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Babygirl (2024), la recensione del film di Nicole Kidman: il nuovo cinema erotico adotta il female gaze

11/02/2025 15:52

Matilde Migliosi

Recensione Film, Festival, Festival di Venezia, Film Drammatico, Film Erotico, Nicole Kidman, Film USA, Halina Reijn ,

Babygirl (2024), la recensione del film di Nicole Kidman: il nuovo cinema erotico adotta il female gaze

Quella che mette in atto la regista è una vera e propria emancipazione del genere erotico.

Il nuovo film di Halina Reijn è nelle sale, pronto a turbare e provocare anche il pubblico più variegato. La protagonista Romy è l’amministratrice delegata di un’azienda che utilizza l’intelligenza artificiale per consegnare pacchi, una donna potente e rispettata, che passa le giornate alternando ore di lavoro nel suo lussuoso ufficio a trattamenti al Botox, una madre e moglie affettuosa, ma non appagata sessualmente. 

 

L’incontro con Samuel, il nuovo stagista sfacciato e affascinante, si rivelerà profetico perché lui sembra essere l’unico in grado di capire cosa lei voglia veramente, i suoi desideri tanto intimi da non potersi nominare ad alta voce. 

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La relazione tra i due sarà una spirale di perversione e dominazione, finché il brivido del pericolo si trasformerà in una tragedia incombente.

Quella che mette in atto la regista è una vera e propria emancipazione del genere erotico, lo libera come un canarino e lo lascia volare. In sala insieme a me c’è una fauna eterogenea e inaspettata, alla mia destra una coppia di anziani, qualche fila più avanti compagnie di giovani.

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L'interpretazione di Nicole Kidman in Babygirl

Questo è un film che parla a tutti, o meglio, un corpo che parla a tutti, perché il cammino della storia sembra seguire un sentiero tracciato sulla pelle di Nicole Kidman che, oltre a farsi personaggio, si fa novella, si fa simbolo e messaggio, e si allarga sullo schermo come una macchia d’olio, non lasciando spazio a nient’altro. Quello trasmesso è un inconscio inciso sulla pelle, che parte dalle mani e dalla schiena, segnate dagli anni, e arriva alla mente della donna, un tempio dove è proibito accedere.

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Nominare il film semplicemente come “erotico” è riduttivo, questa è una storia di potere analizzata nei suoi più sottili meccanismi ed esplorata in ogni categoria, dalla società alla famiglia. 

 

Forse la forza comunicativa che ha raggiunto il grande pubblico sta proprio qui. Vi sono delicate e precise azioni che muovono gli equilibri dei personaggi come in un’altalena, un triangolo di forze dove ci si contende la cima, ma il personaggio di Romy ambisce anche alla base. E, proprio grazie a lei e al suo sguardo, adottiamo un nuovo female gaze e possiamo abbandonare un giudizio moralista sulle fantasie sessuali, lasciare indietro anche i significati di alcune parole perché con il consenso si decide insieme come interpretarle.

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Alla vincitrice della Coppa Volpi 2024 bisogna riconoscere il successo che merita e abbattere lo stereotipo che basta essere una grande attrice per sorreggere un intero film perché c’è bisogno di altro, necessita di un sacrificio. Così l’attrice ci dona il suo corpo, non come un semplice vestito di carne, ma insieme a tutto quello che contiene, persino la saliva e le lacrime. Gli altri interpreti arrancano dietro di lei e non riescono a raggiungerla, la sua performance incarna il suo ruolo di vincente, ma da sola, messa a nudo davanti ai riflettori.

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Babygirl: thriller o dramma psicologico al femminile?

Il film non è un thriller ma un dramma psicologico, perché drammatici sono i pensieri che sgorgano dalle menti dei protagonisti, drammatica è l’incomunicabilità del privato con il sociale con tutte le sue maschere. Reijn elabora i pensieri come tasselli da montare e ordinare, proprio come in un esperimento di condizionamento psicologico, una bilancia di rapporti di potere dove, sia nel film che nelle teorie Pavloviane, simbolica è la figura del cane. Proprio in una delle prime scene, infatti, fa il suo ingresso un grosso pastore nero, che corre inferocito tra la folla come un oscuro presagio, e viene calmato da Samuel che, pur non essendo il suo padrone, lo sa addomesticare.

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La storia, infatti, si presta facilmente ad essere stigmatizzata in simboli semplici e intuitivi, diventati già icone stampate su magliette della A24, come la caramella a forma di fragola e il bicchiere pieno di latte (un cult in Arancia Meccanica, Non è un paese per vecchi), innocenza e nevrosi che si fondono.

Nonostante l’ottima etica femminista, la storia sessuale non esplode mai veramente e sembra sempre tenersi all’interno di un recinto stabilito, forse perché il film in realtà è un simbolo politico, il primo passo in un cammino di accettazione e Romy non è altro che un mezzo per incoraggiarci a non lasciarci fagocitare dalle aspettative sociali e a esprimerci senza paura.


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Genere: drammatico, erotico

Titolo originale: Babygirl

Paese, anno: USA, 2024

Regia: Halina Reijn

Sceneggiatura: Halina Reijn

Fotografia: Jasper Wolf

Montaggio: Matt Hannam

Interpreti: Anoop Desai, Antonio Banderas, Esther McGregor, Harris Dickinson, Leslie Silva, Nicole Kidman, Sophie Wilde, Vaughan Reilly, Victor Slezak

Colonna sonora: Meghan Currier

Produzione: 2AM, Man Up

Distribuzione: Eagle Pictures

Durata: 114'

Data di uscita: 30/01/2025

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