Keller (Hugh Jackman) e Franklin (Terrence Howard), padri rispettivamente di Anna ed Eliza, abitano nella piccola provincia americana con le loro mogli Grace (Maria Bello) e Nancy (Viola Davis). Le due famiglie sono molto unite fino al giorno in cui le figlie scompaiono nel nulla, in un sospetto rapimento.
Mentre l’intera cittadina si mobilita, il caso diventa presto un’ossessione sia per Keller che per il giovane detective Loki (Jake Gyllenhaal), diversamente disposti a tutto per ritrovare le bambine.
Abbandonate le fumettistiche fattezze di Wolverine indossate per l’ultimo blockbuster di James Mangold, Hugh Jackman assume stavolta, per il primo lungometraggio hollywoodiano del canadese Denis Villeneuve, il volto di un protagonista nero, un personaggio simile all’eroe di un romanzo ottocentesco, qualcosa di molto simile a quello che il suo Jean Valjean avrebbe dovuto essere (e non è stato) ne Les Misérables. L’attore australiano compie la sua prima vera impresa cinematografica in un ruolo che ne valorizza le capacità attoriali prima ancora della presenza scenica. Al suo fianco, oltre al ritrovato Gyllenhaal, la stessa Viola Davis di The Help e un meraviglioso Paul Dano.
L’esordio hollywoodiano di Villeneuve – il quinto lungometraggio dopo il successo de La donna che canta, candidato all'Oscar nel 2011 come Miglior Film Straniero – è un thriller colto e studiato, che mostra di conoscere bene la folta tradizione che dal giallo hitchcockiano attraversa l’insegnamento di Jonathan Demme e giunge ai recenti noir scandinavi a fiato corto. Reso decisamente tetro dalla grigia fotografia del pupillo dei fratelli Coen, Roger Deakins, e scritto da un professionista del mestiere, Aaron Guzikowski, Prisoners ha tutti gli elementi per spiccare nell’innumerevole quantità di thriller a cast stellare prodotti ogni anno a Hollywood.
La vicenda è un’intricata storia di crimini e punizioni che ragiona in maniera estesa intorno al concetto di “prigionia” attraverso un sistema di personaggi che funziona per opposizioni. Al pubblico è ceduto il compito di sentenziare in merito alla condanna o all’assoluzione dei protagonisti, specie di Keller Dover, il personaggio di Jackman. La complessità di questo protagonista non arriva mai a essere irreale e mantiene costantemente un inquietante velo di umana ferocia, perfettamente espresso nella sequenza di apertura, di agghiacciante realismo.
Prisoners sfoggia tanto i topoi del film di inchiesta - il giovane poliziotto, il self-justice man, i comprimari insospettabili - quanto i più forbiti artifici letterari e cinematografici della tensione, sperimentati qui sui nervi dello spettatore tra azione, suspance e dramma (in un montaggio che vede all’opera Joel Cox e Gary D. Roach, collaboratori storici di Clint Eastwood). Forte dell'ambientazione nella profonda Georgia, Villeneuve riesce inoltre ad annodare il suo film attorno a qualcosa che si avvicina di molto ad un fine morale.
Il racconto della violenza domestica, collettiva e mentale che striscia fra le crepe dell’America di provincia, imbevuta di religiosità spicciola e di giustizia sommaria - la cosiddetta “filosofia della Bibbia e del fucile” - è la linfa che alimenta la pellicola del regista canadese e ne giustifica l’intricata costruzione e la molteplicità di spunti.
Genere: crime, drammatico, thriller
Titolo originale: Prisoners
Paese/Anno: USA, 2013
Regia: Denis Villeneuve
Sceneggiatura: Aaron Guzikowski
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Gary Roach, Joel Cox
Interpreti: Anthony Reynolds, Brad James, David Dastmalchian, Dylan Minnette, Erin Gerasimovich, Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Kyla Drew Simmons, Len Cariou, Maria Bello , Melissa Leo, Paul Dano, Robert C. Treveiler, Sandra Ellis Lafferty, Terrence Dashon Howard, Todd Truley, Victoria Staley, Viola Davis, Wayne Duvall, Zoe Borde
Colonna sonora: Jóhann Jóhannsson
Produzione: 8:38 Productions, Alcon Entertainment, Madhouse Entertainment
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 153'
Data di uscita: 07/11/2013