Bello: non vi sono molti altri aggettivi per definire questa ennesima trasposizione cinematografica dell’Arrampicamuri. In 16 anni Spiderman è approdato sul grande schermo per ben nove volte (contando anche il suo cameo in Captain America: Civil War) e per otto era sempre Peter Parker. L’orfano del Queens è stato incarnato da tre diversi attori e ora tocca a un cartone animato raccontare le nuove imprese dell’Uomo Ragno. Anche se chiamarlo cartone animato è riduttivo, poiché Spider-Man: Un Nuovo Universo è davvero un ottimo film, con trovate per nulla banali (sia a livello di trama che di soluzioni visive) che riescono a portare una ventata d’aria fresca nello stantio e iper-saturo mondo dei cinecomics. Tutto questo al netto del fatto che il film è comunque “legato” da tutte quelle limitazioni che ha una storia di origini: presentazione del personaggio, arrivo del potere, scoperta di esso prima dell’inevitabile scontro con il villain di turno. Insomma, all’apparenza il solito canovaccio.
La cosa apprezzabile, già dal trailer, è il fatto che il film non si concentri per l’ennesima volta su Peter Parker quando comunque nei fumetti Marvel il ragazzo è solo una (anche se di certo la più famosa) incarnazione del personaggio. Infatti, dopo la sua uscita di scena nel ciclo de "La morte di Spiderman”, si sono avvicendati nei comics nuovi eroi che hanno ereditato la sua ragnatela e tra questi vi è Miles Morales, ragazzino afro-americano che vive a Brooklyn. Interessante notare come, in un periodo in cui Hollywood è impegnatissima a dare risalto alle minoranze etniche, nessuno abbia pensato a portare questo personaggio sullo schermo prima di oggi.
Miles è il tipico adolesente, insicuro e un po’ ribelle, che non vuole piegarsi alle regole imposte dai suoi genitori. Una sera scivola in un condotto sotterraneo per ricoprire un muro con i suoi graffiti, ma mentre è lì viene prima morso da uno strano ragno, poi assiste a una lotta furiosa tra Spiderman e un gigantesco Green Goblin, durante la quale il primo perisce. Lo spietato Kingpin, tolto di mezzo l’acerrimo nemico, cercherà di portare a termine il suo piano. Far collidere varie dimensioni in un solo punto. Ciò trascinerà sulla Terra diverse incarazioni di Spiderman, che uniranno le forze contro il gigantesco magnate.
In questo film compaiono ben sei Spiderman (più quello che muore all’inizio), tutti diversissimi e carismatici al punto da far desiderare al pubblico di vedere altri film incentrati su di loro. C’è Morales alla scoperta dei suoi nuovi poteri; c’è un Peter Parker invecchiato, cinico e leggermente sovrappeso; c’è Spider-woman che in più di un occasione ruba la scena al protagonista; c’è uno Spidy in versione noir, in bianco e nero, che ha la voce di Nicolas Cage; c’è la variante manga con al seguito un robot futuristico in stile Ghost in the shell e infine c’è Spiderpork. La cosa sorprendente è che sono tutte facce della stessa medaglia, che portano lo spettatore a riflettere sul concetto di supereroe grazie a queste sei declinazioni del medesimo personaggio.
Al centro, come già detto, c’è Miles e la scoperta del potere, ma grazie agli altri personaggi che questo potere lo padroneggiano già da un pezzo, è possibile capire il peso di essere un supereroe, i compromessi che si devono accettare, le perdite da affrontare e le ripercussioni di ogni azione. Un po’ come guardare passato, presente e futuro di Spiderman in un solo film! Un concetto affascinante che, in un’epoca in cui giunge un cinecomics al mese in sala, nella maggior parte dei casi è andato a perdersi in favore dell’aspetto più cool e spettacolare, abbandonando progressivamente quei tormenti che era il vero fulcro delle narrazioni di Stan Lee. Fa strano pensare che questo sia il primo film uscito dopo la morte del padre dei supereroi Marvel (è dedicato proprio alla sua memoria e a quella di Steve Ditko, co-creatore di Spiderman) e notare come esso riesca a riassumere con così fulgida chiarezza l’essenza del personaggio pur raccontandolo attraverso una storia così atipica.
Non lasciatevi intimorire dal fatto che Spider-Man: Un Nuovo Universo sia un film d’animazione (bellissima tra l’altro, che adotta soluzioni visive inedite che coniugano grafica 3D con sporcature tipiche dei fumetti vintage, come il colore che esce dai contorni, le doppie linee dei profili, i puntini scuri per mettere in risalto le zone d’ombra) perché dietro vi sono quelle menti geniali di Chris Miller e Phil Lord. Tutto è fresco, le scene action sono più che convincenti, il tono perfettamente bilanciato tra la commedia e il dramma – per assurdo evita le gag infantili di simili prodotti live-action – e soprattutto i personaggi, per quanto siano tantissimi, sono tutti credibili, carismatici e per nulla stereotipati. Ci voleva un cartone animato per ritrovare sul grande schermo la vera anima dei comics di Stan Lee? La risposta, a quanto pare, è sì.