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August Underground (2001): la recensione del primo capitolo della saga snuff di Fred Vogel

09/02/2021 20:00

Marco Filipazzi

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August Underground (2001): la recensione del primo capitolo della saga snuff di Fred Vogel

Alla depravazione umana non c’è limite e August Underground ne è la prova

Nel 2001 Fred Vogel, da sempre amante degli effetti speciali pratici, è desideroso di mettersi alla prova con un film per curarne praticamente ogni aspetto: essere regista, sceneggiatore, produttore, attore e supervisore di effetti speciali e make up. Ha un grosso problema, però: il budget.

 

August Underground è un prodotto fortemente indipendente, realizzato ai minimi termini, che per camuffare la sua povertà si nasconde dietro un’aurea da finto snuff movie.

August Underground è stato letteralmente girato in casa con un pugno di amici e una miniDV dalla pessima resa: l’immagine è piena di grane, colori desaturati, sfocature, bordi doppi, il tutto amplificato da riprese traballanti e instabili.

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È tutto voluto ovviamente, fatto apposta per accentuare i contenuti disturbanti, morbosi, e ossessivamente voyeuristici che vengono messi in scena.

Vogel vuole realizzare il «film definitivo sui serial killer», qualcosa di autentico ed estremo, e per farlo si spinge tanto in là da annullare l’idea stessa di cinema. August Underground segue per poco più di un’ora (la durata del nastro di una miniDV, appunto) due ragazzi annoiati dalla suburbia americana, che campano alla giornata. E non ci sarebbe nulla di strano se questi due non fossero degli psicopatici che mettono in scena un’orgia di violenza, sesso e sadismo senza senso, senza movente, senza razionalità: picchiano, torturano e uccidono solo per il gusto di farlo

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Tanto per rendere l'idea, August Underground si apre seguendo uno dei due protagonisti, Peter (interpretato dallo stesso Fred Vogel, mentre quello dietro la telecamera che se la sghignazza allegramente è il suo socio e co-sceneggiatore Allen Peters) nella cantina di casa, dove c’è una ragazza legata a una sedia, la pelle ridotta a un affresco di tagli, sangue e feci. Pochi secondi dopo scopriamo che nella stanza accanto giace il cadavere di un uomo, percosso e mutilato, a cui è andata anche peggio. Sono passati solo 5 minuti dall’inizio della pellicola.

Al di là della falsa patina di snuff, il realismo della messa in scena raggiunge livelli davvero alti, paragonabili ai primi capitoli dell’infame saga giapponese di Guinea Pig, divenuta negli anni (era il 1985) un punto di riferimento del cinema estremo.

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Gli effetti speciali di trucco raggiungono apici che spesso non vengono nemmeno sfiorati dalle mega-produzioni hollywoodiane, così come la recitazione, sia dei carnefici sia delle vittime. Ovvio è che la sceneggiatura di Vogel e Peters, ma la rabbia contenuta nella voce dei carnefici e le grida disperate delle vittime sono abbastanza realistiche da rendere il tutto ancor più morboso.  

 

C’è chi ha definito August Underground immondizia, c’è chi ha urlato al capolavoro (è successo davvero), ma come molto spesso accade la verità sta nel mezzo.

August Underground è destinato a una cerchia strettissima di pubblico desideroso di emozioni forti. Insieme a una manciata di altri titoli, la saga di Vogel è tra le poche fiction che possono realmente essere scambiate per snuff-movie dagli spettatori più ignari.


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Genere: estremo, horror

Paese, Anno: USA, 2001

Regia: Fred Vogel

Sceneggiatura: Fred Vogel, Allen Peters

Interpreti: Fred Vogel, Allen Peters

Colonna sonora: Kaos FM, Richard J. Donahue

Produzione: Absu Films, Toetag Pictures

Distribuzione: Toetag Pictures

Durata: 70'

 

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