Il sottogenere rape & revenge impone una figura femminile che sia prima vittima (di abusi sessuali, come da definizione) e dopo carnefice in una sorta di rinascita, come una fenice. Un canovaccio che il cinema ha impiegato quasi un ventennio a metabolizzare. Si può dire che tutto sia iniziato con origini nobili: nel 1960 in Svezia, con La fontana della vergine di Ingmar Bergman, pellicola che porta a casa anche l’Oscar come Miglior Film Straniero.
Il film racconta la storia di una ragazza stuprata e uccisa nel bosco da un gruppo di briganti, la cui morte verrà poi vendicata dall’ira del padre. Dopo Bergman, a sua volta ispirato da un racconto popolare, tutto rimane immobile sino al 1972, quando negli Stati Uniti esce L’ultima casa a sinistra diretto dall’allora esordiente Wes Craven.
Il film usava lo stesso canovaccio di Bergman, ma prosciugato da qualsiasi sottotesto religioso e ostentando una violenza estrema per l’epoca; al punto che come frase di lancio venne usato un geniale «It’s only a movie!», per rassicurare gli spettatori.
L’ultima casa a sinistra è un successo, nonostante le critiche. Ovviamente pellicole dalla trama simile iniziano ad approdare in frotta sugli schermi di tutto il mondo. L'Italia, che in quel periodo viveva di produzioni low budget e exploitation che saccheggiavano senza ritegno le idee delle controparti americane, non si tira indietro.
È in questo clima che esce L’ultimo treno della notte, considerato il miglior rape & revenge italiano, anche se non è propriamente in senso classico.
A dirigere vi è Aldo Lado, al tempo reduce da un dittico di pellicole (La corta notte delle bambole di vetro del 1971 e Chi l’ha vista morire? dell’anno successivo) che cavalcavano il filone del giallo all’italiana e ne rappresentano ancora oggi due interessanti variazioni sul tema.
È la vigilia di Natale e, dalla stazione di Monaco di Baviera, parte un treno diretto a Verona.
A bordo, tra gli altri passeggeri, Lisa e la cugina Margareth, che stanno rientrando in Italia, e due ladruncoli saliti per caso, per sfuggire a un poliziotto che li sta inseguendo. Oltre a loro, una misteriosa e sensuale signora piacente e borghese.
In seguito a un “falso allarme bomba” i passeggeri sono costretti a cambiare treno, prendendo un notturno da Innsbruck che li condurrà alla destinazione finale. Ed è qui che il film svolta: i destini di questi cinque personaggi si scontrano (inevitabilmente) e l’atmosfera si fa torbida e malsana, in un crescendo di tensione (sulle note di Ennio Morricone) che esploderà in una violenza improvvisa, brutale e senza movente.
Alla sua uscita, nel aprile del 1975, il film viene pesantemente censurato: in Italia è vietato ai minori di 18 anni e nel Regno Unito bandito - letteralmente - fino a una manciata di anni fa.
La scena che più di tutte si è impressa nell’immaginario comune del genere, donando a L’ultimo treno della notte quella fama di film shock di cui gode ancora oggi, è quella dello stupro di una delle ragazze con un coltello a serramanico. Oltre alla parte exploitation però, Aldo Lado pone l’accento anche sull’aspetto sociologico della vicenda, partendo dai vari personaggi che affollano il treno - una fauna notturna che spazia da neo-nazisti e viscidi voyeur - e che trovano la sublimazione nel personaggio della Signora. Elegante e borghese, all’apparenza rispettabilissima, ma che cela un’indole lussuriosa e sadica.
È lei il demiurgo del film, colei tira le fila nella parte “rape”, usando il sesso come se fosse una vera e propria arma: prima lo sfrutta per soggiogare uno dei malviventi in un amplesso nel bagno; poi, forte di questo controllo ottenuto, spingere lui e il suo scagnozzo (psicologicamente più debole) a violentare le due ragazze. Infine, forte della propria rispettabilità, la Signora si fingerà lei stessa vittima dei malviventi, rivelando allo spettatore tutta la sua natura manovratrice, fredda e spietata.
Il fatto che la Signora riesca a salvarsi sia dai due stupratori, interpretazione “revenge” del film, sia dalle maglie della giustizia, lascia al pubblico di L’ultimo treno della notte una riflessione sul potere delle apparenze e, ancor di più, su quello del denaro. Attuale ieri, come oggi.
Con TetroVideo è arrivata a ottobre 2021 in Italia l'edizione Blu-ray più completa, nel restauro audio e video, di L'ultimo treno della notte.
Genere: drammatico, estremo
Paese, anno: Italia, 1975
Regia: Aldo Lado
Sceneggiatura: Aldo Lado, Ettore Sanzo'
Fotografia: Gábor Pogány
Montaggio: Alberto Gallitti
Interpreti: Flavio Bucci, Macha Meril, Gianfranco De Grassi, Enrico Maria Salerno, Marina Berti, Franco Fabrizi
Musiche: Ennio Morricone
Produzione: European
Distribuzione: TetroVideo
Durata: 91'