Antonio (Cristiano Caccamo) e Paolo (Salvatore Esposito) convivono felicemente a Berlino: dopo aver vissuto un rapporto intenso, all'insegna dell'amore, i due decidono di convolare a giuste nozze. Ovviamente, nel segno della tradizione: i due fidanzati, quindi, dovranno affrontare le rispettive famiglie per dar vita al lieto evento. La coppia parte allora alla volta di Civita di Bagnoregio per incontrare i genitori di Antonio: Anna (Monica Guerritore) e Roberto (Diego Abatantuono), famiglia all'avanguardia e di larghe vedute. Predisposta all'accoglienza e al progresso, almeno così sembrerebbe. Le carte si rimescoleranno non appena l'intenzione dei due giovani diventerà ufficiale e di pubblico dominio. Puoi baciare lo sposo è una commedia degli equivoci che si basa sulla diversità di genere, non per enfatizzarla, né tantomeno per appiattirla. L'omosessualità sembrerebbe un argomento sdoganato, tuttavia, il rischio di ritrovare determinati luoghi comuni è dietro l'angolo. Il regista Alessandro Genovesi alza il tiro e si domanda: alle prese con un matrimonio, le problematiche, le ansie e i rischi sono gli stessi di una situazione eterosessuale? Sì, o quasi. Due sessi uguali non creano scandalo, bensì al centro di tutto si colloca il desiderio di dar vita a un matrimonio innovativo, senza fronzoli, dove trionfi semplicemente l'amore fra due persone. Cosa inconcepibile, almeno fin quando i suoceri dovranno necessariamente dire la loro. Si pensa che il matrimonio - nella maggior parte dei casi - debba soddisfare soltanto i protagonisti, ma questo evento è dedicato anche alla pletora di parenti (acquisiti e non) che ne prendono parte. Questa commedia gioca proprio su quest'ultimo aspetto: la sferzante componente omosessuale non fa altro che confermare quanto le apparenti differenze finiscano per collimare al cospetto di un medesimo contesto sociale e culturale. I pettegolezzi, le critiche, le perplessità non hanno colore, razza o genere. Si ripropongono ciclicamente senza distinzioni, dando vita a quei luoghi comuni - entro cui prima o poi tutti cadiamo - che hanno reso celebre la mentalità italica anche altrove. Civita di Bagnoregio diventa una bomboniera improvvisata sulle contraddizioni nostrane, dove ogni cosa sembra essere appropriata - persino il bene - purché non dia scandalo. O peggio ancora, faccia scalpore. Allora, se matrimonio deve essere, che sia fatto secondo i canoni. Poco importa se questo dovrà stravolgere equilibri sociali costruiti con delicatezza. Questo sgretolarsi delle certezze, come neve al sole, dinnanzi al desiderio di un'unione diventa l'espediente per dar vita a risate assicurate. Sono tutti quanti bravi a fare i gay a Berlino diviene la frase emblema di una generazione di giovani che, ormai, non ha più timore di rivelare le loro pulsioni ma rimane spaventata dinnanzi a una suocera che resta scorbutica. Tutto il mondo è paese e Puoi baciare lo sposo lo ribadisce sullo schermo nella maniera più semplice e credibile, facendo notare quanto in Italia non faccia paura la diversità ma l'esigenza di modificare la tradizione. Non appena qualcuno ammette di preferire altro (che sia il compagno o l'esigenza di una nuova prospettiva di vita), cominciano le tensioni, destinate a perdersi nel più classico siparietto. Del resto il matrimonio non è altro che un nuovo inizio, e la partenza spaventa sempre; ma il vero banco di prova è dato dalla routine. Questo film lascia con il solito interrogativo: cambiano i generi, le stagioni, persino i gusti sessuali, ma l'amore eterno esiste davvero? Nemmeno il nuovo millennio e un nuovo concetto di unione è riuscito a dare una risposta precisa. Allora, non resta che riderci sopra continuando a sperare.