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Amici per la Morte

29/03/2008 12:00

Vito Sugameli

Recensione Film, Film Azione, Film Arti Marziali, Jet Li,

Amici per la Morte

Andrzej Bartkowiak (apprezzato direttore della fotografia) cavalcando il successo cinematografico di Romeo deve morire torna all'attacco, emulando con troppa im

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Andrzej Bartkowiak (apprezzato direttore della fotografia) cavalcando il successo cinematografico di Romeo deve morire torna all'attacco, emulando con troppa impersonalità e veemenza produttiva il suo lavoro precedente. La fretta oltretutto attesta la volontà di seguire un filone commerciale prima che scada l'appeal... insomma, dà da pensare. La trama vede il rapimento della figlia del capo di una squadra di ladri abilissimi ma la ragazza verrà rilasciata solo in cambio di una partita di diamanti dal valore inestimabile. A seguire lo scambio, un agente dei servizi segreti di Taiwan di nome Su (Jet Li).


Amici per la morte non manca di spettacolarizzare il cinema action, con rocamboleschi inseguimenti tra immensi grattacieli e velocissimi combattimenti a terra. Le coreografie - ancora una volta supervisionate da Corey Yuen - hanno impiegato l'uso fin troppo eccessivo dei cavi di sostegno, rendendo la finzione scenografica troppo evidente. La sceneggiatura inoltre porta un vuoto incolmabile nello storyline, descrivendo personaggi e situazioni con il minimo sforzo. La storia, inevitabilmente, procede passivamente scontro dopo scontro senza il minimo appeal sullo spettatore più navigato. Non bastano davvero le spocchiose acrobazie di Jet Li o una prima parte ben diretta per affermarne la riuscita; neppure il ritorno del rapper DMX e il comicissimo Anthony Anderson. Contrapposti ai buoni: un'insolita Kelly Hu - la ragazza Kaori di una nota pubblicità di formaggi - fa da spalla al cattivo Mark Dacascos mentre Tom Arnold sembra faccia il verso (molto alla lontana) alla comicità "nevrotica" del geniale Woody Allen. Alla fine ci si diverte per l'evidente schema ludico, rimane però lontana la dinamica compattezza del prequel. Forse, è proprio il caso di dirlo: Romeo doveva morire.


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