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Gravity

09/09/2013 10:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Gravity

Un viaggio spaventoso e affascinante nei meandri dello spazio siderale

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La 70^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia riporta al lido, nel suo giorno d’apertura, il divo hollywoodiano George Clooney, protagonista, insieme alla bella Sandra Bullock, di Gravity, il nuovo film di Alfonso Cuaròn. Una storia che pone al proprio centro due volti iconografici che si immergono nella moltitudine di stelle disperse nell’infinito universo. Un viaggio spaventoso e affascinante nei meandri dello spazio siderale, dove due astronauti si trovano a dover combattere per la propria sopravvivenza.


Ryan Stone (Sandra Bullock) è una dottoressa che si trova per la prima volta nello spazio, lasciandosi sedurre dal silenzio impenetrabile dell'universo, chiamata ad intervenire con le sue conoscenze scientifiche. Matt Kovalski (George Clooney) è, al contrario, un veterano delle missioni spaziali, che si muove con tranquillità e un pizzico di vanità. Tra questi due personaggi si frappone una violenta pioggia di detriti che distrugge il loro satellite, interrompe le comunicazioni con la Terra e li lascia in balia di una paura adamitica: il vuoto silenzioso e infinito che inghiotte qualsiasi cosa, persino la luce. Per i due superstiti non resta altra scelta che continuare ad attaccarsi alla propria umanità, a quell’atavica convinzione di poter sopravvivere, sempre e comunque, grazie ad un istinto che emerge anche contro ogni logica.


Difficile restituire il senso di claustrofobia che Alfonso Cuaròn riesce a creare in uno spazio potenzialmente illimitato. Senza confini e senza barriere di sorta, i due protagonisti restano comunque intrappolati in uno spazio che si fa sempre più circoscritto, delimitato dalla paura di smarrire se stessi e, ancora di più, dal terrore di annientarsi in un buio cosmico che non permette speranza né redenzione. Per creare questo senso d’ansietà, Alfonso Cuaròn ricorre ad un ottimo 3D che risulta estremamente funzionale, utile a creare profondità, cooperando alla messa in scena di uno stato d’inquietudine costante e invariato fino alla fine. Visivamente eccellente, Gravity si arricchisce anche di un reparto musicale – curato da Steven Price – che accompagna perfettamente il dispiegarsi della vicenda, giocando con i nervi scoperti del pubblico, prendendo ideologicamente per mano l’asfissia dei protagonisti, le loro crisi di panico e le loro repentine prese di coscienza. E se George Clooney non delude, non si può non ammettere che il vero centro di gravità del film di Alfonso Cuaròn, è Sandra Bullock, che monologa con se stessa, riempiendo lo schermo e regalando probabilmente la sua migliore interpretazione di sempre.


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