Vincent (Patrick Bruel), agente immobiliare di successo è invitato a cena dalla sorella Elizabeth (Valérie Benguigui) e dal cognato Pierre (Charles Berling), due altezzosi professori universitari. Insieme alla moglie di Vincent, Anne (Judith El Zein), in dolce attesa, tra gli ospiti c’è anche il musicista Claude (Guillaume De Tonquedec). Nel corso della serata i commensali si esibiranno in conversazioni surreali e battibecchi velenosi, scatenati a partire dal nome scelto da Vincent e Anne per loro figlio.
Malamente tradotto dalla distribuzione nostrana, il meno raffinato titolo italiano punta a recuperare la tradizione di cene “alla francese” di cui, prima fra tutti, viene in mente l'indimenticabile La cena dei cretini di Francis Veber. Un gruppo di personaggi si ritrova attorno ad un tavolo e, in un crescendo di nervi, ognuno di loro getta lentamente la maschera della cortesia e della misura mostrandosi per quello che è davvero, tra gag e situazioni comiche grottesche. In Cena tra amici il “casus belli” è il dibattito che si solleva sul nome (le prénom del titolo, appunto) da dare al nascituro di Vincent e Anne, coppia di benestanti con manie di grandezza. L’intenzione della regia è claustrofobica, l’azione limitata in pochi spazi ripetuti, l’attenzione tutta rivolta sugli attori. Per questo è da lodare l’interpretazione del cast, lo stesso della pièce teatrale originale. Unico outsider è Charles Berling, nel ruolo di Pierre, il professore universitario simbolo della decadente classe intellettuale francese.
Portare al cinema un'opera dal forte impianto e ossatura teatrali non è semplice, lo sa per primo Roman Polanski, in grado con Carnage di suggellare un vero capolavoro affidandosi ad un cast di stelle hollywoodiane in pieno e trabordante stato di grazia. I registi, e autori del testo teatrale, Alexandre De La Patellière e Matthieu Delaporte, provano a fare del loro meglio. Quello che però a teatro può rivelarsi un successo, sul grande schermo necessita di elementi aggiuntivi rispetto ad un copione arguto, battute al vetriolo e dialoghi serrati da utilizzare come palliativi per tempi dilatati e pochi picchi narrativi. L’acuta riflessione sulle classi sociali della Francia moderna, su pellicola si presenta come oeuvre verbosa, borghese e tendenzialmente noiosa. Resta da vedere se il pubblico italiano, poco avvezzo alla comicità d’oltralpe e alla riflessione socio-culturale che vi sta dietro, ricompenserà la pellicola o se Cena fra amici è destinato a calcare, non schermi, ma palchi migliori.