Il “dolore del ritorno”, il desiderio acuto di tornare a vivere in un luogo lontano che era stato casa: è la Nostalgia della quale è preda Felice, arrivato a Napoli per accudire l’anziana madre, che morirà però poco dopo («Tua madre da oggi abita dentro di te, vedi di accoglierla»).
Ha un avvio lento l’ultimo film di Mario Martone, come il suo guardingo protagonista, preso a riappropriarsi dei luoghi della sua infanzia, di una lingua che non parla più da molti anni, dei legami di un tempo: un vecchio amico di famiglia che era innamorato di sua madre, un prete coraggio impegnato nella lotta alla camorra, il suo miglior amico di infanzia, Oreste.
Proprio a causa sua Felice, ancora adolescente, era fuggito improvvisamente: quarant’anni lontano dall’Italia con l’arrivo al Cairo, poi una bella moglie, un buon impiego. Cairo che non è tanto diversa da Napoli, dirà lo stesso Felice sempre più preda di quel richiamo, di quella nostalgia, nonostante tutti quei vattenne!
Martone torna ancora una volta nella sua città, adattando l’omonimo romanzo di Ermanno Rea e dimostrandosi all’altezza. E magari anche qualcosa in più, perché nella nostra recente letteratura Napoli resta sempre straordinaria allo stesso modo, e dunque anche un po' inafferrabile (come appunto nei romanzi di Rea, o in Ferito a morte di La Capria).
Salendo le scale di vecchi palazzi, scendendo nei vicoli, entrando nei bassi, Martone ci porta nel ventre della città tra un minaccioso presente e i ricordi del passato (l’adolescenza spericolata degli anni ’70 nei numerosi flashback).
Racconto di (ri)formazione sulle larghe spalle del bravissimo Pierfrancesco Favino (di nuovo in una prova di bravura ai limiti della parodia), fiancheggiato da un sergioleonesco Tommaso Ragno e dal più bravo di tutti che è Francesco Di Leva, il prete del rione Sanità che si mette in tasca una prova più vera del vero.
Sono proprio le parti “di Chiesa” quelle che rimettono in riga lo stesso film, anche concreto e civile qual è, quando rischia di perdersi nei vicoli della città. Rea è di casa, Martone pure, e così anche Di Leva; il resto lo fanno il mestiere e l’aria di Napoli, e si chiude un occhio su qualche ingenuità (Felice che compra una casa dietro l’altra ma poi chiede in prestito una macchina, la moglie medico che ad una telefonata molla tutto con un «Vado a Napoli»).
Ottima la fotografia, buona la colonna sonora (la scena del ballo sulle note arabe dei Cairokee, ma perché invece un pezzo dei Tangerine Dream nella Napoli anni ‘70?). Nostalgia è un buon film, ma non molto di più (a Cannes pare sia piaciuto molto, ma niente premi).
Certo c’è anche una storia (che ricorda un po' quella di Sleepers con De Niro nella parte del prete, anche se Don Luigi è ispirato da una figura realmente esistita) che si fa avvincente fino alla fine, fine che arriva due volte. Resta però anche la sensazione di quella inafferrabilità di Napoli, straordinaria sempre allo stesso modo, della sua aria che compriamo in un barattolo: se lo apriamo, dentro non ci troviamo niente.
Genere: drammatico
Titolo originale: Nostalgia
Paese, anno: Francia/Italia, 2022
Regia: Mario Martone
Sceneggiatura: Ippolita Di Majo, Mario Martone
Fotografia: Paolo Carnera
Montaggio: Jacopo Quadri
Interpreti: Artem, Aurora Quattrocchi, Emanuele Palumbo, Francesco Di Leva, Nello Mascia, Pierfrancesco Favino, Salvatore Striano, Sofia Essaidi, Tommaso Ragno, Virginia Apicella
Produzione: Mad Entertainment, Medusa Film, Picomedia, Rosebud Entertainment Pictures
Distribuzione: Medusa
Durata: 112'
Data di uscita: 25/05/2022