Tre bandiere campeggiano sopra il titolo The Rossellinis: India, Svezia, Italia. Le stesse che Ingrid Bergman aveva incollato sul suo album di fotografie, ma ne appariranno altre, dalle bandiere di Italia e Stati Uniti nella cucina di Isabella a quella svedese che Renato regala al nipote del grande regista. Alessandro Rossellini gira questo film per indagare quella malattia che è convinto affligga i membri della sua grande famiglia: la rossellinite.
Non una vera patologia naturalmente, quanto un pretesto scherzoso per mettersi sulle tracce dei parenti allo scopo di svelarne qualche segreto e scoprire cosa li accomuni. Perchè la rossellinite riguarderebbe, più che il talento, il lato oscuro della personalità, la parte meno nobile ma proprio per questo quella più umana.
Ne esce così un Roberto Rossellini (troppo) innamorato delle donne, del bel mondo, del denaro necessario a pagarlo, ma prima di tutto innamorato di se stesso: un culto della propria personalità verso il quale il regista si aspettava fedeltà assoluta. La presa del potere da parte di Luigi XIV è il suo film più autobiografico, dice Alessandro Rossellini scherzando sull'aura quasi regale di suo nonno che, al di là del gioco, corrispondeva molto all'immagine della famiglia nata dal matrimonio con Ingrid Bergman. Su quella unione iniziata clandestinamente (erano entrambi già sposati) si puntarono subito tutti i riflettori; complice anche quella bellezza che la Bergman lasciò in dote alla figlia Isabella ed anche all'unico figlio maschio (Renato), che snobbò poi il mondo del cinema perchè privo del genio paterno. Una bellezza così ingombrante da diventare cruccio per chi nella famiglia riteneva di non averne ereditata abbastanza, come Isotta, sorella gemella di Isabella. E lo stesso Alessandro Rossellini scherza nel film sul suo non essere bello e, più in generale, sul suo sentirsi inadeguato in mezzo a tanti parenti “regali”. Lui figlio di Katharine Brown, una ballerina di colore con problemi di alcolismo, che si riprenderà nel film un po' di quello spazio che non aveva avuto in vita: è anche a lei che il film sembra implicitamente dedicato.
Autoironico, caustico e anche scomodo perchè non le manda certo a dire: «Oddio ho fatto incazzare Isabella», confida scherzando dopo essersi a sua volta scoperto davanti alla telecamera. Si scusa forse un po' troppo («Ho fatto una cazzata» minimizza sul suo essere regista) e il suo documentario ha anche un respiro più televisivo che da grande schermo: ma a ben vedere lo stesso Roberto Rossellini aveva dato tanto al cinema per la televisione. E di cinema questo The Rossellinis ne è davvero pieno: oltre ad alcune sequenze delle pellicole più importanti, ci sono soprattutto i suoi protagonisti con le loro vite cinematografiche. E c'è anche un'aria nostalgica e spaesata da road movie, con Alessandro che raggiunge i Rossellini nel mondo: la Svezia fiabesca e paradisiaca, dove incontra Renato ritiratosi in solitudine su un'isola (che fu il rifugio di sua madre Ingrid) dopo una vita in mezzo alle donne: un angolo di Svezia che tanto assomiglia a quello del Ritratto di mio padre di Maria Sole Tognazzi. L'America lynchiana nella casa fra i boschi di Isabella e quella newyorkese della sorella Isotta. L'India dalla quale veniva Gil, figlio adottivo del regista («il più Rossellini di tutti») che aveva documentato la sua vita, girando finchè la malattia se lo portava via. E infine i grattacieli di Doha, dove vive Raffaella, sorellestra di Gilles.
The Rossellinis è un lavoro schietto (Alessandro non vuole in alcun modo rifare Rossellini) e pieno di vita già a partire dal funerale del regista che apre il film, con la voce off che presenta in modo scanzonato i membri della famiglia; vitalità ed allegria mantenute fino al finale, che vede tutti riuniti per una evento organizzato da Vogue: «la prima volta che ci troviamo tutti senza un morto» scherza Isabella.
Una autobiografia per interposte persone, una terapia attraverso il film come dice Alessandro stesso, che scoprirà essere in realtà l'unico ad avere la rossellinite.
Ne esce un ritratto appassionato e anche irriverente del mito di Roberto Rossellini e della sua vita, molto simile a quella dello scrittore George Simenon: la passione per le donne, lo sperpero del denaro, la “internazionalità”, il culto di sé e del proprio mestiere, il rapporto con i figli. Quanto al meno grande Alessandro, nel suo piccolo pianta bene la sua nostalgica bandiera italiana.
Genere: documentario
Titolo originale: The Rossellinis
Paese/Anno: Italia, 2020
Regia: Alessandro Rossellini
Sceneggiatura: Alessandro Rossellini, Andrea Paolo Massara, Davis Simanis
Fotografia: Valdis Celmins
Montaggio: Ilaria De Laurentiis
Colonna sonora: Margherita Vicario, Elisabetta Spada, Ruggero Catania, Luigi De Gasperi, Stefano Brunetti
Produzione: B&B Film, VFS Films con Rai Cinema, Uldis Cekulis per VFS Film, Istituto Luce Cinecittà
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 97'
Data di uscita: 26/10/2020