Che il cinema abbia un costante interesse nel raccontare gli eventi legati alla Seconda Guerra Mondiale non è certo un mistero. Ciò che è interessante notare, però, è che a distanza di un mese dall’uscita nelle sale italiane di Lee, con protagonista Kate Winslet, dedicato alla fotoreporter Lee Miller che mostrò al mondo le atrocità della Shoah, arriva ora in sala un’altra storia di donne, che arricchisce ulteriormente il mosaico di punti di vista sul conflitto mondiale.
Il 27 marzo esce infatti al cinema Le Assaggiatrici: diretto da Silvio Soldini e coprodotto da Italia-Belgio-Svizzera, si basa sull’omonimo romanzo di Rosella Postorino, a sua volta ispirato alla storia vera di Margot Wölk, che nel 2012 ha svelato al mondo di essere stata una delle donne chiamate ad assaggiare i pasti di Hitler per scongiurare un suo avvelenamento.
La trama de Le Assaggiatrici: un rituale tra vita e morte
La vicenda si svolge nell’arco di un anno, tra il 1943 e il 1944, quando il conflitto si fa sempre più intenso e le forze tedesche sono sempre più preoccupate dall’avanzare degli Alleati, in uno stato di crescente paranoia riguardo a possibili attentati contro Hitler. La storia segue il punto di vista di Rosa Sauer, interpretata da un’intensa Elisa Schlott, che lascia Berlino in seguito ai bombardamenti per rifugiarsi nel paese natale del marito Gregor, ancora al fronte.

Ospite a casa dei suoceri, scopre ben presto che le foreste che circondano il tranquillo paesino nascondono in realtà la Tana del Lupo, ovvero il quartier generale in cui si rifugia proprio il Führer.
Rosa, insieme ad altre sei donne del Paese ritenute in buona salute, viene assoldata per svolgere il ruolo di “assaggiatrice”, con il compito di mangiare gli stessi pasti destinati a Hitler, per verificare che il cibo non sia avvelenato.
Scena dopo scena, il pubblico assiste con il fiato sospeso a un vero e proprio rituale, che prevede che le sette donne mangino esclusivamente quello che viene loro servito, aspettino un’ora sedute al tavolo dopo aver finito di mangiare e trascorrano l’attesa tra un pasto e l’altro nel piccolo giardino del comando tedesco, che sia inverno o che sia estate.

Le donne e la guerra: tra il male e la sopravvivenza
Durante questi momenti si crea un micromondo in cui impariamo a conoscere le assaggiatrici: Rosa, Elfriede (Alma Hasun), Leni (Emma Falck), Heike (Olga Von Luckwald), Ulla (Berit Vander), Sabine (Kriemhild Hamann) e Augustine (Thea Rasche). Sono tutte diverse, nascondono segreti più o meno grandi, alcune sono fiere di poter servire Führer e di poter scoprire aneddoti relativi alla sua quotidianità grazie ai racconti del cuoco.
La sceneggiatura è attenta a raccontare attraverso le sette donne le molteplici sfaccettature della guerra, evidenziando i forti contrasti e le profonde ipocrisie che le protagoniste si trovano ad affrontare, costrette a muoversi tra ciò che ritengono giusto e ciò che, invece, percepiscono come sbagliato, ma che devono accettare per sopravvivere.

La guerra non solo le obbliga a confrontarsi con la morte ad ogni boccone, ma le spinge a prendere decisioni morali estremamente difficili, in cui la linea tra il bene e il male appare sempre più sfumata. L’assunzione del ruolo di "assaggiatrici" è solo uno degli esempi di come la necessità di sopravvivenza entri in conflitto con i principi morali, mettendo in discussione la loro dignità, la loro identità e in alcuni casi le loro convinzioni. È un “lavoro”, vengono pagate per farlo, e tanto basta a Rosa per non tirarsi indietro (e in fondo: avrebbe mai potuto sottrarsi?).


Anche grazie ad una sapiente fotografia, nel corso del film si percepisce il profondo contrasto tra gli umili e semplici pasti consumati a casa dei suoceri di Rosa, dove la quotidianità è segnata dalla povertà e dalla paura della guerra, e quelli che oggi definiremmo "gourmet", preparati con una meticolosa cura dal cuoco personale di Hitler ma che sono potenzialmente letali.

Uno sguardo nuovo, femminile
Le Assaggiatrici è un film necessario, che si distingue per la profondità del suo approccio e per la qualità del suo cast, capace di offrire uno sguardo nuovo sul conflitto mondiale, esplorando aspetti meno noti e spesso trascurati della Seconda Guerra Mondiale, come le condizioni in cui si trovavano le donne, le loro lotte interne e il loro coraggio nel sopravvivere a una realtà insostenibile.
Sebbene il film, in alcuni passaggi, possa sembrare ridondante, ripetendo alcune dinamiche narrative per enfatizzare la tensione, questo non intacca la forza complessiva della narrazione. Anzi, aiutano a sottolineare l’opprimente routine della vita delle protagoniste, obbligate ogni giorno a confrontarsi con il rischio di morte e la paura di tradire loro stesse.


Quello che davvero emerge con intelligenza è la complessità delle contraddizioni insite nella guerra, che non è solo una questione di battaglie tra eserciti, ma anche una lotta interiore, fatta di scelte morali dolorose, di compromessi e di rinunce. Le Assaggiatrici diventa un racconto di sopravvivenza, capace di portare con delicatezza e convinzioni sul grande schermo la visione delle esperienze femminili in tempi di conflitto.

Genere: drammatico, storico
Paese, anno: Italia/Belgio/Svizzera, 2025
Regia: Silvio Soldini
Soggetto: dal romanzo di Rosella Postorino
Sceneggiatura: Doriana Leondeff, Silvio Soldini, Lucio Ricca, Cristina Comencini, Giulia Calenda, Ilaria Macchia
Interpreti: Elisa Schlott, Max Riemelt, Alma Hasun, Esther Gemsch, Jurgen Wink, Emma Falck, Olga Von Luckwald, Berit Vander, Kriemhild Hamann, Thea Rasche, Boris Aljinović, Nicolo Pasetti, Peter Schorn, Gabriele Mazzoni, Philipp Seppi, Paolo Grossi, Lukas Zingerle, Marco Boriero, Alessandro Passi
Produttore: Lionello Cerri, Cristiana Mainardi, Joseph Rouschop, Katrin Renz, Stefan Jäger
Fotografia: Renato Berta
Montaggio: Carlotta Cristiani, Giorgio Garini
Musiche: Mauro Pagani
Scenografia: Paola Bizzarri
Costumi: Marina Roberti
Trucco: Esmé Sciaroni