Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024, dove è stato conferito a Elio Germano il Premio Vittorio Gassman come miglior attore, il film è uscito nelle sale il 31 ottobre.
Negli ultimi anni il cinema e la tv ci hanno regalato tanti biopic sui grandi protagonisti del XX secolo nell’ambito della scienza, della politica dello sport e dell’arte. Si sentiva, quindi, la necessità di un fim su Enrico Berlinguer, un personaggio amato non solo dal popolo della sinista, ma stimato anche da persone di idee opposte alle sue.
Il film si concentra su 5 anni significativi e cruciali nella vita nella carriera politica del Segretario del partito Comunista.
Dal 1973, in cui fu vittima di un attentato in Bulgaria al 1978, anno del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro. Sono anni di svolte e lotte epocali per il Partito di Berlinguer, contrassegnati da eventi di politica internazionale e problematiche sociali del nostro paese che richiedevano risposte urgenti e risoluzioni non facili.
La tragica fine del sogno socialista nel Cile di Allende per mano della destra militare di Pinochet; il tentativo di distacco del Partito Comunista Italiano dall’egemonia sovietica; le lotte operaie, l’emancipazione femminile, la necessità di dar dignità alle periferie urbane, l’insorgere della lotta armata, le stragi e la strategia della tensione.
Questo è il contesto storico in cui si inserisce Berlinguer - La grande ambizione: il compromesso storico, un tentativo di allargare il consenso del Partito Comunista a tutte le componenti progressiste, riformiste e democratiche del paese, con l’intento di arrivare al governo del paese anche insieme al nemico storico, la Democrazia cristiana. Lo scopo era quello di scongiurare lo spettro dell’eversione di destra, rappresentata all’epoca dal Movimento Sociale e da alcune aree della Dc. Un timore che aveva un fondamento concreto: il tentativo di golpe di Borghese nel 69’ e la linea politica di Fanfani ne erano una prova.
Tutto ciò viene raccontato nel film di Segre con accurata documentazione storica, lucidità ed autentico spirito critico.
Di questa grande ambizione viene narrata anche la parabola discendente con le contestazioni degli studenti e i gruppi di sinistra estremi ed infine il crollo totale di ogni speranza con l’uccisione di Moro.
Segre calibra con equlibrio il taglio documentaristico che gli appartiene con le parti fiction, donando allo spettatore nel contempo un affresco fedele e sincero dell’epoca ed il ritratto introspettivo di un uomo, tra l’altro tratteggiato in profondità grazie anche all’interpretazione equilibrata e credibile di Elio Germano.
Non si scade mai nell’agiografia e nella retorica, neanche nei momenti in cui ci viene mostrata la dimensione privata. Viene dato spazio all’uomo Berlinguer nelle tenerezze di padre e marito, nelle sue fragilità e paure, ma il focus della narrazione rimane concentrato sul Berlinguer politico e sul senso di responsabilità con cui affronta scelte difficili e sofferte.
Il cinema può regalare emozioni o intrattenere, ma può anche offrire spaccati di vicende storiche, stimolando la riflessione: l’opera di Segre persegue con efficacia proprio questa finalità, grazie anche a un cast ben assortito e a una solida sceneggiatura.
Fondamentali sono i dialoghi verosimili e accurati, che guidano lo spettatore nell’esplorazione degli umori sociali e nell’evoluzione del pensiero politico, che si traduce infine in azione, pur non senza tentennamenti e criticità. Per questo sono essenziali le scene dentro Botteghe Oscure, in cui emerge il confronto tra le varie anime del PCI; vere e proprie scene madri sono quelle in cui Berlinguer si confronta con Moro e con gli uomini della DC; in particolare degno di nota, e a mio parere forse il momento più alto di sceneggiatura di tutto il film, è il faccia a faccia tra Berlinguer ed Andreotti, un dialogo carico di sottintesi ed allusioni, quasi una metaforica partita a scacchi in cui i contendenti calibrano con circospezione ogni mossa.
Spicca l’ottima interpretazione di Pierabon nei panni di Andreotti, una delle caratterizzazioni più efficaci del leader della DC, dopo quella di Servillo nel Divo di Paolo Sorrentino.
Un altro pregio di Berlinguer - La grande ambizione è quello di mostrare i fatti e lasciare allo spettatore il giudizio e soprattutto delle domande, senza fornire una risposta: avrebbe funzionato davvero il Compromesso Storico e, soprattutto, perché è stato ostacolato con tanta pervicacia?
Si sentiva la necessità di questo biopic? Indubbiamente sì, non solo per la statura morale e politica di Berlinguer e per comprendere meglio una congiuntura storica cruciale per le sorti del nostro paese, ma anche per ricordarci un modo di fare politica con una competenza ed un senso di responsabilità che oggi sembra irrimediabilmente perso. Nessun effetto nostalgia, ma, rivedere piazze gremite durante i comizi, politici che dialogavano in modo diretto con l’elettorato e s’interrogavano sul benessere del paese, fa uscire dalla sala cinematografica con la sensazione che forse abbiamo perso qualcosa di importante, che ci manca e dovremmo provare a riconquistare.
Genere: biopic, docufiction, dramma, storico
Paese, anno: Italia/Belgio/Bulgaria, 2024
Regia: Andrea Segre
Intepreti: Elio Germano, Elena Radonichic, Fabrizia Sacchi, Roberto Citran, Giorgio Tirabassi, Paolo Pierobon, Andrea Pennacchi, Francesco Acquaroli, Paolo Calabresi
Sceneggiatura: Marco Pettenello, Andrea Segre
Fotografia: Benoit Dervaux
Montaggio: Jacopo Quadri
Musiche: Iosonouncane
Scenografia: Alessandro Vannucci
Costumi: Silvia Segoloni
Produzione: Vivo film, Jolefilm, Rai Cinema, Tarantula, Agitprop, Ministero della Cultura
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 123’
Data di uscita: 31 ottobre 2024