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Babadook

20/07/2015 11:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Babadook

Babadook è l'uomo nero che ti ruba il sonno intero...

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Amelia (Essie Davis) ha avuto una vita perfetta: scrittrice di successo e donna affascinante, con un marito di cui era follemente innamorata. Questo paradiso in Terra, però, si spezza quando Amelia perde improvvisamente il suo compagno; la donna si trova così “costretta” a crescere il figlio completamente sola. Sette anni dopo il lutto, la perdita dell'amato è ancora un trauma e Amelia si trova a rigettare il dolore sulle spalle del piccolo Samuel (Noah Wiseman), silenzioso bambino di sette anni che soffre di panico notturno. Ogni notte, infatti, Amelia è costretta a controllare ogni anfratto della stanza di suo figlio alla ricerca del mostro che Samuel dice di vedere in continuazione. Quando, poi, in casa viene trovato il libro intitolato Babadook il bambino si convince di essere davanti al mostro che popola le sue notti e, ben presto, anche Amelia dovrà confrontarsi con questa oscura presenza.


Babadook è il film horror che segna il debutto alla regia di Jennifer Kent. Sua anche anche la sceneggiatura, ispirata a Monster, cortometraggio in bianco e nero diretto nel 2005. La regista miscela con un equilibrio perfetto il racconto dell'orrore – fatto di scricchiolii sinistri e ombre danzanti sui muri – con una narrazione intima e femminile, volta ad analizzare il rapporto genitore/figlio. Da una parte, quindi, ci sono tutte le componenti del classico film horror che spaventa al punto giusto; dall'altra vi è invece una profonda riflessione su cosa voglia dire crescere un bambino, soprattutto dopo la perdita di un compagno. A questo equilibrio narrativo, che non risparmia spaventi e spunti tutt'altro che scontati, Jennifer Kent controbilancia una costruzione scenica precisa e avvolgente. Ogni inquadratura è studiata nel minimo particolare, senza però che lo spettatore sia costretto a notare la fatica nascosta dietro la sua realizzazione. La composizione appare sempre molto naturale e al tempo stesso spettrale. Jennifer Kent fa spesso ricorso a linee pulite e forme geometriche claustrofobiche che strizzano l'occhio al cinema dell'orrore di stampo espressionista, nato e cresciuto soprattutto in Germania. La paura in Babadook è generata da un'accurata fotografia che gioca brillantemente con luci e ombre all'interno di un'abitazione scricciolante, sinistra quanto il suo ospite. Una costruzione precisa e spaventosa che rendono Babadook una delle migliori e più riuscite pellicole di genere degli ultimi anni.


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