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Fleabag (2016) di Phoebe Waller-Bridge: la recensione della stagione 1

18/03/2020 13:01

Samantha Ruboni

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Fleabag (2016) di Phoebe Waller-Bridge: la recensione della stagione 1

Nel 2019, con la seconda stagione su Amazon Prime, Fleabag ha vinto 4 Emmy: ma a cosa si deve il suo successo?

Su Amazon Prime Video c'è Fleabag di Phoebe Waller-Bridge, una serie da vedere e da rivedere

Nato come spettacolo teatrale di stand up comedy, vincitore del Fringe di Edimburgo nel 2013, Fleabag è stata scritta, creata e interpretata da Phoebe Waller-Bridge. Nel 2019, con la seconda stagione, lo show Amazon Prime, ha vinto 4 Emmy come migliore serie commedia, migliore attrice protagonista in una commedia e migliore regia in una commedia, sbaragliando la concorrenza. Ma a cosa si deve il suo successo?

 

Fleabag, una storia d’amore

«This is a love story» è la battuta iniziale della seconda stagione di Fleabag, ma potrebbe essere anche un'ottima descrizione della prima. E questo perché Fleabag è davvero una serie sull'amore. Sull'amore per l'amicizia, sull'amore per la famiglia e sull'amore per noi stessi. Su come ci ritroviamo, a un certo punto della vita, a mandare tutto a quel paese. È ciò che accade a Fleabag, nel suo percorso è diviso in due parti, così come sono divise le due stagioni: la prima è l'autodistruzione, la seconda rappresenta la rinascita.

 

Le persone commettono errori, per questo le matite hanno le gomme.

La prima stagione inizia subito con uno sfondamento della quarta parete da parte di Fleabag, che sarà la protagonista della serie. In un monologo iniziale ci parlerà dei temi cardini della serie: le relazioni, il sesso, la vita; sempre narrati con sincerità e grande sarcasmo. Il ritratto di questa trentenne - indipendente, single, sommersa da problemi, dubbi, insicurezze, pregiudizi e sensi di colpa - è proprio il motivo per cui la serie ha avuto fin da subito grande successo: si entra in empatia con lei. Personificazione di una generazione confusa da una vita adulta cui è incapace di adattarsi.

 

Il sesso diviene l'unico modo per avere una gratificazione, per sentirsi viva. E il sarcasmo è una finestra dietro cui rifugiarsi, per alienarsi dalla vita reale e da situazioni di disagio. Sesso e sarcasmo divengono metodi per sfuggire ai sensi di colpa e per reagire a ben due lutti: quello della migliore amica, che attraversa tutta la prima stagione; e quello della madre, che avrà più narrazione nella seconda.

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Il senso di colpa di Fleabag per il lutto di Boo viene concretizzato visivamente in continui flashback, dove viviamo la storia delle due amiche. Boo e Fleabag fanno tutto insieme, perfino aprire un cafè. È il loro luogo, la cosa che hanno costruito insieme, motivo per cui Fleabag non lo abbandonerà mai. Il cafè rispecchia Fleabag: vuoto e abbandonato nella stagione 1, rivitalizzato e con clienti nella stagione 2, divenendo un vero e proprio continuum del suo io.

 

Il sangue fluisce direttamente dal loro cazzo al cuore. E tutto è fottuto.

Fleabag vive il sesso rasentando la ninfomania. Ma il sesso, nella serie di Phoebe Waller-Bridge, è raccontato come nella realtà: con le sue situazioni tragicomiche, gli incontri, i rimorchi, gli appuntamenti e le storie che finiscono male. Il sesso è l'unico momento di appagamento. E ci fa comprendere come Fleabag sia, anche, una storia di solitudine.

 

Il prete è così sexy.

Con la rinascita di Fleabag, nella stagione 2, arriva l'altra grande tematica dello show: l'hot priest, il prete sexy. Fleabag, dopo le vicissitudini della prima stagione, ritrova la sua famiglia alla cena di fidanzamento del padre con la matrigna. Qui incontra uno sconosciuto, con il quale c'è subito della chimica, che poi si scopre essere il prete che celebrerà la cerimonia. Di certo un prete fuori dagli schemi: dice parolacce, fuma, beve. E, come Fleabag, soffre la solitudine e cerca disperatamente la pace, trovandola però nella fede. Il personaggio è veramente sexy, al punto da essere stato un problema da interpretare persino per Andrew Scott, dichiaratamente gay, che si è trovato improvvisamente icona hot del momento. Ma il prete sexy incarna anche un archetipo: il desiderio del proibito, che si concretizza con il tema tabù dell'attrazione sessuale verso un religioso. La cosa particolare è che il prete sarà l'unico ad accorgersi dei momenti in cui Fleabag sfonda la quarta parete e ci parla, perché il prete sarà l'unico a vederla veramente.

Una serie femminista

Fleabag è una serie tv sul femminismo e sulla difficoltà di attuarlo in tutte le sue forme e in tutte le sue regole. Fleabag vuole essere una femminista, ma sente il peso delle sue scelte e delle sue convinzioni. Lo capiamo fin dalla 1x01, quando incontriamo Claire, sua sorella, a una conferenza femminista. Alla domanda della relatrice a chi nella sala, per avere il corpo dei sogni, sarebbe disposto a dare via anni di vita, le due sorelle sono le uniche ad alzare la mano.

 

Questo già ci permette di comprendere la difficile relazione di Fleabag con il femminismo e i suoi desideri e pensieri, dal corpo perfetto all'autodistruzione. Il tema prosegue anche nella seconda stagione, in particolar modo bell'episodio 4, quando Fleabag, con il prete, va a uno strano incontro, dove dichiara «I sometimes worry I wouldn't be such a feminist if I had bigger tits».

Questo sentimento di Fleabag, e di molte noi, si va a scontrare con una convinta femminista come la sua matrigna. Lei ostenta il suo corpo e le sue nudità, la sua libertà nel sesso e la sua sicurezza, che si concretizzano nelle sue Sexhibition. Scontro che si concretizza nel continuo furto da parte di Fleabag di una statuetta di un corpo femminile senza testa, a sottolineare il fatto che le donne hanno sì testa, e la sanno usare molto bene, come ci ha dimostrato Phoebe Waller-Bridge con questa serie tv.

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