Cena con delitto - Knives Out è l’ultimo film del regista statunitense Rian Johnson. Ambientato negli Stati Uniti ai giorni nostri nella lussuosa dimora di Harlan Thrombey (Christopher Plummer), celebre scrittore di romanzi gialli, il film si apre con la numerosa famiglia riunita per festeggiare il suo ottantacinquesimo compleanno: lo scrittore, terminata la festa, si ritira in camera assistito da Marta, la giovane infermiera sudamericana (Ana de Armas) che con lui ha un rapporto di fiducia tale da sfociare in amicizia. Tuttavia, dopo la partenza di Marta. lo scrittore si toglierà la vita tagliandosi la gola. A indagare su quello che parrebbe essere nulla più che un suicidio giungeranno due ispettori di polizia coadiuvati dal detective Benoit Blanc (Daniel Craig), che inizierà piano piano a dubitare circa l’effettiva natura della morte dell’affermato romanziere. Cena con delitto - Knives Out, film di chiusura della 37ª edizione del Torino Film Festival, è una pellicola che riprende gli stilemi classici del giallo deduttivo tipico di un certo genere di letteratura poliziesca degli anni Trenta. Chiaramente ispirato ai romanzi di Agatha Christie (lo stesso regista ha espressamente citato come fonte di ispirazione i famosi libri della Signora del Giallo), utilizza la figura del detective Blanc, che indaga con uno stile alla Hercule Poirot, per introdurre elementi di denuncia sociale trattandoli, con una bella intuizione stilistica, con l’arma dell’ironia. Per fare un esempio, la famiglia di Thrombey è costituita da vari personaggi che vengono descritti come dei parassiti che vivono alle spalle del vecchio e che, pur affermando di considerare Marta come una di loro, la pugnaleranno metaforicamente alle spalle nel momento in cui si tratterà di spartirsi la torta della ricca eredità lasciata dal capostipite. Significativo poi il fatto che ciascuno dei componenti della famiglia non sia in grado di citare esattamente il paese di origine dell’infermiera; quest’ultima vive con una madre irregolare a rischio di espulsione, esplicita denuncia di un sistema repressivo acuitosi dal giorno in cui Donald Trump è diventato Presidente e ripresa chiaramente in una accesa discussione fra il genero e la nuora di Harlan Thrombey. Inoltre la sedia su cui soleva sedersi la vittima, e che viene utilizzata per far accomodare i membri della famiglia durante gli interrogatori, è posizionata di fronte a una gigantesca panoplia di coltelli, significativa dell’inviolabilità della proprietà che, secondo le convinzioni degli eredi, dovrà rimanere a loro senza che, in realtà, abbiano mai fatto nulla in vita loro per guadagnarsela. Il merito del film, che si avvale della solida sceneggiatura scritta dallo stesso Rian Johnson, è quello di non mostrare cali di tensione, inserendo colpi di scena dall’inizio alla fine quando, come d’uso nella letteratura poliziesca alla quale il film si ispira, il detective svelerà il mistero alla presenza dei vari protagonisti della vicenda. Nulla è scontato, neppure l’apparentemente certo suicidio del capofamiglia. E i vari tasselli del mistero - paragonati, in maniera esilarante, a una ciambella dove all’interno del buco esiste un’altra ciambella con dentro, a sua volta, un altro buco - verranno via via colmati. La caratterizzazione di tutti i personaggi è azzeccata e gli interpreti sono a loro agio nel mettere in scena le ipocrisie e le meschinità dell’alta borghesia americana, sempre pronta a lanciarsi coltellate alle spalle pur di proteggere gli interessi personali. Nel cast, sicuramente di gran richiamo, spiccano - oltre ai già citati Plummer, de Armas e Craig – Jamie Lee Curtis, Michael Shannon, Don Johnson e Toni Collette, nella parte dei vari familiari del defunto.