«Ispirato a fatti realmente accaduti» si legge nei titoli di testa di Lezioni di persiano: avvertenza divenuta sempre più frequente che sembra ormai una sorta di docg, una garanzia di qualità di un film. Film che in questo caso è molto più “ispirato” che “accaduto”, partendo dal soggetto del romanzo Invenzione di una lingua (del quale scommettiamo già una edizione italiana) dello scrittore e regista Wolfang Kohlhaase.
Gilles è un ebreo francese che viene caricato dalle SS su un camion, dove scambia il suo panino per un libro scritto in farsi offertogli da uno dei prigionieri; qualche istante dopo vengono fucilati tutti eccetto Gilles che, ispirato dal libro appena ricevuto, si salva spacciandosi per persiano.
Nel campo dove viene condotto attira l'attenzione dell'ufficiale responsabile delle cucine, determinato a imparare il farsi per raggiungere il fratello a Teheran e aprirvi un ristorante. Gilles si improvvisa così maestro di una lingua che non conosce ma inventa giorno per giorno: partendo dai registri dei deportati, userà i loro nomi per inventarsi e memorizzare le parole che insegnerà all'ufficiale Koch.
A poca distanza da La vita nascosta di Terrence Malick (e anche da Jojo Rabbit) ecco dunque l'ennesima pellicola sul tema della Shoah, che si rivolge alle grandi platee e ai riconoscimenti più prestigiosi.
E se la storia è un piccolo gioiello, Vadim Perelman ha mano troppo poco personale per valorizzarla a pieno. Quello che ne esce è un film di discreta fattura e di buona “utilità” per le scuole: con tutti i suoi insegnamenti (l'importanza della cultura, il potere della fantasia, l'universalità della poesia), gli stereotipi collaudati sui nazisti (compresa l'ironia sulla loro virilità) e il finale banale ma istruttivo. Tra ovvie concessione alla spettacolarizzazione del male e clichè da filone carcerario (con l'amicizia dei due fratelli italiani), ci sono però una certa suspence e qualche momento riuscito (la poesia di Koch in una lingua che non esiste ha di per sé della poesia). È ben sviluppato anche il rapporto che si trasforma tra i due protagonisti e sono efficaci alcune esterne (come la festa dei gerarchi nel bosco), che ricordano le atmosfere di Heimat di Edgar Reitz.
Ma a prevalere è un registro drammatico con molte indecisioni ed ingenuità; alcuni sviluppi della sceneggiatura sono troppo forzati o troppo scontati (come lo smascheramento di Gilles quando confonde “pane” con “albero”), finendo per stancare anzitempo. Perelman, che certamente non è ne Malick né Reitz, non è nemmeno Steven Spielberg: Lezioni di persiano spreca un valido soggetto con una visione troppo superficiale e didascalica, allungando la lista dei film sull'Olocausto che strappano il sei politico.
Genere: drammatico
Titolo originale: Persian Lessons
Paese/Anno: Germania, 2020
Regia: Vadim Perelman
Sceneggiatura: Ilya Tsofin
Fotografia: Vladislav Opelyants
Montaggio: Gianluca Scarpa
Interpreti: Nahuel Pérez Biscayart, Lars Eidinger, Leonie Benesch, David Schütter, Alexander Beyer, Giuseppe Schillaci
Colonna sonora: Evgueni Galperine, Sacha Galperine
Produzione: Hype Film, ONE TWO Films
Distribuzione: Academy Two
Durata: 128'
Data di uscita: 19/11/2020