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Tower Heist – Colpo ad alto livello

06/12/2011 12:00

Valerio Ferri

Recensione Film,

Tower Heist – Colpo ad alto livello

La “Torre” è uno dei complessi residenziali più lussuosi di New York, al cui interno vivono gli uomini più ricchi della città e lavorano comuni dipendenti con m

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La “Torre” è uno dei complessi residenziali più lussuosi di New York, al cui interno vivono gli uomini più ricchi della città e lavorano comuni dipendenti con mansioni ordinarie. Uno spregiudicato uomo d’affari, proprietario dell’attico della struttura, subentra nella gestione di numerosi fondi pensione intestati al personale, prospettando rendimenti da capogiro. La truffa viene a galla, ma nessuno sembra in grado di dimostrarne la colpevolezza. A pagare sono come al solito i piccoli risparmiatori. Tra licenziamenti e tentati suicidi, c’è chi medita una rapida rivalsa.


Le danze si aprono con un’enorme piscina sul tetto di un grattacielo (e tanto di banconota in gigantografia sul fondale) in un’atmosfera piuttosto cupa, a far capire che nonostante la presenza di Ben Stiller e Eddie Murphy non sembra trattarsi della solita commedia. È in atto una partita a scacchi virtuale tra un magnate di Wall Street e un semplice impiegato alla sicurezza della Torre, in una metafora satirica che mira a punzecchiare neanche troppo velatamente i cinici colletti bianchi, colpevoli di rubare al povero per dare al ricco. A tratti viene da pensare che s’inneschi il dramma sociale, ma la comicità dei protagonisti disillude presto. Predomina quindi un sapore agrodolce, che sfocia in una vera e propria pseudo parodia semiseria quando l’armata Brancaleone capitanata da Stiller s’improvvisa a banda di Ocean dei poveri. Si finisce nel grottesco di una mission impossible dal finale prevedibile e senza troppi colpi di scena.


La disastrosa congiuntura economica è l’occasione per dare al popolo una facile valvola di sfogo, col ritorno anche su grande schermo di vecchi stereotipi riciclati. Si fronteggiano buoni e cattivi: gli ingenui che sono preda e fonte di arricchimento per arrivisti senza scrupoli; i furbetti, capaci di comprare chiunque e dovunque, anche la dignità degli altri, incapaci di fare del male. L’etica intaccabile del più debole è però lo strumento di rivincita dei “rimpiazzabili”, un sussulto morale in grado di ripagare dalle umiliazioni e le frustrazioni subite. Dovrebbe essere un film con velleità comiche, e lo è; senza risultare per giunta forzata, con sketch e battute piuttosto misurate quanto esilaranti. Se l’ultima mezz’ora pacchiana può essere additata ad una caduta di stile o a mancanza di fantasia, resta però fuori luogo la fastidiosa propaganda spicciola volta a dipingere una becera strumentalizzazione delle moderne classi sociali. Inutile pensare che si tratti solo di un pretesto romanzato o una licenza d’autore, poiché il messaggio viene ostentato – e più volte – fino al termine. I due maestri della comicità presenti non fanno fuochi d’artificio come d’abitudine, forse limitati da una pellicola più attenta ad accaparrarsi le simpatie degli indignati che ad offrire momenti di svago o, in alternativa, seri spunti di riflessione.


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