È un assolato sabato mattina e bJohn Turturro/b è in un hotel romano di Via Veneto per parlare alla stampa del suo nuovo film da regista, Gigolò per caso, in uscita il 17 Aprile per Lucky Red in 400 copie.
p bMr. Turturro, com’è nato il progetto di Gigolò per caso? Ma è vero che Woody Allen ha saputo del film dal suo barbiere? Cioè, lei parla dei film che ha in programma di girare col barbiere?/bbr /Sì, io e Woody andiamo dallo stesso barbiere. Il barbiere è una persona importante, ci si confida con lui! Woody ha saputo da lui del film e gli ha detto di dirmi di chiamarlo perché era interessato a prenderne parte. È andata proprio così, giuro./p
p bIl suo non è il classico Gigolò cui si sarebbe portati a pensare./bbr /Assolutamente no. È più un agente segreto del sesso, un James Bond che riesce a far sesso anche senza togliersi i vestiti! Lo so che nei panni di un gigolò posso sembrare un tantino improbabile, ma l’idea di base del film era proprio quella, mettere un uomo normale in quel tipo di contesto./p
p bIl suo film ha una colonna sonora molto bella, con scelte azzeccate e variegate. Come ha scelto la musica del film?/bbr /Venivo da un film come Passione che era prevalentemente un film musicale e a me piace mettere la musica anche sul set, scrivo a partire dalla musica, non dalla fotografia. Ad esempio, per la musica davanti casa di Fioravante, avevamo provato con delle cose ebree piuttosto filologiche, visto il contesto dominante del film, ma ci siamo accorti ben presto con Woody che non calzavano molto bene, erano terribili. Poi ho sentito per caso una musica di Dean Martin, l’ho provata ed andava benissimo, era favolosa. Mi sono ispirato a varie musiche, araba, americana, francese, a Dalida. La montatrice, Simona Paggi, è molto brava a lavorare con le musiche, tra l’altro./p
p bSimona, come hai lavorato con John sulle musiche del film?/bbr /Il raggio d’azione era molto largo, s’andava dal jazz a cose più eterogenee. Va bene la musica ebrea, come ha detto John, ma era importante anche sondare altri registri, non solo quella linea. John arrivava ogni giorno in moviola con musiche molto diverse, aveva idee grandiose e soluzioni sorprendenti per questa o quella scena. E’ un film di musiche senza un compositore. /p
p bC’è carenza di uomini come il protagonista del suo film, oggi, secondo lei?/bbr /(indicando il direttore della fotografia Marco Pontecorvo, seduto accanto a lui) In realtà questa è la storia di Marco! No, scherzo. Ho pensato molto a dei cari amici piuttosto, gente che sa fare cose molte belle con le mani come il protagonista del film, che realizza delle composizioni floreali. Sono molto affascinato dalle persone che sanno come usare le mani, i cuochi o i meccanici per esempio. Fioravante comunque è a suo agio con le donne, le ama. Oggi invece ci sono più che altro uomini che amano il sesso ma preferiscono trascorrere il tempo con amici maschi. Lui invece no, non solo adora le donne ma passa anche del tempo con loro. /p
p bSecondo lei la prostituzione maschile è un fenomeno diffuso?/bbr /Non credo, di donne che vanno con gli uomini a pagamento non ce ne sono molte, mentre il contrario è diffusissimo. Al massimo si tratta di signore un po’ in là con gli anni. Comunque nel mio film la prostituzione è una metafora: il film parla di amicizia e solitudine e di quanto a volte si può essere davvero molto soli anche se si condivide una storia con qualcuno./p
p bCome si è trovato a lavorare con Woody Allen? Com’è dirigerlo?/bbr /Molto facile. Sul set era molto concentrato e rilassato, poi io davo l’azione e lo vedevi che partiva a razzo a fare quel che doveva. Abbiamo fatto spesso massimo uno, due o tre ciak per ogni scena, con me che gli dicevo solo: adesso questa falla più veloce, più serie, più delicata, e andavamo spediti. La prima ora è servita per conoscerci meglio, poi è andata a gonfie vele. Quando gli mandavo lo script che man mano andavo scrivendo era molto critico: “È terribile - mi diceva - e non mi piace per niente, ma magari sbaglio io”. Erano veramente delle critiche brutali. Era comunque un tema ampio, non sapevo bene come strutturarlo. Lui mi ha aiutato a dare una certa sofisticatezza al tutto. E girare con lui era così confortevole che non sentivo neanche la necessità di riguardare i giornalieri./p
p bAllen, che spesso viene attaccato perché nei suoi film non ci sono le minoranze, qui ha una famiglia di colore. Come si è trovato Woody a recitare con quel nucleo di attori?/bbr /(A rispondere è Pontecorvo) Insperatamente sul set si è creata una relazione buonissima tra Woody e gli altri. Si pensa sempre che Woody sia molto riservato, ma invece è stato davvero disponibile, ha insegnato ai bambini a giocare a baseball e uno di loro quando Woody si dimenticava le battute gliele suggeriva. Davvero un rapporto splendido. /p
