco) e le folli idee di Enzo Castellari e dello sceneggiatore Dardano Sacchetti. Il risultato, per quanto bizzarro, è un successo inaspettato che diede il via a un intero sottogenere!
I nuovi barbari
Il capitolo più debole della Trilogia ma anche quello che, di fatto, non fa parte della trilogia. Per spiegare meglio: Castellari firma 1990: I guerrieri del Bronx e, prima che il film esca in sala, DeAngelis gli sottopone un'altra sceneggiatura. Questa volta l'ispirazione è il padre di tutti i postatomici, Mad Max, con l'aggiunta di una buona dose di idee prese da Per un pugno di dollari di Sergio Leone.
Sebbene anche il film di George Miller non avesse un budget faraonico, a confronto de I nuovi barbari sembra Ben Hur! Girato tutto in una cava di ghiaia fuori Roma che simula (male) uno scenario desertico post-nucleare dove i sopravvissuti vagano in cerca di tracce di civiltà . I barbari Templars danno loro la caccia con automezzi futuristici (in realtà carcasse di automobili riciclate da uno sfasciacarrozze e modificate per l'occasione) incolpandoli di aver scatenato la guerra. Vi si opporrà il solitario e misterioso Skorpion, alleandosi con Nadir, arciere dalle frecce esplosive! Insomma nuova ambientazione, nuova storia, nuovi protagonisti. Con 1990: I guerrieri del Bronx vi è in comune solo Fred Williamson, impegnato in un ruolo totalmente diverso. Ma quindi perché si chiama "trilogia" se il secondo capitolo non centra nulla? Semplicemente perché è la seconda volta in cui Castellari si approccia al postatomico! In ogni caso quello che arriva sullo schermo è un film davvero trascurabile, dove nemmeno il carisma di Williamson e la maestranza di Castellari servono a redimerlo.
Il ritorno di Trash
1990: I guerrieri del Bronx è appena uscito al cinema. I nuovi barbari è in sala montaggio e DeAngelis non perde tempo a incalzare Castellari con un terzo film postatomico. Bronx Warriors 2... Anzi, meglio: Fuga dal Bronx! Dalla prima avventura di Trash è passato poco meno di un anno e il regista è al suo terzo film postatomico, per darvi l'idea di quanto fossero serrati i tempi di produzione. Mark Gregory torna nei panni di Trash, sostituendo il gilet con un giubbotto. Il Bronx è sotto attacco da parte della General Costruction Corporation: la multinazionale, sotto la guida dal temibile Wangler (il cattivo per eccellenza, Hanry Silva) sta sfollando il quartiere per poter costruire residenze di lusso, trucidando senza pietà tutti quelli che si oppongono. Trash, orfano dei suoi Riders, dovrà quindi guidare una rivolta contro la spietata azienda, con l'aiuto di una giornalista e di un pazzo dinamitardo. Non più un film derivato (anzi, Robocop 3 prenderà proprio da qui il suo incipit!) ma del tutto autonomo, con cui Castellari è libero di sbizzarrirsi serrando ancor di più ritmo e azione.
Un’orgia di esplosioni, corpi che bruciano, scazzottate e ovviamente rallenty nemmeno fosse un film di Zack Snyder. Quel che ne esce è una pellicola addirittura superiore al primo capitolo, con un cameo d'eccezione: Moana Pozzi, ai tempi in cui ancora non era regina dell'hard. Nel frattempo 1990: I guerrieri del Bronx esce in America, rivelandosi un successo e DeAngelis cerca d'incalzare il regista, il quale però è in partenza per la Tunisia per girare Tuareg, film prodotto da Giovanni Bertolucci. «Ma vogliono un altro film con Mark Gregory diretto da te!» si lamenta il produttore «Avevamo parlato di fare la storia con l'indiano che dissotterra l'ascia di guerra! Non c'è nessun altro regista alla tua altezza, tanto vale allora che lo diriga io!». E così fa, esordendo alla regia con lo pseudonimo di Larry Ludman. Ma quella della trilogia di Thunder e dei tricolori cloni di Rambo è un'altra storia che magari, un giorno, vi racconteremo.