Una mosca che s’incastra - letteralmente - nel meccanismo burocratico che domina il mondo distopico di Brazil è ciò che dà il via al film di Terry Gilliam. In questa pellicola, il regista statunitense/britannico riversa tutto il suo odio per la burocrazia: da sempre sua peggiore nemica e ciò che gli causa enormi problemi durante ogni nuovo film.
Brazil viene introdotto dall'incipit: «Da qualche parte nel Ventesimo Secolo», dandoci così una collocazione temporale e spaziale non ben definita.
Sam Lowry (Jonathan Price) è un umile impiegato del Ministero dell'Informazione che ha frequenti sogni a occhi aperti, dove vede se stesso indossare un'armatura alata e salvare una misteriosa fanciulla.
Un giorno a Sam viene dato l'incarico di correggere in un documento un errore di stampa, causato da un insetto incastrato in una stampante. L'errore, però, ha già causato la morte di Archibald Buttle, catturato al posto del reale ricercato, il terrorista Archibald "Harry" Tuttle (Robert De Niro). Quando Sam fa visita alla vedova del signor Buttle, per consegnarle il risarcimento per la morte del marito, vede una ragazza, di nome Jill (Kim Greist), identica alla fanciulla del suo sogno. Ritornato in ufficio, cerca informazioni sulla ragazza: ed è lei a dare di nuovo un significato alla vita di questo triste impiegato, in un mondo senza libertà nè sogni.
Brazil trova perfetta collocazione in ben due trilogie di Terry Gilliam: è considerato il secondo capitolo della Trilogia dell’Immaginazione, tra I Banditi del Tempo (1981) e Le avventure del Barone di Munchausen (1988); ma è considerato anche il primo capitolo della Trilogia Distopica, insieme a L’Esercito delle Dodici Scimmie (1995) e The Zero Theorem (2013).
La realtà raccontata dal film di Terry Gilliam è controllata da un sistema ossessionato dalla burocrazia: i francobolli, i timbri e le ricevute rendono insignificanti le vite umane e le prosciugano di ogni libertà. Il principale riferimento, nonchè ispirazione, di Brazil è ovviamente 1984 di George Orwell.
Gilliam si rifà a Orwell anche nel rappresentare un mondo in balia della propaganda: la città del suo film è tappezzata di slogan che incitano a non abbandonarsi al pensiero indipendente, inculcando panico e terrore. Altra somiglianza con l'opera di George Orwell è l'idea della pressante e continua sorveglianza posta sul cittadino, attraverso telecamere e altri dispositivi che lo seguono perfino nella tranquillità di casa sua. Tutto ciò, nel film, è volto a scovare i fantomatici “terroristi” che, in realtà, andremo a scoprire, hanno come unica colpa quella di essere liberi.
I terroristi divengono così un capro espiatorio, per inculcare ancora più paura nelle menti dei cittadini. Attentati esplodono ovunque, sebbene gli agitatori di questi attacchi non si vedano mai, e la colpa finisce per ricadere sempre su persone innocenti.
Avendo vissuto l'epoca degli attacchi dell’IRA, Terry Gilliam si ispira al proprio vissuto per rappresentare e denunciare la società del lifes goes on, assuefatta alla violenza e al terrore. In Brazil gli abitanti della città preferiscono farsi belli e avanzare nella scala sociale, piuttosto che prendere atto della tragedia che sta svolgendosi sotto i loro occhi. È un mondo, quello del film di Gilliam, abitato da un’umanità arrivista ed egocentrica.
Nonostante l'ispirazione palese, Brazil non si limita mai a essere una traspozione dell'opera di George Orwell: grazie al suo genio creativo, Terry Gilliam rende suo il romanzo e ci dona una visione personale di quel mondo. Una distopia originale e sempre attuale.
Genere: fantascienza, drammatico
Titolo originale: Brazil
Paese, Anno: Regno Unito, 1985
Regia: Terry Gilliam
Sceneggiatura: Terry Gilliam, Charles McKeown, Tom Stoppard
Fotografia: Roger Pratt
Montaggio: Julian Doyle
Interpreti: Jonathan Pryce, Kim Greist, Robert De Niro, Katherine Helmond, Ian Holm, Peter Vaughan, Ian Richardson
Produzione: Arnon Milchan
Durata: 132'
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