p bCom’è stato girare quella scena con Sharon Stone e Sofia Vergara?/bbr /(Turturro ride) Niente male, in quel ménage a trois, come puoi immaginare, ho perso parecchi chili! Sharon l’ho scelta perché era interessante farle fare qualcosa che, per ovvi motivi, nella sua vita non aveva mai avuto modo di fare: pagare un uomo per fare sesso, appunto. Il ruolo di Sofia l’ho ritagliato su una mia amica, ho pensato a lei che ha un temperamento davvero molto simile al suo. /p
p bNel tuo film le donne sono subalterne agli uomini. Per restare all’attualità, sta per uscire in Italia Nymphomaniac di Lars Von Trier, storia di una ninfomane esasperata. Davvero l’orizzonte per i ruoli femminili è così asfittico?/bbr /Io non sono Lars Von Trier! (risate generali) Davvero, il mio sesso è carino! No, davvero, ora sono curioso! Che ho in comune con Lars Von Trier? È interessante questa cosa, ma ho anche un po’ di paura! Se Lars von Trier cerca un attore, eccomi! (ancora risate). È pur vero, al di là di questo, che non ci sono tutti questi ruoli per le donne. Spesso e volentieri nei film ci sono venti uomini e una donna, per cui non c’è molto spazio per variare. È un po’ pure quel detto secondo cui ci sono solo quindici storie in totale e non si fa altro che rielaborarle a seconda delle variazioni culturali./p
p bSei nel cast del nuovo film di Nanni Moretti. È vero che è l’erede italiano di Woody Allen, come qualcuno dice?/bbr /Una volta il New York Times ha fatto un grafico che intendeva focalizzare l’influenza di Woody all’estero. E alla voce Italia c’era proprio il nome di Nanni Moretti. /p
p bChe tipo di esperienza è stata?/bbr /Molto interessante. Nanni è un regista molto esigente, ma aveva una sceneggiatura davvero stimolante ed è stata un’esperienza decisamente positiva, oltre che interessante intellettualmente. /p
p bImmagino che per contratto non puoi dirci nulla sul soggetto, ma almeno possiamo sapere se reciterai in inglese o in italiano?/bSì, reciterò in italiano!/p
p bConoscevi Moretti prima di girare con lui?/bbr /Sì, lo conosco da vent’anni. E alcuni suoi film mi sono anche piaciuti molto. /p
p bObama è appena stato in Italia e ha detto che il Colosseo è più grande di uno stadio di baseball. Tu, così su due piedi, avresti detto la stessa cosa?/bbr /No, non credo proprio! Mi sarei chiesto piuttosto se a quell’epoca sarei stato là dentro nella veste di romano o di un cristiano./p
p bNel tuo film il tuo protagonista dice frase da lingue diverse e si respira un’aria multietnica. Come mai?/bbr /È semplicemente il mio quartiere, è dove vivo. Davvero, se vieni a farti un giro in bicicletta a Brooklyn come spesso faccio io, intorno a casa mia, praticamente vedrai il film. /p
p bVisto che si trova così bene a lavorare in Italia, ha visto La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino? Cosa ne pensa?/bbr /Ha vinto l’Oscar, no? (qualche sparuto ma convinto applauso) Sorrentino mi sembra un grande regista, Servillo è un attore eccellente e il film mi è molto piaciuto visivamente. Di Sorrentino avevo visto anche Le conseguenze dell’amore, che mi era piaciuto un sacco./p
p bLa condizione delle donne in quella comunità ebrea ortodossa che si vede nel suo film, attraverso il personaggio di Vanessa Paradis, è reale? A pensarci, mette un po’ i brividi./bbr /Sì, nel film non c’è niente che non sia vero. Esistono davvero delle donne che sono ancora costrette da gruppi di uomini ad obbedire al loro volere: uomini che controllano tutto e donne che dopo i diciott’anni devono smettere di istruirsi e leggere solo libri religiosi. /p
p bWoody Allen di recente ha subito un vero attacco mediatico per un episodio di presunta violenza ai danni della figlia adottiva allora bambina. Pensa che questa cosa eserciterà un’influenza negativa sul suo film?/bbr /Questa è una questione privata, di cui sinceramente non so nulla. Ma il film ha la forza per camminare sulle sue gambe. Ho lavorato Woody in passato, siamo amici e lavorerò con lui anche in futuro. Del resto non parlo perché, davvero, non so nulla. /p
p bC’è una battuta del film che preferisce?/bbr /No, direi di no! /p
p bE della battuta che vede protagonista Mick Jagger all’inizio cosa ci può dire?/bbr /
Quella battuta nasce da un episodio reale. Una volta c’era un primo piano di Mick Jagger alla tv che cantava (I Can’t Get No) Satisfaction e mio padre disse: cavolo, ha la bocca più grande che io abbia mai visto! Sembra che stia per inghiottire il pubblico! Ma nonostante Mick apra la bocca e diventi un mostro quando canta, è considerato un sex symbol. Mi è successo anche con Woody: la mia ragazza di molto tempo fa diceva di trovarlo sexy e io sbottavo: ma cosa ci puoi trovare di sexy in uno così? Poi invece di recente mi sono fermato a guardarlo, mentre lui puntava gli occhi su di me fissandomi, e mi sono detto: è vero, è sexy! Solo adesso capisco cosa la mia ragazza volesse dire. (Rivolgendosi a chi aveva tirato in ballo Lars Von Trier…) Dai, facciamo una foto insieme e la mandiamo a Lars! Mi piace Lars, eh! Magari ci prende a recitare nel suo prossimo film, Nymphomaniac vol. 3! Io, Lars, e Woody, con loro due che recitano e io dietro la macchina da presa. Magari Lars nudo e Woody vestito! /p