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Following

24/05/2010 10:00

Lorenzo Morganti

Recensione Film,

Following

Risale al 1998 l'esordio alla regia di Christopher Nolan, giovane autore che nel giro di una decina di anni diventerà uno dei registi più apprezzati e acclamati

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Risale al 1998 l'esordio alla regia di Christopher Nolan, giovane autore che nel giro di una decina di anni diventerà uno dei registi più apprezzati e acclamati d'America. Girato in bianco e nero, Following racchiude in sé parte dell'estetica che accompagnerà Nolan per il resto della sua carriera, rintracciabile in particolare nella struttura narrativa, suo vero marchio di fabbrica. Per il suo debutto dietro la macchina da presa, il regista non si limita a dirigere il film, ma partecipa a gran parte del processo creativo: difatti cura anche la fotografia, il montaggio e si occupa in prima persona della produzione, oltre, ovviamente, alla stesura della sceneggiatura.


Il film narra di Bill, uno scrittore in preda a un blocco creativo, depresso e senza una via di fuga. Pensa allora di ricorrere a metodi alternativi per trovare finalmente un’ispirazione che gli permetta di cominciare a scrivere. Visto che la sua mente non genera idee tanto vale andarsele a cercare; da qui nasce la decisione di guardarsi intorno e studiare gli uomini attorno a lui; carpire le loro vite, captare le loro emozioni. Diventa una spia e i soggetti sono i passanti che in qualche modo attirano la sua attenzione. Durante i suoi pedinamenti si imbatte in Cobb, un ladro di professione. Attratto dal suo stile di vita e soprattutto dal suo lavoro decide di approfondire la conoscenza infrangendo l'unica regola che si era posto all'inizio del suo cammino: mai continuare a seguire una persona dopo aver scoperto tutto di lei.


La principale peculiarietà del film è il montaggio, alla base di tutta la narrazione: non ci troviamo di fronte ad un film lineare che comincia e finisce in ordine cronologico ma piuttosto di fronte ad un puzzle dove i vari pezzi comporranno alla fine il quadro completo. Nonostante ciò Nolan non riesce a sviare del tutto lo spettatore e durante la visione non risulta difficile capire dove voglia andare a parare. Ma è un primo esperimento, è la base con il quale Nolan si impadronisce dei mezzi per poi poter girare il suo film successivo Memento, dove la sua tecnica narrativa migliorerà di gran lunga. La sceneggiatura si basa molto anche fra il rapporto che lega i due personaggi principali. Bill e Cobb hanno due identità opposte: il primo è scoraggiato e in cerca di se stesso, mentre il secondo è un uomo più sveglio, scaltro e sicuro di sé. Cobb entra nella testa di Bill sottomettendolo psicologicamente, lo rende schiavo del suo modo di essere e della sua più forte personalità, invertendo così i ruoli iniziali. Ben presto non sarà Cobb ad essere preso di mira, ma viceversa. Nemmeno Nolan, da par suo, ha più bisogno di pedinare nessuno: risulta essere piuttosto il punto di riferimento per molti registi contemporanei. Ha cominciato la sua carriera partendo da una persona che non sapeva dove andare, adesso la propria strada sembra conoscerla molto bene.


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