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Un altro giro (2020): la recensione del film di Thomas Vinterberg vincitore dell'Oscar come Miglior Film Stran

17/05/2021 18:00

Samantha Ruboni

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Un altro giro (2020): la recensione del film di Thomas Vinterberg vincitore dell'Oscar come Miglior Film Straniero

Esiste una teoria per cui saremmo dovuti nascere con una piccola quantità di alcol nel sangue

«Esiste una teoria per cui saremmo dovuti nascere con una piccola quantità di alcol nel sangue, poiché un leggero inebriamento apre al mondo le nostre menti, diminuendo i nostri problemi e aumentando la nostra creatività». Vincitore del Premio Oscar 2021 come Miglior Film Internazionale, Un altro giro è la storia di quattro amici, insegnanti sulla cinquantina, che ormai portano avanti le loro vite nella monotonia e nella rassegnazione. 

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A una cena tutti insieme, mentre decidono di ubriacarsi come ai vecchi tempi, uno di loro ricorda un celebre studio secondo il quale avere 0,5 di alcol sempre presente nel corpo aiuterebbe a migliorarsi e a vivere la vita appieno, senza ansie e con meno preoccupazioni, prendendo quindi tutto più alla leggera. 

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Gli amici si guardano e decidono di voler provare, subito, l’indomani mattina, mettendo nelle loro borracce, al posto dell’acqua, vodka o rum e redigendo una vera e propria ricerca scientifica.

Sembra andare tutto bene: nelle loro vite torna la voglia di leggerezza, diventano insegnanti migliori e nelle coppie di vecchia data si riaccende la passione. Ma non basta. I quattro amici decidono di andare oltre e le conseguenze saranno imprevedibili.

Solo a leggere la trama di Un altro giro, la vicenda è così interessante che fa venire voglia a chiunque di andare subito a vedere al cinema la nuova fatica del regista e sceneggiatore danese Thomas Vinterberg. L’alcol - almeno per la maggior parte del film - è raccontato come qualcosa di positivo, come una valvola di sfogo delle nostre vite sempre troppo incanalate, senza svaghi e momenti di leggerezza. Bere, ovviamente in piccole dosi, aiuta a liberarci di tutti i paletti mentali e ci consente di ritrovare, sotto strati di ansie, responsabilità e delusioni, la parte più viva di noi stessi.

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L’alcol, però, è anche una pericolosa dipendenza. Difatti, nel momento in cui gli amici decidono di andare oltre alla ricerca che motiva il loro studio iniziale, comincia il disastro: si dimenticano che bere dà assuefazione e che per alcuni, più deboli e soli, può diventare una vera e propria droga.

 

Thomas Vinterberg, regista e anche sceneggiatore di Un altro giro, dedica tutta la seconda parte del film a raccontare il declino dei suoi protagonisti e le conseguenze tragiche. Eppure, nonostante tutto, il finale resta un vero e proprio inno alla vita e alle sue gioie più semplici: come a dire che, qualche volta, basta un bicchiere di vino o di birra per ritrovare noi stessi.

Bravissimi gli attori, in particolare Mads Mikkelsen: il suo balletto finale è già entrato nella storia del cinema.

 

Quello di Thomas Vinterberg è un film sull’amicizia, un’amicizia tra adulti che non è meno profonda e importante rispetto a quelle giovanili. Un gruppo di amici si ritrovano bloccati dentro esistenze senza impulsi e, non appena arriva uno scossone, decidono insieme di buttarsi per ricordarsi di essere ancora vivi. Un altro giro è davvero un film che celebra la vita e il rischio a ogni età, anche quando sembra che tutto quello che si poteva fare è già stato fatto.


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Genere: drammatico, commedia

Titolo originale: Druk

Paese, Anno: Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, 2020

Regia: Thomas Vinterberg 

Sceneggiatura: Tobias Lindholm, Thomas Vinterberg

Fotografia: Sturla Brandth Grøvlen

Montaggio: Janus Billeskov Jansen, Anne Østerud

Interpreti: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang, Lars Ranthe.

Produzione: Zentropa Entertainments, Film i Väst, Zentropa Sweden, Topkapi Films, Zentropa Netherlands

Distribuzione: Movies Inspired, Medusa Film

Durata: 117'

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