
Ci sono storie antiche, mitiche, leggendarie che si raccontano di generazione in generazione per mantenerne viva l’essenza. Ogni narratore, però, ne modifica un dettaglio, ne arricchisce le caratteristiche e, a volte, ne stravolge i contenuti. Forte del fascino delle fiabe, Robert Stromberg, esperto di effetti visivi (Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo) e scenografici (Avatar), siede in cabina di regia per dirigere una suggestiva rilettura personale de La bella addormentata nel bosco, in cui Malefica, una villain crudele e spietata, decide di raccontare la sua versione della storia. Malefica (Angelina Jolie) è una fata felice e spensierata che vive nel cuore della brughiera incantata. Un giorno incontra Stefano (Sharito Coplay), un ragazzo che finisce accidentalmente nel suo regno e tra i due nasce subito un amore forte e appassionato. Con il passare del tempo, però, il giovane, colpito dall’avidità e dall’ambizione, si unisce all’esercito del Re per catturare Malefica e per impossessarsi dei segreti della foresta. Approfittando del suo amore, Stefano le strappa le ali e le porta al castello come trofeo di guerra, guadagnandosi, così, il diritto al trono. Delusa e addolorata per il vile comportamento dell’uomo, la fata scaglia un sortilegio contro la piccola principessa: prima che compia il suo sedicesimo compleanno, Aurora (Elle Fanning) si pungerà il dito con il fuso di un arcolaio e cadrà in un sonno profondo simile alla morte. Solo un bacio di vero amore potrà salvarla. Foreste incantate, querce centenarie, specchi d’acqua. La brughiera del reame è un’oasi di pace amena e incontaminata in cui non esiste violenza né sopraffazione. La giovane fata del regno ne diviene la protettrice e passa le sue giornate ad assicurarsi che niente possa scalfire la serenità del posto. La cattiveria umana, però, invade la landa, la devasta e priva Malefica delle sue ali magiche, rendendola un’inutile strega reietta. Distrutta profondamente nel corpo e nell’anima, la fata trasforma l’ambiente circostante in un covo di malvagità ed efferatezze, dove rovi appuntiti e avvelenati prendono il sopravvento sugli aggraziati e policromi salici piangenti. La sua sete di vendetta la avvicina alla principessa Aurora che segue notte e giorno per assicurarsi che il maleficio abbia effetto. Nonostante l’iniziale riluttanza, Malefica rimane ammaliata dalla purezza d’animo della ragazza e riscopre la forza dei sentimenti autentici capaci di lenire qualsiasi dolore. Fata madrina più che strega diabolica, la donna finisce per proteggere la principessa dai mali del mondo e sceglie di renderla parte integrante del suo regno incantato. Così, unendo la sua cattiveria di creatura ferita alla vitalità di fata, Malefica si riscopre l’indiscussa eroina di cui il mondo aveva bisogno per mantenere viva la pace tra i popoli. Nonostante gli ottimi presupposti, gli autori Paul Dini e Linda Woolverton (Alice in Wonderland), confezionano una sceneggiatura altalenante, funambolica e a tratti fortemente straniante che, nonostante il pirotecnico green screen e gli sfondi tridimensionali di chiara derivazione avatariana, fatica a coinvolgere pienamente lo spettatore. Rivoluzionando la fiaba originale, il pubblico non riesce a distinguere tra bene e male e - soprattutto - a credere che entrambe le componenti possano convivere prepotentemente in ogni creatura. Per questo, tra scene d’azione e passeggiate romantiche al chiaro di luna, la Malefica di Angelina Jolie spazza via qualsiasi tinta macabra dalla storia per dimostrare che non c’è amore più grande di chi ama incondizionatamente senza esigere di essere riamato a sua volta.