Se Laszlo Toth non è mai esistito, come mai vi pare di avere già sentito parlare dell'architetto protagonista di The Brutalist? Il merito è delle fonti di ispirazione del film.
Nel film La fonte meravigliosa il personaggio di Howard Roark, interpretato da Gary Cooper, era liberamente ispirato dall’architetto americano Frank Lloyd Wright. Brady Cobert in The Brutalist fa la stessa cosa: stavolta, però, non abbiamo a che fare con un architetto organico e modernista come Wright ma… con un altro genio. Chi sarà mai questo architetto che ha ispirato il personaggio di Laszlo Toth? Scopriamolo insieme!
Sì ok, ma che cos’è il brutalismo?
Cominciamo dalle basi. Il brutalismo è una corrente architettonica che ha inizio con L’unità di abitazione di Marsiglia (1948-54) dell'architetto franco/svizzero Le Corbusier. Riprende il termine bèton brut – cemento armato – a sottolineare l'idea di esibire deliberatamente i materiali che compongono le architetture, per dare loro nuovi significati formali. I brutalisti prediligono strutture minimal, dove non ci sono decorazioni né orpelli, ma in cui tutto viene portato all’essenza.
Dagli indizi che ci vengono dati nel film sappiamo che Laszlo ha studiato al Bauhaus, la scuola di architettura e arti applicate con sede a Weimar, in Germania, nata nel 1919 grazie all’architetto Walter Gropius. Solo nel 1924 si trasferirà a Dessau (dove, in The Brutalist, Lazslo sostiene di averla frequentata).

Lo scopo della scuola è quello di dare nuovo impulso al morente artigianato e innalzarlo come arte maggiore, unificando la sua azione sotto la guida dell’architettura. Un’arte che così diventerebbe, grazie alla produzione in scala industriale, per tutti.
Le ispirazioni e i “maestri” di Laszlo
Quindi, ricapitolando: se Laszlo si trovava negli anni '20 al Bauhaus di Deassau, è molto probabile che tra i suoi insegnanti ci fossero nomi come Kandinskij, Paul Klee, Laszlo Moholy-Nagy (dal quale Brady Cobert potrebbe avere preso spunto per il nome di Toth) e l’architetto Adolf Meyer.

Meyer, questo nome vi dice qualcosa? È il cognome fasullo del cugino di Laszlo, che usa come nome della sua impresa, Meyer and son.
Nell’impresa Meyer and son, Laszlo crea dei mobili di metallo e pelle che in forma e stile rievocano le opere di uno dei più importanti designer razionalisti: Ludwig Mies Van de Rohe. Se confrontiamo la sedia realizzata da Laszlo con la MR Side Chair di Mies van de Rohe del 1927, vediamo che la linea e lo stile sono le stesse. Anche la chaise long che Laszlo realizza per la biblioteca di Harrison Lee Van Buren è molto simile, se non quasi identica alla Chaise Long del 1931 di Mies van de Rohe.

Però qui si pone un problema: il film s’intitola The Brutalist e non The Rationalist, quindi Ludwig Mies van de Rohe non può essere colui che ha ispirato a Cobert il personaggio di Laszlo. Ci serve un architetto brutalista, e che sia anche ungherese (Van de Rohe è tedesco).
L'architetto di The Brutalist è Marcel Breuer?
Marcel Breuer (1902-1981) ha studiato al Bauhaus, è ungherese, è brutalista e realizza anche lui sedie e mobili in tubolari d’acciaio. Non è emigrato in America, ma in Inghilterra - insieme a Gropius - e i due lavoreranno insieme per uno studio che progetta mobili in alluminio.

Possiamo dire Laszlo Toth è ispirato a Marcel Breuer? Forse. Ma è anche vero che il protagonista del film è un mix di tutti quegli architetti che dopo la Seconda Guerra Mondiale si sono impegnati a cercare un futuro migliore in un mondo dove l’arte e l’espressione libera venivano meno.