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Il castello nel cielo

22/04/2012 11:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Il castello nel cielo

È molto difficile, quando si ha a che fare con un maestro dell’animazione come Hayao Miyazaki, stilare una classifica di

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È molto difficile, quando si ha a che fare con un maestro dell’animazione come Hayao Miyazaki, stilare una classifica di ordine gerarchico delle sue opere. Eppure è innegabile che Il castello nel cielo sia in assoluto uno dei film migliori non solo all’interno della filmografia del regista giapponese, ma di tutta la produzione dello studio Ghibli che avviava la propria attività proprio con questo film. Distribuito in terra nipponica a partire dal 1986, la pellicola viene (ri)doppiata dall’ormai fidata Lucky Red (il film infatti era già uscito in dvd nel 2004 per Buena Vista), permettendo così a nuove generazioni di estimatori di lasciarsi condurre nel più avventuroso dei film di Miyazaki. Realizzato dopo Lupin III (il film) e il bellissimo Nausicaa della Valle del Vento, Il castello nel cielo lascerà tracce indelebili nei vostri cuori.


Una leggenda racconta di una misteriosa isola che galleggia sopra le nuvole. Pazu, cresciuto con i racconti del padre, è l’unico ad essere riuscito a fotografare l’isola di Laputa. Il cielo però è molto distante per Pazu che passa le sue giornate a lavorare nelle profondità delle miniere. Una sera, tuttavia, alzando gli occhi alla volta celeste, il ragazzo diviene testimone di un fatto incredibile: una ragazzina scende dal cielo, come un angelo. Si tratta di Sheeta, una giovane dal passato misterioso, inseguita da una banda di pirati interessati allaa pietra dai poteri gravitazionali che lei porta con sé. I due fanno amicizia e ben presto per loro inizierà un’avventura fantastica, tra castelli, pirati e robot giganti.


Chiunque sia stato bambino durante gli anni novanta e abbia avuto l’occasione di vedere il capolavoro Conan il ragazzo del futuro non faticherà a riconoscere in Sheeta e Pazu i discendenti diretti degli indimenticabili Conan e Lana: due ragazzi che non si arrendono davanti alla difficoltà della vita e che, pur essendo stati in qualche modo sconfitti dal progresso tecnologico dell’umanità, non rinunciano a combattere per un mondo più pulito. Proprio come i due giovani del futuro, i protagonisti della pellicola di Miyazaki sono i portatori privilegiati di tematiche che il maestro nipponico non ha mai abbandonato e da sempre descrive con grazia e delicatezza commoventi. La sua incredibile fantasia, capace di miscelare vari capisaldi della letteratura – da L’isola del tesoro a I viaggi di Gulliver – è in grado, insieme all’animazione dallo stile preciso e inconfondibile, di creare favole pregne di morale e messaggi, senza tuttavia gonfiarsi di pedanteria o ruffianeria. La lotta all’inquinamento, la salvaguardia della natura (e del pianeta), le problematiche legate alle nuove invenzioni tecnologiche sono affrontate senza bisogno di essere nominati direttamente. Tematiche che rivendicano tutta la loro attualità, riproposti oggi al cinema senza che si avverta il peso degli anni. Il maestro nipponico precorre i tempi pur rimanendo ancorato ai vecchi valori, all’importanza di un passato vergine e incorrotto, la cui resa fiabesca e semantica li rende comprensibili e condivisibili ad un pubblico eterogeneo.


Il castello nel cielo inizia in medias res, entrando in confidenza con la figura di Sheeta, principessa di un regno creduto perduto e la cui eredità è legata alla pietra che la ragazza porta al collo. È troppo facile, con il senno di poi, vedere il legame con un altro capolavoro dell’animazione seriale della cultura giapponese: i richiami che Il mistero della pietra azzurra rivolge a Il castello nel cielo sono lampanti, ma soprattutto sono importanti per capire quanto la forte impronta del regista sia stata in grado di proporsi ad una cultura sempre più mainstream. Il castello nel cielo racconta una strabiliante avventura incorniciata dai confini spumosi delle nuvole, dove macchine volanti e robot arrugginiti fanno da sfondo al rapporto tra due giovani alle soglie delle scoperte della vita. Il tocco magico e sognante di uno dei maggiori rappresentanti del cinema autoriale d’Oriente vi guiderà lungo i confini di una dimensione onirica, dove la natura abbraccia l’umano, in una stretta nel quale anche voi anelerete di smarrirvi.


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