Su Netflix è arrivata Strappare lungo i bordi, serie scritta, diretta e disegnata dal fumettista romano Zerocalcare.
Se ne parlava ormai da tempo di un adattamento su schermo (grande o piccolo che fosse) delle strisce di Zerocalcare. Ora su Netflix è finalmente arrivata Strappare lungo i bordi, serie scritta, diretta e disegnata dal fumettista romano. Vogliamo dirlo a gran voce? È la miglior produzione Netflix Italia arrivata sulla piattaforma fino a oggi.
Il fenomeno Zerocalcare
Zerocalcare, al secolo Michele Rech, inizia nel 2011 a pubblicare brevi racconti autobiografici sul blog zerocalcare.it che si impongono subito come cult. Diventa un fenomeno di massa senza nemmeno rendersene conto, rastrellando premi ed esaurendo le pubblicazioni in prevendita, prima che il volume esca fisicamente (è successo con Un polpo alla gola e Ogni maledetto lunedì su due). Subito si è iniziato a parlare di un possibile adattamento: un live action, un film animato, una serie? Le possibilità erano molteplici.
Zerocalcare: dai fumetti alla serie tv
Le prime notizie iniziano a circolare nel 2013, quando Zerocalcare incomincia a scrivere insieme a Valerio Mastandrea una sceneggiatura tratta da La profezia dell'Armadillo. Sceneggiatura che effettivamente si tramuta in film nel 2018, quando l“adattamento” (le virgolette sono d’obbligo) esce al cinema. L’unica cosa imbroccata qui è il casting di Pietro Castellitto nei panni di Secco (oggettivamente identico) mentre tutto il resto viene toppato in pieno.
Lo spirito anarchico delle opere di Zerocalcare, un mix tra pessimismo cosmico, cultura pop e satira, viene diluito nella tipica messa in scena italiana, prosciugato da ogni irriverenza in favore di dialoghi stantii, recitati sottovoce e intrisi di una pesantezza davvero fuori luogo. Per non parlare della resa visiva dell’Armadillo, in bilico tra inquietante e imbarazzante. Non c’è nulla, in questo film 2018, che ricordi lo spirito di Zerocalcare.
Poi, in pieno lockdown, arriva su La7 e Youtube la serie di corti animati Rebibbia Quarantine, che raccontano la quotidianità di milioni di italiani alle prese con pandemia e reclusione, facendo intuire al pubblico che quella era la giusta strada da seguire. E infine l’annuncio sui profili social: una serie animata prodotta da Netflix.
Strappare lungo i bordi: la serie tv Netflix
Che dire di questa serie? È Zerocalcare. Sin dalle prime scene è chiaro come la strada imboccata sia quella giusta. Quella che i fan si aspettavano di trovare, ovvero le pagine di un fumetto che si sono animate! Una specie di effetto Sin City.
La serie è strutturata in 6 episodi dalla durata di circa 20 minuti, il che rende Strappare lungo i bordi fruibile anche come se fosse un unico film di due ore, con una narrazione che cresce, si evolve e alla fine ti dà il colpo di grazia.
Sì, perché come nelle migliori opere del fumettista romano, all’inizio veniamo travolti da un bombardamento di scene di vita vissuta, personaggi improbabili, situazioni surreali ma anche terribilmente vicine al nostro quotidiano; il tutto condito con una buona dose di citazioni e rimandi alla cultura pop più variegata, dagli anni ’80 sino a oggi.
I personaggi di Strappare lungo i bordi
La narrazione a mitraglia della voce dello stesso Zerocalcare (che doppia il suo protagonista, ma non solo) rigorosamente in romanaccio da battaglia (from Rebibbia, per la precisione), ci presenta i quattro protagonisti della storia intrecciando spezzoni di presente ed episodi del passato.
C’è ovviamente Zero, accompagnato dall’inseparabile Armadillo, una sorta di proiezione della sua coscienza: cinico, nichilista e doppiato (in modo perfetto) proprio da Valerio Mastandrea.
Poi c’è l’immancabile migliore amico Secco, la cui ambizione di vita è mangiare gelato e sbancare il lunario giocando a poker online; Sara che sogna di diventare insegnante e infine Alice, ragazza che con Zero avrà un lunghissimo tira e molla sentimentale, se così vogliamo chiamarlo.
Zerocalcare come Bojack Horseman
Se l’inizio è travolgente e fa ridere, tanto e di gusto, mano a mano che la storia va avanti iniziano a intravedersi delle crepe oscure qua e là. In questi frangenti la serie diventa altro, riuscendo a parlare direttamente allo spettatore di temi importanti, esistenziali e non, gettandogli addosso una buona dose di malinconia.
Ed è questo ciò che rende grande una serie, soprattutto se animata (perché l’animazione, per antonomasia, viene sempre ritenuta una cosa “da bambini”): come aveva già fatto Bojack Horseman qualche anno fa, anche Strappare lungo i bordi riesce a passare, in modo quasi schizofrenico, dalla demenzialità alla riflessione profonda sul senso di esistere.
Quando i titoli di coda arrivano tu resti lì, a fissarli, con una pesantezza che ti schiaccia lo stomaco e un sorriso ebete sulle labbra. Perché alla fine a Zerocalcare non importa dare delle rispose, ma solo fare delle domande, tanto a sé stesso, quanto al suo pubblico.
Questa è sempre stata la forza delle sue opere e ritrovarla così impeccabile anche in un adattamento animato è al contempo straniante e bellissimo. Nell’ultimo episodio, l’epilogo della storia, è persino difficile non farsi diventare gli occhi lucidi e trattenere le lacrime. Scusate se è poco.