Costretto alla fuga dopo aver rapinato un "Compro Oro" nel centro di Madrid, Josè tenta di espatriare in Francia accompagnato dal figlio di 10 anni, il complice Tony e un ostaggio. Durante il viaggio gli uomini si ritrovano in un piccolo paese basco, Zugarramurdi, covo di streghe e nei secoli passati teatro della feroce azione persecutoria dell’Inquisizione Spagnola. Sin dall’esordio delirante, l’adrenalinica rapina in maschera con tanto di Gesù Cristo armato di fucile a pompa accompagnato da un bambino e dai complici Spongebob e soldatino verde, Las brujas de Zugarramurdi è un film che porta, inconfondibile, il segno del suo autore. Álex de la Iglesia è un regista dalla personalità forte e dallo stile riconoscibile, capace di fondere generi diversi attraverso la forma onirica dell’impossibile reso possibile, visione improbabile divenuta realtà tangibile. I ritmi dell’action; i toni grotteschi dell’horror e quelli polemici del contrasto tra i generi; le virate umoristiche ostentate (perché in fondo, è tutto un grande scherzo): questi i cardini di un film divertente e ironico, che nell’eterna contesa uomo/donna ha l’intelligenza di tratteggiare i tratti più infimi di entrambi. Immaturi e irresponsabili, nel mondo di de la Iglesia gli uomini sono inaffidabili e poco avvezzi al lavoro. Quanto alle donne, sono streghe ossessive e manipolatrici, femministe diaboliche - perché l’iperbole è arma comica - quando tentano di evocare una dea pagana chiamata Grande Madre. Non mancano nemmeno fulminei tratti di critica sociale – la disoccupazione, il "Compro Oro" come simbolo della crisi economica – a conferma di un cinema totalizzante e onnivoro. Seppur inferiore rispetto all’inarrivabile Ballata dell’odio e dell’amore, che valse a de la Iglesia il Leone d’Argento per la regia e il premio Osella per la sceneggiatura alla Mostra di Venezia del 2010, Las brujas de Zugarramurdi è un film divertente e dal ritmo incalzante. Accusa forse una certa ridondanza nel finale, ma conferma da una parte l’autorialità del regista spagnolo e dall’altra la miopia dei distributori italiani, che ancora stentano a trovare una data d’uscita. D’altronde lo stesso Ballata dell’odio e dell’amore è stato distribuito in Italia con due anni di ritardo, e manca ancora all’appello La chispa de la vida, del 2011.