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A Taxi Driver (2017): la recensione del film di Jang Hoon sulla strage di Gwangju

14/10/2020 15:26

Rita Ricucci

Recensione Film, Festival, Torino Film Festival, Film Corea del Sud, Jang Hoon,

A Taxi Driver (2017): la recensione del film di Jang Hoon sulla strage di Gwangju

A Taxi Driver è un film che parla il linguaggio della giustizia, con la lingua dell’ironia

A Taxi Driver è un film che parla il linguaggio della giustizia, con la lingua dell’ironia del primo protagonista, il tassista, e della determinazione del secondo, il giornalista. Il discorso è quello politico-sanguinario della strage degli studenti dell’Università Nazionale del Chonnam di Gwangju, Corea del sud. Per la storia sono circa più di un migliaio di vittime, per il governo solo 200. Il film di Jang Hoon ripercorre la storia attraverso gli occhi di un tassista di Seul. Kim (uno straordinario Sang Kang-ho, diventato famoso soprattutto dopo il successo di Parasite, Bong Joon-Ho 2019) è un tassista, vedovo, che ha contratto molti debiti dopo la morte di sua moglie, per riuscire a mantenere la casa e la sua unica figlioletta. 

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Quel poco che guadagna a malapena copre le spese delle riparazioni della sua auto, necessaria al suo lavoro. Finalmente arriva la sua occasione quando, a un suo collega, “ruba” un cliente europeo il quale pagherà 100 mila won per la sua corsa.

Ma il povero Kim non sa che il tedesco Jurgen ‘Peter’ Hinzpeter (il bravissimo Thomas Kretschmann) è un giornalista e la sua destinazione è Gwang ju.  Lo sguardo ingenuo di Kim nello specchietto retrovisore dell’auto, è lo stesso dello spettatore. Passa dalla sorpresa di scoprirsi capace di proferire qualche parola in inglese, alla stessa sorpresa di scoprire un posto di blocco: la cittadina è offline, blindata, sottoassedio.

 

Al modo di una commedia italiana degli anni ‘50, il tassista tenta goffamente di fare dietrofront se non fosse per quel profumo avvincente dei soldi che il fotoreporter gli mostra. Procedono su una deviazione e raggiungono la città. Una camionetta di studenti, armati di bandiere e intenti patriottici rispondono alle prime domande del giornalista che decide di proseguire con loro. Il tassista pare assai contento di liberarsene e si mette in moto per il ritorno. Ed è un vero e proprio ritorno quello che accade da questo punto in poi. Il ritorno a un’umanità degna di essere chiamata tale, a una giustizia fatta di solidarietà e denuncia del male che lede il diritto di ogni essere umano.

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Nel film, i due protagonisti sono una coppia dagli autentici valori: il primo al limite del comico, con imprese bizzarre cerca di assicurasi il suo guadagno; il secondo con grande determinazione e coraggio vuole denunciare le ingiustizie.

 

La coppia di protagonisti si incontrerà nella drammaticità di un’esperienza comune che li vedrà fortificarsi come uomini, nella reciproca attitudine al bene. A Taxi Driver è un film di denuncia a 360 gradi: dalla povertà della grande città, Seul, dove l’usura è all’ordine del giorno portando sul lastrico intere famiglie, alla miseria umana del genocidio commesso nei confronti di giovani, privati dei loro diritti basilari. Lo sguardo allibito e sconvolto del tassista protagonista, sul massacro in slow-motion è anche quello dello spettatore che con Kim condivide quella domanda da bambini: «Come possono sparare alla gente?»

 

Dopo Secret Reunion (2010) e The Front Line (2011), Jang Hoon offre al pubblico la soddisfazione di uno sguardo dedicato alla storia dei più deboli, degli indifesi. Senza esitare la denuncia, concede di sorridere purché la verità possa avere vita.


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Genere: action, drammatico

Titolo originale: Taeksi Woonjunsa

Paese/Anno: Corea del Sud, 2017

Regia: Jang Hun

Sceneggiatura: Eom Yu-na

Fotografia: Go Rak-sun

Montaggio: Kim Jae-bum, Kim Sang-bum

Interpreti: Choi Gwi-hwa, Daniel Joey Albright, Park Hyuk-kwon, Ryu Jun-yeo, Song Kang-ho, Thomas Kretschmann, Yoo Hai-jin

Produzione: The Lamp

Durata: 137'

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