Helena (Gemma Jones) e Alfie (Anthony Hopkins) sono sposati da più di quarant’anni ed hanno una figlia di nome Sally (Naomi Watts), gallerista d’arte che vive insieme a suo marito Roy (Josh Brolin) - medico mancato e scrittore in perenne crisi creativa (ha pubblicato un solo romanzo di successo). Improvvisamente Alfie, in preda ad un ritorno di vitalità giovanile, lascia la moglie, si sbianca i denti, si scurisce la pelle, compra un appartamento e inizia la sua vita da novello scapolo simil trentenne. Dopo aver tentato il suicidio Helena riesce a trovare conforto soltanto nelle rassicuranti previsioni di una veggente alla quale si affida totalmente. Nel frattempo anche l’altro matrimonio inizia a scricchiolare: Roy passa sempre più tempo a spiare dalla finestra Dia (Freida Pinto), la giovane e affascinate vicina di casa, mentre Sally si invaghisce del suo capo Greg (Antonio Banderas). Presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes e interamente girato a Londra, come i precedenti Match Point, Scoop e Sogni e delitti, arriva puntuale il nuovo film di Woody Allen: Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, ennesimo titolo storpiato da una traduzione italiana poco affine all’originale You will meet a tall dark stranger. Due sono gli elementi dai quali bisogna partire per rapportarsi a quest’ultima strana creatura alleniana, due citazioni che dovrebbero fungere da chiave di lettura. Innanzitutto il riferimento al Macbeth di Shakespeare nell’incipit: «La vita non è che un’ombra in cammino; un povero attore, che s’agita e che si pavoneggia per un’ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. È un racconto narrato da un idiota, pieno di strepito e di furore, e senza alcun significato.» Poi la frase di chiusura di Ombre e nebbia «L’uomo ha bisogno di illusioni come dell’aria che respira» che in Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni viene pronunciata da Sally in riferimento alla madre. Volendo scandire trama e personaggi che a primo acchito non sembrano brillare affatto per originalità e concretezza, l’elemento che accomuna tutti i protagonisti è la ricerca di un qualcosa che viene posta come condizione generale e non del momento. La soddisfazione temporanea che deriva dall’ottenimento dell’oggetto desiderato viene presto sostituita da un nuovo desiderio che genera nuovamente frustrazione. È ciò che accade ad Alfie che poco dopo essersi sposato con una ragazza più giovane vuole ritornare da Helena, allo stesso modo di Roy che una volta trasferitosi finalmente da Dia, che aveva sempre spiato dalla finestra di fronte, inizia ad osservare la moglie allo stesso modo dalla finestra opposta. Diversamente ne escono invece le donne che a seconda dell’atteggiamento virano verso due diverse direzioni: mentre infatti la sincerità della razionale Sally la porta sempre più verso la nevrosi e la solitudine, al contrario i vaneggiamenti di Helena, che si affida ad una veggente fabbricandosi un mondo retto da assurde illusioni, la inducono gradualmente ad uno stato di tranquillità spirituale. Che cosa significa tutto questo? Forse la risposta è nulla, o meglio è inutile e il senso sta proprio in questa inutilità. Coerentemente con la citazione shakespeariana iniziale, Woody Allen realizza una commedia in cui mostra una serie di personaggi che combattono e si affannano alla ricerca dell’amore, della giovinezza, dell’affermazione personale, di tutta una serie di soluzioni per rimediare alla propria insoddisfazione e solitudine, che ognuno di loro vorrebbe fossero definitive. Ma il “per sempre” non esiste e con un atteggiamento tipicamente umano; Roy, Alfie e Sally non fanno altro che agitarsi e pavoneggiarsi sul palcoscenico della vita come il povero attore del Macbeth, e fra cento anni nessuno si ricorderà più di loro e delle loro azioni. Come ha sottolineato il regista in un intervista: «Anche se trovassimo una pillola che ci facesse vivere per sempre, quel “per sempre” resterebbe comunque un concetto finito, perché nulla dura per sempre. È tutto rumore e furia, e alla fine non vuol dire nulla». Come Helena dunque meglio rintanarsi nelle illusioni che a volte rendono meno triste l’esistenza. Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni non sarà annoverato fra i capolavori di Woody Allen ma a volerlo criticare troppo viene da pensare che lo scopo con il quale sembra sia stato realizzato, e cioè con l’intento di attuare una presa in giro di un qualche spettatore, subito pronto ad attaccare l’apparente quantità di banalità e luoghi comuni, sia stato pienamente raggiunto.