Dopo Italiano medio, Maccio Capatonda (Marcello Macchia), Herbert Ballerina (Luigi Luciano) e Ivo Avido (Enrico Venti) scendono nel cuore dell'Italia, in una manciata di case arrampicate su ripide salite, in un minuscolo borgo nel quale si consuma il delitto di una contessa. La vita monotona dell'entroterra abruzzese subisce un brusco cambio di prospettiva: l'omicidio si trasforma nel caso mediatico del momento e la periferia estrema diventa il centro propulsivo del Paese. Il nostro Bel Paese ritorna ancora nel titolo del nuovo film di Maccio Capatonda. Quella ritratta è l'Italia, in una versione estremizzata e caricaturale: per analizzarne meglio le brutture e le mancanze il comico abruzzese fa vestire gli Italiani della peggior versione di loro stessi, mettendo in scena la quotidianità ma sovraccaricandone i difetti e gli aspetti più facilmente stigmatizzabili. I paesaggi, le case, la terra, l'accento: tutto fa capire che siamo nel nostro Paese, eppure sembra un altro mondo, lontano, ma al contempo familiare. Non è certo un meccanismo inedito: se si prende a esempio il film a episodi I Mostri di Dino Risi sarà evidente che il fuoco dell'azione è sbilanciato sul malcostume, sulle furberie così calate nel quotidiano da innalzarsi a morale condivisa. Non è una novità quindi, ma l'effetto è comunque unico. La grana e la comicità di Risi sono amare, mentre Maccio mantiene un registro sguaiato, pur affrontando tematiche macabre e torbide. Ad addolcire il calice interviene una lingua inventata, giocata su tempi strettissimi e che, da leggenda, si è insinuata nel linguaggio comune (basti pensare a «la febbra» o a «ggiàmangiato»). Lo spettatore sa già che verrà travolto da una colata di modi di dire, eppure l'effetto è tutt'altro che scontato: i cartelli stradali, i nomi storpiati, gli errori guizzano da un vulcano attivo di comicità, prodotto diretto dell'affiatamento del cast. L'oggetto dello scherno carnevalesco è l'omicidio: da fatto di cronaca e da materia giuridica, questo regredisce attraverso una metamorfosi mostruosa in una fonte di lucro da parte di media disonesti e nel pane quotidiano di spettatori privi di coordinate etiche alternative. Omicidio all'italiana fa ridere in sala e riaccompagna a casa con pungenti pensieri su cui riflettere, senza cadere nel moralismo né nel senso di colpa. Offre un margine di divertimento leggero ma anche gli strumenti per ragionare e per crearsi una propria opinione in materia. Che piaccia o no, Maccio e la sua preziosa squadra hanno raccolto il testimone della comicità italiana e sanno filtrare il nostro tempo in maniera equilibrata, con una creatività che alterna allegria e serietà. E difficilmente si uscirà annoiati o delusi dalla visione di Omicidio all'italiana, che fa ridere ma anche tenere gli occhi bene aperti su noi stessi.