Il regista vietnamita trapiantato in Francia Tran Anh Hung presenta prima in Concorso a Cannes e poi alla Festa del Cinema di Roma il suo ultimo lungometraggio, La passion de Dodin Bouffant, liberamente tratto dal romanzo di Marcell Raouff e a sette anni di distanza dalla sua ultima pellicola, Éternité.
Siamo in una Francia dedicata ai sensi, nel 1885. Eugénie (Juliette Binoche) lavora da 20 anni come cuoca per il famoso gastronomo Dodin Bouffant (Benoît Magimel).
La loro preziosa affinità in cucina si trasforma prima in ammirazione, poi in un profondo sentimento. Eugénie è indecisa se legarsi per tutta la vita a Dodin, e il loro rapporto vive in questa dimensione notturna e onirica fino a quando succede qualcosa per cui il gastronomo decide di fare qualcosa che non aveva mai fatto prima: cucinare per lei.
Tran Ahn Hung racconta con delicata poesia e con immagini pittoriche un periodo storico - la fine dell’ Ottocento - attraverso gli spazi di una cucina, che ancora non ha fornelli ma braci che ardono. Come la passione, ormai matura, che si consuma tra i due protagonisti.
Attraverso una lunga e invitante sequenza iniziale in un movimento continuo di camera, assistiamo alla messa in scena dell’altro protagonista del film: il cibo. Dal maneggiare con pazienza gli ingredienti fino alla ricerca del perfetto impiattamento.
Juliette Binoche occupa tutto lo spazio con le sue movenze sapienti, aggraziate; per lo spettatore quasi un terzo del film è seguirla ammaliato in cucina, in questo ormai non-luogo in cui si mette in scena una magia e avviene la trasformazione degli ingredienti in un piatto finito.
La regia, attraverso meravigliose inquadrature costantemente addosso alle mani, al cibo, ci racconta quanta dedizione si possa nascondere dietro una passione autentica, e quanto questa si trasformi in vero sentimento, in amore totale.
I richiami al film d’esordio di Anh Hung Tran ll profumo della papaya verde (Caméra d’or a Cannes nel 1993) e a Chocolat, di cui Binoche era protagonista, esaltano quest’esperienza gustativa cinematografica.
La regia riesce a portarci sottobraccio in quest’epoca fatta di pasti infiniti e morbide campagne in cui si avvicendano le stagioni, regalando alle tavole diversi ingredienti con cui giocare a questo infinito, lento gioco della vita. Dalle cucine il film si apre all’esterno, e il ritmo naturale degli elementi asseconda il ritmo delle stagioni di un amore, che dura da anni, immutato nell’intensità, ma cresciuto e maturato, come i frutti di un albero.
La pellicola mette in scena la passione: per la cucina, per la materia prima, per l’addestramento del palato, per la sua compagna di una vita. È attraverso la cucina che i personaggi si raccontano, vengono caratterizzati. Rifiutano concezioni filosofiche, si fanno portavoce di altre idee, forse più rivoluzionarie. E il Pot-au-feu, il bollito contadino del nord della Francia, si fa archetipo di un modo di essere, spiegandosi con garbo e armonia gustativa al mondo.
Lo spettatore immagina attraverso i piatti le stagioni della vita di Dodin, il suo passato accanto a Eugénie, che di stagioni ama solo l’estate. Ne deduce il sincero legame amoroso, fatto di complicità, passione e ammirazione che si svolge in cucina, una dimensione spazio-tempo in cui vivere al riparo dallo scorrere della vita.
Elegante e ipnotico, il lavoro di Tran Anh Hùng vive della luce incantevole emanata dalla coppia Juliette Binoche e Benoît Magimel, tornati dopo la loro relazione a lavorare insieme con incantevole armonia. Anche nei momenti più drammatici la pellicola non perde la sua forte raffinatezza: tutto è in divenire, e anche la morte fa parte dell’ordine delle cose.
Il regista non smentisce la sua estetica fatta di sensi e poesia e mette in scena il ciclo della vita, attraverso il linguaggio del cibo, determinante per costruire la psicologia dei personaggi.
Miglior regia al Festival di Cannes 2023, rappresenterà la Francia agli Oscar.
Genere: drammatico, storico
Titolo originale: La Passion de Dodin Bouffant
Paese, anno: Belgio/Francia, 2023
Regia: Trần Anh Hùng
Sceneggiatura: Trần Anh Hùng
Fotografia: Jonathan Ricquebourg
Montaggio: Mario Battistel
Interpreti: Benoît Magimel, Bonnie Chagneau-Ravoire, Emmanuel Salinger, Frédéric Fisbach, Galatea Bellugi, Jan Hammenecker, Jean-Marc Roulot, Juliette Binoche, Patrick D'Assumçao, Sarah Adler, Yannik Landrein
Produzione: Curiosa Films, France 2 Cinéma, Gaumont, Umedia
Durata: 134'