Vale la pena chiarirlo subito: Mulan è una delusione sotto ogni punto di vista. Deluderà chi si aspettava un remake puro in live action del cartone Disney; deluderà chi si aspettava un recupero maggiore dei classici cinesi; deluderà chi si aspettava soltanto di vedere un film d’azione godibile. Persino dal punto extra-cinematografico è una delusione. Ma procediamo con ordine.
La storia è quella che conosciamo tutti e per cui non vale la pena fare un riassunto, ma i presupposti che accompagnavano il film sembravano altissimi e di questo bisogna parlare. Mulan è stato un progetto da oltre 200 milioni di dollari. Quanto Tenet di Christopher Nolan e poco meno del primo Avengers. Un progetto mastodontico per un personaggio leggendario del folklore cinese, che si è scontrato con una sceneggiatura piatta e scialba, priva di qualsivoglia sfumatura o oggetto di riflessione.
Gli spiegoni degni delle fiction Rai tipo «Una figlia porta onore con il matrimonio» o «Diranno che è una strega», per spiegare la condizione femminile nella Cina dell’epoca, sono segno evidente di una totale mancanza di idee. Si è scelta la “via di mezzo”, che raramente funziona, per cercare di barcamenarsi tra il cartone Disney e il personaggio classico di Mulan. La regia di Niki Caro, che aveva fatto discretamente bene nei suoi film precedenti, è per questo confusionaria e spenta. La scelta di riempire tutto di colori si rivela distante anni luce dall’eleganza di Zhang Yimou e dei suoi Hero, La foresta dei pugnali volanti e La città proibita, in cui i colori assumevano contorni metaforici e ben si sposavano con una fotografia mastodontica. In Mulan invece appare tutto slavato: non c’è alcuna poetica, né ordine e significato, nessuna ricerca estetica. A ben vedere, di ricercato c’è ben poco in tutto il film.
Basti pensare alle due vestizioni della protagonista. La prima, utile a cercar marito, sembra uscita da un film di Wes Anderson; la seconda, ossia la trasformazione da donna a uomo, che nella leggenda è argomento fondamentale e a cui sono dedicati ampi versi, dura un paio di secondi frettolosi. Questo la dice lunga su quanto poco fosse centrato l’obiettivo. Anche i toni del film sono sbagliati sotto tutti i punti di vista: a scene grottesche, che richiamano il cartone animato, si mescola una serietà epica sopra le righe. Ne viene fuori un polpettone, storicamente poco credibile, che con il passare dei minuti si trasforma in cocente delusione. L’aspetto classico dei wuxiapian cinesi viene toccato solo di striscio con alcune sequenze d’azione, ma si perdono tutti quelli che sono i contenuti del genere, ed è una pecca insormontabile.
Persino gli effetti speciali, su cui si avevano le maggiori aspettative, visto il budget, sono in gran parte imbarazzanti: la scena della valanga di neve sembra uscita da un b-movie della Asylum.
Di per sé la scelta Disney di inserire il film a pagamento nel proprio catalogo Disney + (che ha già un canone mensile) è azzardata e fuori da ogni logica: chi non ha un abbonamento, per vedere Mulan paga quasi 30€, tra canone mensile e costo del film (il che non abbassa certo le aspettative sul film!); chi è già cliente, perchè mai dovrebbe vedere un film al costo di circa 22€, ben oltre il prezzo medio di un biglietto del cinema, senza la fondamentale esperienza cinematografica?
Oltre alle discutibili strategie distributive di Disney, altri aspetti legati a Mulan sono davvero difficili da digerire. Nei titoli di coda ci sono i ringraziamenti a ben sei agenzie governative cinesi che operano nello Xinjiang, una regione in cui è in atto il genocidio demografico degli uiguri, una piccola etnia in conflitto con il governo cinese. In questa regione ci sono campi di rieducazione in cui vengono indistintamente reclusi gli uiguri, mentre le donne vengono sterilizzate contro volontà attraverso operazione chirurgica o inserzione forzata di una spirale per fermare lo sviluppo demografico. I ringraziamenti nei titoli di coda a chi va perpetrando tali violazioni è qualcosa a cui non avremmo voluto assistere. Del resto, a rendere tutto, già in partenza, più amaro ci aveva pensato nel 2019 Liu Yifei, attrice protagonista di Mulan che ora vive negli USA, che aveva scritto sui social di essere a favore delle repressioni - violente - delle manifestazioni - pacifiche - di chi chiedeva più democrazia in Cina. Come se non bastasse la delusione per il film, quindi, alla visione di Mulan si aggiunge anche un pizzico di rabbia.
Genere: azione
Titolo originale: Mulan
Paese/Anno: USA, 2020
Regia: Niki Caro
Sceneggiatura: Lauren Hynek, Rick Jaffa, Elizabeth Martin, Amanda Silver
Fotografia: Mandy Walker
Montaggio: David Coulson
Interpreti: Liu Yifei, Donnie Yen, Jason Scott Lee, Utkarsh Ambudkar, Yoson An, Ron Yuan, Tzi Ma, Rosalind Chao, Gong Li, Jet Li
Produzione: Walt Disney Pictures Italia
Distribuzione: Walt Disney Pictures Italia
Durata: 120'
Data di uscita: 4/09/2020