Con The War - Il pianeta delle scimmie si conclude la trilogia del nuovo corso, probabilmente la migliore interpretazione della saga nata nel 1968 a partire dal romanzo di Pierre Boulle. Affidato alla regia di Matt Reeves (già realizzatore del secondo episodio, Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie), questo terzo capitolo conferma il livello già alto dei precedenti: vengono finalmente mescolati — con ottimi risultati — azione, fantascienza e nuovi livelli di lettura, andando a costituire un trittico capace di intrattenere e far riflettere al contempo. Il contrasto fra umani e scimmie, guidate dal saggio Cesare, si è ormai inasprito oltre il punto di non ritorno: consapevole dell’impossibilità di giungere a un esito che non sia disastroso per entrambe le specie, Cesare (Andy Serkis) è intenzionato a trasferire il suo popolo in una Terra Promessa, lontano dagli uomini, individuata da suo figlio al di là di un deserto. In seguito a un attacco a sorpresa, ordito dal Colonnello (Woody Harrelson), Cesare decide di non partire più ma di muovere con un manipolo di fedelissimi contro il nuovo nemico. Il viaggio di Cesare con il consigliere orango Maurice (Karin Konoval), il “commando” Rocket (Terry Notary) e il gorilla Luca (Michael Adamthwaite) sarà ricco di conseguenze importanti per il leader e per il suo popolo, ma anche per la comprensione del contesto in cui si svolge la storia, in particolare rispetto alle evoluzioni cui la razza umana sta andando incontro e le conseguenti ricadute sulle scimmie. Un ruolo fondamentale in questo terzo capitolo della saga è giocato da una bambina, Nova (Amiah Miller), che su richiesta di Maurice viene salvata e portata con il gruppo. La bimba è affetta da un disturbo che le impedisce di parlare e che, limitando le sue capacità espressive, la rende più empatica nei confronti delle scimmie: da esse impara il linguaggio dei segni e da esse si sente accolta. La figura di Nova è fondamentale per definire una nuova via, un rapporto di convivenza amichevole fra umani e scimmie in cui il rispetto e l’affetto reciproco sono possibili e concreti. Personaggio opposto a Nova è il Colonnello, cui Woody Harrelson dona una fisicità e un carisma presi di peso (ed esplicitamente) dal Kurtz di Apocalypse Now. Il Colonnello ha rinunciato totalmente alla propria umanità, nella convinzione di agire per la salvezza del suo genere di appartenenza: si scontra non solo con le scimmie, ma anche con i suoi stessi superiori; crea il suo piccolo regno in un deposito di armi abbandonato dall’esercito fra le montagne rocciose. Il rapporto tra il colonnello e Cesare apre a un’infinita serie di rimandi cinematografici, sociali e politici. Nel confronto fra i due leader e fra le due razze si riflettono l’apartheid, il razzismo, la non violenza di Gandhi; una commistione che nel suo insieme sembra essere una critica tutt’altro che velata ad alcune delle peggiori derive che hanno caratterizzato (o potrebbero caratterizzare) l’Occidente, e in particolare gli USA. Questa serie di riflessioni rendono il film straordinariamente attuale e centrato, sobrio nelle sue proposte e capace di mescolarle con efficaci momenti d’azione e divertenti siparietti capaci di stemperare il peso potenziale dell’opera. Quest’ultimo aspetto, il lato comico, è demandato principalmente alla figura di “Bad Ape”, uno scimpanzé trovato lungo il viaggio, incapace di interpretare il linguaggio dei segni, ma in grado di esprimere a parole tutte le sue paure e perplessità. Il film di Matt Reeves giova infine anche di un ottimo comparto musicale, che riesce facilmente a passare dall’epico al comico, dall’avventuroso allo struggente, accompagnando perfettamente le immagini e puntelllando con cura i diversi momenti del film.