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Never Ending Man - Hayao Miyazaki

13/11/2017 12:00

Samantha Ruboni

Recensione Film,

Never Ending Man - Hayao Miyazaki

Una bellissima lezione di animazione e vita del maestro Myazaki

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Con il ritiro dalle scene nel 2013 di uno dei più importanti registi di animazione, Hayao Myazaki, lo Studio Ghibli chiude i battenti. Tutti ormai erano convinti che i sogni e i mondi che l'animatore giapponese ci aveva fatto conoscere, stupendoci di meraviglia, fossero finito per sempre. Ma Hayao, annoiato dalla pensione, non riesce a fermarsi e incuriosito dalle nuove tecniche – tutte le animazioni dello studio Ghibli sono create a mano – cerca un nuovo slancio per dar vita a una nuova storia che gli frulla nella testa da tempo: un bruco e il suo complicato movimento che l'animazione manuale non riesce a rendere, e che spera di animare grazie alla computer grafica.


Presentato al recente Lucca Comics and Games, Never Ending Man - Hayao Miyazaki, ci parla in presa diretta della vita di Myazaki dopo l'annuncio del ritiro delle scene. Invecchiato e annoiato nella sua grande casa studio, non riesce proprio a stare fermo. Il disegno continua a essere parte integrante della sua quotidianità, con creazioni che andranno a far parte della collezione del museo dedicato allo Studio Ghibli. Ma a Myazaki non basta. Incuriosito dalle nuove tecniche d'animazione, illustrate al maestro da un gruppo di giovani, Hayao, investito dalla loro carica e intraprendenza, decide di mettersi di nuovo in gioco e provare queste nuove tecnologie, cercando di mettere all'angolo la tradizione dell'animazione a mano. Non sarà per nulla facile: una grande sfida per il maestro, che si troverà in difficoltà a imparare la tecnica, a far capire a questi nuovi disegnatori cosa vuole e come i personaggi delle sue storie devono essere fatti e si devono muovere. Una bellissima lezione di animazione, data da uno dei più grandi di tutti i tempi, all'interno del suo studio e nella parte più profonda e intima della quotidianità. Vedremo l'entusiasmo, la passione ma anche i momenti più bui e di scoraggiamento. E vedremo nascere un nuovo personaggio che è già entrato a far parte del nuovo immaginario Ghibli.


Girato in una traballante macchina a mano, quasi nascosta, per raccontarci le gesta quotidiane e più vere di Hayao Myazaki, il film ha un taglio documentaristico molto tradizionale; fastidiosa la solita decisione della sovrapposizione di voci – originale e doppiata – che non raccoglie mai il consenso del pubblico, ma che viene ancora spessisimo utilizzata per girati di questo genere. Per fortuna le bellissime immagini parlano in una lingua universale: vedere il maestro Myazaki all'opera è esaltante e, man mano che la pellicola procede, scopriamo come dai suoi vari stati d'animo nascano nuovi personaggi e nuovi mondi fantastici. Sentiamo come Myazaki vede il mondo e la vita, e come, privilegiatissimi ascoltatori, insegna ai nuovi animatori come far muovere gli animaletti del cortometraggio, in maniera realistica e puntuale. E sopratutto come, nonostante la stanchezza e l'età, Hayao Myazaki non si dia mai per vinto e anzi, con i nuovi influssi dati dalle novità, riesca a essere sempre meravigliato dalla vita e da quello che ci può regalare.


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