C’è una specie di fil rouge impalpabile che serpeggia attraverso il genere horror: il tema della mano. Per un non meglio specificato motivo, questo nostro arto - se separato dal corpo - riesce a diventare un elemento orrorifico che nei secoli è stato al centro di romanzi e film.
Il primo esempio è il racconto datato 1875, La mano dello scorticato, che parla di un’inquietante mano che, da macabro souvenir, si anima per uccidere il suo nuovo proprietario. Poi c’è il ben più famoso La zampa di scimmia di William Wymark Jacobs, pubblicato nel 1902. Tra i film invece troviamo gli esempi più disparati, alcuni vecchi quanto il cinema stesso: il primo risale addirittura al 1924 e si intitola Orlacs Hände (Le mani dell’altro), film austriaco che racconta la storia di un pianista a cui, dopo un incidente, trapiantano le mani di un assassino che sembrano vivere di vita propria.
Poi c’è La Mano di Oliver Stone, in cui è l’arto di un giovane Michael Caine a uccidere. In Giovani Diavoli, invece, la mano oziosa di un adolescente viene posseduta da Satana. E possiamo andare avanti: dal trash di La mano strisciante al cult Waxwork, da Ash che combatte con la sua stessa mano in La Casa 2 sino all’iconica Mano della Famiglia Addams, vero e proprio personaggio della serie.
E ora a questa lunga lista di titoli andiamo ad aggiungere anche Talk to me, film d’esordio dei gemelli Danny e Michael Philippou: dopo essersi fatti notare con il loro canale Youtube RackaRacka, a base di video horror-comedy, i due registi hanno girato quello che probabilmente è il miglior horror della stagione. E lo hanno fatto senza una goccia di comedy (ma con un bel po’ di sangue!).
I gemelli Philippou hanno avuto l’indubbia intuizione di arricchire una trama scarna con una serie di dettagli interessanti che spaziano dai traumi personali alla critica verso una generazione annoiata, che cerca qualche brivido nell’ultima challenge di TikTok.
La trama è la classicissima seduta spiritica tra amici che sfugge… di mano! Un gruppo di ragazzi si ritrova per una seduta, accende una candela e, a turno, ognuno di loro stringe la mano imbalsamata di uno stregone (o forse era un medium) pronunciando le parole “parla con me” (Talk to me).
Dopodiché si fanno letteralmente possedere dallo spirito di turno per un tempo massimo di 90 secondi, entro cui devono mollare la presa sulla mano e spegnere la candela. Queste sono le regole che, a un certo punto, dovranno per forza venire infrante.
Lo scheletro di Talk to me è una progressione lenta e asciutta, come uno scivolo poco pendente che sai che a un certo punto inevitabilmente cadrà a strapiombo.
Il ritmo è ottimo e la durata perfetta: incredibile ma vero si rispettano i canonici 90 minuti che dovrebbero essere lo status naturale di un horror! Lo spettatore è combattutto tra il desiderio di vedere i personaggi tutti morti malissimo e la pietà nei loro confronti; perché - in fondo in fondo -sono solo un po’ stupidi e (ognuno a proprio modo) traumatizzati.
E poi c’è il discorso soprannaturale, che in Talk to me è il cardine attorno a cui ruota la vicenda, finalmente esplorato sono un’ottica diversa e decisamente più inquietante. Ultimamente quando si parla di spiriti, possessioni e demoni, la prima cosa che viene in mente è un corridoio buio con una porta che cigola sinistra prima che lo spirito di turno si materializzi, accompagnato da un colpo improvviso di colonna sonora; e questo grazie al proliferare (e al successo) del conjurinverse.
I gemelli Philippou invece fanno il dito medio ai jumpscare e tutti gli altri cliché accessori, preferendo rifugiarsi in un’iconografia “anni ‘80”, inteso nel modo più genuino del temine.
Si vede che le loro ispirazioni sono i trucchi horror old shool alla Tom Savini, che calibrano le esplosioni di violenza e sangue (gore quasi fulciano in una scena!) e dosano la tensione non attraverso i salti sulla sedia, ma con una regia solida.
In più le incarnazioni degli spiriti che appaiono sullo schermo sono un tripudio di lattice e protesi, il tutto suggellato da un immaginario latente di estremo piacere e indicibile dolore che riecheggia a gran voce la dimensione oscura da cui provengono i Cenobiti di Hellraiser.
Talk to me è un ottimo horror, che ha il pregio di raccontare la sua storia in modo originale, con un occhio rivolto al proprio target (i ragazzi, d’altra parte i registi sono degli youtubers), ma senza dimenticare la vecchia tradizione del genere. Solo per questo, e scusate se è poco, merita ben più rispetto di una suona indemoniata che non riesce nemmeno più a incutere timore.
Genere: horror
Paese, anno: Australia, 2022
Regia: Danny Philippou, Michael Philippou
Interpreti: Sophie Wilde, Miranda Otto, Joe Bird, Alexandra Jensen, Otis Dhanji, Marcus Johnson, Alexandria Steffensen, Zoe Terakes, Chris Alosio
Sceneggiatura: Bill Hinzman, Daley Pearson, Danny Philippou
Fotografia: Aaron McLisky
Montaggio: Geoff Lamb
Musiche: Cornel Wilczek
Produzione: Causeway Films, Talk to Me Holdings
Distribuzione: Midnight Factory, etichetta di Plaion Pictures
Durata: 94'
Data di uscita: 28 settembre 2023