Classico tra i classici della commedia americana, La vita è meravigliosa rimane probabilmente il film più famoso e apprezzato del più grande cantore dell'"american way of life" - inteso nel suo senso più positivo - qual era Frank Capra. Una favola moderna entrata nell'immaginario comune di ogni cinefilo che si rispetti, capace a distanza di quasi settant'anni dalla sua uscita di regalare emozioni sincere che, pur non scevre da un certo accomodante patetismo, racchiudono al meglio la potenza dei buoni sentimenti e degli ideali di una vita corretta e felice. Un'opera perfettamente nelle corde del suo autore che, se era riuscito sette anni prima a rendere genuina la speranza di una politica migliore in un altro capolavoro come Mr. Smith va a Washington, qui - sfruttando a pieno il carisma rassicurante del suo "feticcio" James Stewart - confeziona un perfetto racconto umanista, reso ancor più magico dal sottofondo natalizio che accompagna l'ultima mezz'ora. George Bailey è un giovane onesto e dal grande cuore che sogna di abbandonare per sempre la piccola cittadina dove è cresciuto per girare il mondo. Le sue illusioni, però, si sfaldano in seguito alla morte del padre, costringendo George a subentare al genitore deceduto nella gestione di una piccola cooperativa di risparmio, unica speranza per la gente onesta. Tempo dopo George, che nel frattempo si è costruito una famiglia felice sposando una sua amica d'infanzia con la quale ha avuto tre bambini, finisce in un guaio: 8000 dollari sono stati persi per distrazione e ora la sua società rischia di finire nelle mani dello spietato affarista Potter. Distrutto dal dolore, George scaglia tutta la sua frustrazione contro familiari e amici, arrivando a pensare al suicidio. In suo soccorso arriva l'angelo Clarence che gli mostra come sarebbe stata la vita della cittadina se lui non fosse mai esistito. Ispirata dal racconto The Greatest Gift di Philip Van Doren Stern, la sceneggiatura del film si sviluppa narrativamente con sbalzi temporali anche di diversi anni, nei quali ci vengono mostrati i passaggi più significativi della vita del protagonista. L'incipit fantastico, vera forza scaturente di una già comunque bellissima commedia dai toni drammatici, si palesa soltanto nella parte finale, riuscendo ad aumentare a dismisura ill pathos emotivo verso un finale senza dubbio "facile" ma non per questo meno emozionante. Il sogno americano e il lato "oscuro", rappresentato magnificamente dal personaggio di Potter (il grandissimo Lionel Barrymore), vengono sviscerati con dovizia in ogni singolo dettaglio, arrivando a sottolineare chiaramente l'importanza dell'amore e dell'amicizia in una società non sempre benevola con i "buoni di cuore". Una poetica semplice e istintiva che, dietro all'apparente banalità del costrutto lascia intravedere la speranza di Capra - reduce dalla Seconda Guerra Mondiale - per un mondo migliore nel quale i meriti morali vengano premiati e riconosciuti. E in questa epopea filmica di ispirazione dickensiana, James "Jimmy" Stewart è naturalmente l'interprete perfetto.